Lettera a Matteo che ha perso la testa

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12 Dicembre 2015

Caro Presidente del Consiglio, la Leopolda di Governo rispetto a quella di Lotta è un problema solo se nel governo non hai fatto ciò che dovevi. Apprezzai la speranza delle prime leopolde, pur nelle ingenuità giovanilistica delle formule, dei mezzi tecnologici e dei contenuti, sicuro che col passare degli anni la sopraggiunta maturità avrebbe compensato le debolezze della formazione politica di chi è arrivato a politica ormai morta. Che ci fosse stoffa lo si capì con #enricostaisereno, che ci fosse coraggio con le primarie. E che lei sia un abile manovriero, il migliore sulla piazza, lo hanno dimostrato i mesi di governo. Da liberal quale qualcuno dice io sia (tengo così tanto alla mia indipendenza da negare anche l’innegabile) la votai alle Europee perché non avevo alternative ma, posto che non ne ho nemmeno ora a distanza di quasi due anni, comincio a sentire bisogno di aria nuova. Buona e di qualità e Lei, che ha scelto un governo di fedeli per fare la rivoluzione quando le sarebbe servito un governo di capaci anche a rischio la oscurassero un po’, al momento mi fa mancare il respiro.

Le furbate degli 80 euro in anno elettorale posso capirle, non mi scandalizzo perché ho visto ben di peggio, come pure un po’ di trucchetti di bilancio e astuzie varie. Ma se giochiamo sulle cose serie allora dobbiamo tirare una riga e non posso accettare che Lei “faccia fumo” come un naviglio in fuga magari leopoldescamente contrabbandando una condizione, l’essere giovane come elemento di “santità politica” rispetto al resto della Ditta perché essere giovane non è né scelta e né politica; soprattutto non è l’anagrafe una identità perché se lo fosse allora il sogno kennediano della fiaccola andrebbe a remengo: è la fiaccola in quel sogno la parte importante, non le generazioni che la portano e i diciottenni di allora non si sarebbero dati da fare per una mancia di 500 dollari. Non lo è nemmeno l’altra leopoldesca speranza in una casta giovane, ma sempre casta, di dirigenti locali che bene amministrano perché proprio nel localismo è prosperato e cresciuto, essendone autentico figlio, il problema delle Magnifiche 4 (banche) che oscurano, lei mediaticamente complice, la sua kermesse fiorentina.

Perché mediaticamente complice? Perché mi pare assolutamente evidente che Lei, dotato di indiscutibili intelligenza e capacità ma di debole principio politico, si muova inseguendo i fantasmi dei Focus Group e dei loro umori; come spiegare se no questa orripilante idea del “salvare i risparmiatori” che non riesco nemmeno a definire cattocomunista, essendo il cattocomunismo una categoria della politica?

Lei, signor Presidente del Consiglio, ci sta spiegando che la crisi è finita. La capisco, dopo aver fatto riforme a gran voce chieste in primo luogo da quei pecoroni di operatori finanziari internazionali (sì, il “mercato” ma quello sbagliato) e avere verificato Lei per primo che funzionano poco, sa che deve ingenerare fiducia per rimettere in moto l’economia la cui chiave non sono i modelli statistici ma le umane, imperscrutabili, aspettative sul futuro. Lei sa meglio di me di avere a che fare in un momento di guerre mediterranee con un Paese attanagliato dalle paure in un Continente spazzato dai fantasmi del nazionalismo i cui infami rischi ci sono storicamente noti. Lei sa che tutti sono preoccupati per il 30% di Marine in Francia ma sa ancor meglio che quel 30% si legge quasi 60% in Italia anche se non lo si vuole ammettere. E lei lo sa a tal punto che ha contezza di qualche scricchiolio nella sua riforma elettorale inopinatamente approvata prima della riforma costituzionale.

Lei dovrebbe conseguentemente trarre una conclusione: non è aspettando quattro dati dell’Istat come fossero Gesù Bambino che si ingenererà la ripresa ma ammettendo che, essendoci la crisi, il Governo farà nei prossimi mesi passi misurabili e riconoscibili, al verificarsi di eventi che tutti possano apprezzare: in una parola, Lei vorrà essere affidabile e non perché senza alternative. Non la fretta di una riforma ma la consapevolezza di un sentiero sul quale camminiamo tutti. Lo deve fare dando messaggi coerenti perché la legge di bilancio ci dice che Lei non tocca nulla in attesa di momenti migliori che spera di anticipare con un po’ di debito pubblico: guardi, non è così, questa è roba che abbiamo già visto, essendo la teoria prodiana, e sappiamo che non ha funzionato. È invece la lezione ricca di politica del Chancellor of the Exchequer quella che Lei deve imparare. Osborne ha delineato principi, metodi e soprattutto obbiettivi politici e sociali nella presentazione del Budget un paio di settimane fa: non ne ricalchi i contenuti se li ritiene figli del conservatorismo anglosassone ma il metodo, quello sì. In un momento in cui pare Lei abbia perso la testa perché quel “localismo” di cui sopra non colpisce il padre del ministro Boschi ma molti padri e familiari a Lei vicini, a noi sconosciuti solo perché con figli e parenti meno noti e meno belli, Lei deve recuperare il senso della politica, della affidabilità delle dichiarazioni, della lungimiranza dei fini: in una parola, di essere “maturo” e non un obbligatorio, perché senza alternative, second best.

TAG: Matteo Renzi
CAT: Governo

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