Vaccinazioni contro il Covid e “patentino” per i vaccinati

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1 Dicembre 2020

Premetto che correrò a vaccinarmi appena sarà possibile e sarò felice di poter fare il vaccino di nuova generazione a mRNA (prodotto da Pfizer e BioNTech, oltre che Moderna), ma anche quello cosiddetto “tradizionale” di AstraZeneca.
La mia generazione – sono una baby boomer – è stata la prima a beneficiare di vaccinazioni di massa che venivano (a ragione) considerate un passo avanti straordinario per la la salute pubblica.

Non ho quindi la minima intenzione di contestare il piano vaccinale contro il Covid-19 che spero possa salvare l’Italia da una crisi sanitaria ed economica incombente e di magnitudo gravissima.
Non ho neanche intenzione di rifiutare un vaccino (per esempio quello a mRNA) a favore di un altro (quello “tradizionale”), perché sono priva delle competenze scientifiche per decidere quale vaccino sia eventualmente meglio di un altro.
Credo nella Scienza con la “s” maiuscola e non ho dubbi sul fatto che la ricerca sui vaccini debba proseguire sulla strada dell’innovazione. I vaccini hanno già salvato la vita di milioni di persone e sono sicura che lo faranno anche questa volta.

Mi faccio invece qualche domanda su come si svolgerà la campagna vaccinale in Italia, a cui dovrebbe conseguire l’emissione di un “patentino” (chiamatelo come vi pare) che attesta l’avvenuta vaccinazione, esattamente come avviene per tutti gli altri vaccini.
Attualmente, sono gli Uffici di Igiene a fornire la documentazione relativa alle vaccinazione eseguite dal cittadino: un semplice foglio di carta che contiene l’elenco dei vaccini somministrati.
Ci sono paesi che richiedono una lunga serie di vaccinazioni per ottenere anche solo un visto di studio, come per esempio gli Stati Uniti, oppure solamente il vaccino contro la febbre gialla, nel caso di alcuni paesi tropicali. Fino ad oggi, si è sempre utilizzata la versione cartacea di questi certificati, ma il caso del Covid potrebbe essere diverso.

Il motivo infatti che giustificherebbe l’emissione di questo “patentino” è proprio il fatto che gli italiani vaccinati dovranno essere invitati a fare una vita la più normale possibile, nella quale dovranno esporsi ai contatti con altre persone, non solo perché l’economia italiana deve ripartire e le attività devono riprendere, ma anche per verificare l’efficacia dei vaccini.
Se infatti, dopo aver ricevuto il vaccino, ci chiudessimo nuovamente tutti in casa durante il prossimo ed eventuale lockdown (frutto magari di una possibile “terza ondata”), allora bisognerebbe credere che il governo italiano ritiene che la campagna vaccinale  (durerà mesi…) non potrà ritenersi efficace se non dopo la sua conclusione. Il che significherebbe spostare in avanti di almeno un anno i benefici di una tale campagna.

Senza dimenticare che molti italiani non vorranno vaccinarsi, spinti dalle ventate di diffidenza che circolano sui social network, fomentate dalle teorie complottiste sul Big Pharma, le compagnie farmaceutiche americane, che speculano sulla salute dei cittadini nella speranza di inocularci inutili (o peggio ancora: dannosi) vaccini.
Chi sarà ugualmente disposto a vaccinarsi dovrà comunque ricevere una documentazione relativa al fatto di aver accettato la somministrazione del vaccino, ma anche il governo italiano dovrà poter fare affidamento su un database contenente i dati sanitari di chi ha ricevuto il vaccino, così da poter verificare quali sono stati gli effetti della somministrazione.
Lo ha detto anche il Commissario Arcuri nella conferenza stampa del 19 novembre, in cui ha dichiarato: “Stiamo progettando una piattaforma informatica che consentirà di gestire la verifica della somministrazione per sapere come si chiamano le persone che hanno fatto il vaccino e dove lo hanno fatto, per seguire la tracciabilità sul territorio”.

Bisogna poi tenere in considerazione il fatto che molte compagnie aeree si stanno muovendo per accettare tra i passeggeri solo quelli che hanno eseguito un tampone Covid prima della partenza o addirittura (quando sarà disponibile) il vaccino. L’amministratore delegato di Qantas, Alan Joyce, ha dichiarato infatti che la sua compagnia accetterà (in futuro) solo passeggeri vaccinati.
La svizzera Common Pass sta lavorando invece su un’ipotesi di “passaporto Covid”, valido per esempio sui voli internazionali. La app dovrebbe mostrare solo le informazioni sanitarie dei passeggeri relative al Covid 19, generando un codice QR (naturalmente verde) che consentirebbe l’imbarco sui voli internazionali. Attualmente, la app svizzera certifica le informazioni relative ai test sul Covid, ma le compagnie aeree in un prossimo futuro potrebbero chiedere tutte un certificato di vaccinazione e rifiutarsi di imbarcare passeggeri che non lo hanno.

In un contesto – fluido e in continuo divenire – come quello appena descritto, rimangono quindi aperte una serie di questioni. Questo è un elenco delle domande che un cittadino (italiano) potrebbe porsi.

UNO. Come verranno individuati i gruppi di cittadini a cui saranno somministrate le due tipologie di vaccino diverse, quella a mRMA e quella tradizionale? Ci saranno criteri specifici o saranno assolutamente casuali (basati sulla disponibilità di un vaccino piuttosto che un altro?).

DUE. I cittadini che hanno ricevuto il vaccino, potranno (se lo vogliono) avere una vita normale, ovvero viaggiare (per lavoro e per piacere), visitare gli amici e i parenti, andare al ristorante, oltre che riprendere una normale vita lavorativa?
Cito un paper appena uscito di Lancet su “The scientific and ethical feasibility of immunity passports”: “Individuals who are immune to SARS-CoV-2 are expected to be at a vastly reduced risk of getting and transmitting the virus, and so removing their civil liberties would be unjustified. It is unethical to require someone to avoid contact with others if they pose no or minimal risk of spreading the virus”.
Detto in modo più semplice: i vaccinati dovranno ancora sottostare ai prossimi eventuali lockdown locali?

TRE. I cittadini sapranno quando verranno vaccinati, anche se la data programmata fosse molto spostata in avanti (per esempio dopo sei mesi)? Oppure nessuno saprà quando verrà effettuata la vaccinazione, se non pochi giorni o settimane prima? Inutile dire che questo problema non si porrà nei paesi dove i tempi per vaccinare la popolazione saranno molto rapidi.

QUATTRO. I cittadini che volessero vaccinarsi prima della data (eventualmente) assegnata loro, potranno farlo?

CINQUE. I cittadini vaccinati riceveranno un documento cartaceo che attesti l’avvenuta vaccinazione o il dato verrà fornito su un supporto elettronico, magari una app dedicata che provi l’avvenuta vaccinazione?

SEI. Quali saranno gli enti/organizzazioni che potranno chiedere una prova dell’avvenuta vaccinazione (sia essa su base cartacea che digitale)? Scuole, uffici pubblici, musei, teatri, eccetera? E come avverrà un tale controllo?

SETTE. Sia nel caso di un certificato vaccinale su carta o di quello elettronico, saranno possibili falsificazioni, fino a quando non saranno messi in pista strumenti biometrici di controllo dell’identità di chi deve usare il “passaporto” per viaggiare.  In Inghilterra, per esempio, se ne discute da mesi, anche se l’argomento forti opposizioni, vista la delicatezza dell’argomento. In Italia il problema è mai stato preso in considerazione?

OTTO. Che cosa succederà al popolo di chi non vorrà vaccinarsi? Sarà possibile discriminare i cittadini sulla base del loro “passaporto immunitario”? Sempre l’articolo di Lancet sostiene che il “Nuffield Council on Bioethics emphasised the ethical risks of immunity passports, speculating that these passports could “create coercive and stigmatising work environments”.
In altre parole, chi non si vaccinerà potrà essere rifiutato dai colleghi (che non lo vogliono sul posto di lavoro), magari non riuscirà più a comprare il biglietto di uno spettacolo teatrale o potrà comunque subire altri tipi di discriminazione.

Sono domande di buon senso sulla cui risposta stanno lavorando tutti i paesi del mondo.
Il rischio dell’Italia è che per evitare di operare distinzioni fra vaccinati e non, i cittadini saranno ancora TUTTI UGUALMENTE sottoposti alle varie quarantene locali, nel caso di nuove ondate dell’infezione. Rallentando così la ripresa dell’economia, che verrebbe invece sostenuta dal diffondersi dei nuovi vaccini.

TAG: coronavirus, no-vax, pro-vax, vaccino covid
CAT: Governo

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