Se la Direttiva Copyright cambierà internet la politica deve ascoltare tutti

22 Giugno 2021

Siamo alle battute finali di questa lunga storia che ci porterà all’effettiva applicazione della legge sul copyright in Italia. Il percorso non è ancora finito, o, meglio, c’è tempo per alcune correzioni importanti. Fare passi falsi o semplicemente imprecisi potrebbe avere conseguenze importanti sullo sviluppo della rete, sulla creatività e sulla società della conoscenza in generale. Alcune interpretazioni troppo restrittive potrebbero generare costanti ricorsi al tribunale e limitare il percorso di molti creators ma anche dei singoli utenti.

Oggi è urgente non sottovalutare la questione. Tra due settimane il web potrebbe essere molto diverso da come lo abbiamo visto e vissuto fino ad oggi, senza che ce ne si sia resi conto.

Partiamo da un esempio pratico.

Nel mese dei pride, potrebbe succedere a un giovane giornalista in erba di incontrare Vladimir Luxuria o Alessandro Zan (quello del ddl) o Sandra Milo e riuscire a farsi rilasciare inaspettatamente un’intervista. Se nella registrazione, presa al volo, si dovesse sentire una canzone di Lady Gaga, Raffaella Carrà o Fiordaliso (per fare degli esempi), la video intervista caricata su YouTube, o su qualunque altra piattaforma di condivisione sarebbe preventivamente bloccata fino al chiarimento sulla questione dell’uso del copyright, magari per un paio di settimane, eliminando così ogni possibilità per il giovane di avere il suo spazio negli adeguati tempi della notiziabilità e per i suoi follower di avere una informazione. Questo avverrà perché le piattaforme saranno sostanzialmente obbligate ad usare dei filtri automatici per evitare di incorrere in sanzioni non solo quando c’è una palese violazione del diritto d’autore ma anche quando, come nel caso citato, non c’è.

Il nodo che sta dietro tutto questo è la traduzione del termine “best efforts” nella legislazione italiana. Qui viene considerato come “massimi sforzi” che le piattaforme devono fare per poter ottenere l’autorizzazione da parte dei titolari dei diritti. Le piattaforme (YouTube, Vimeo, Twitch, TikTok, Twitter, Facebook,…) diventano con questa direttiva responsabili dei contenuti che ospitano. Quando non hanno l’autorizzazione a pubblicare certi materiali devono dimostrare di aver realizzato i massimi sforzi per ottenere la licenza. Questo, nei fatti, produce un controllo preventivo delle piattaforme molto stringente attraverso l’uso di filtri che impedirebbero la pubblicazione e prevederebbero una verifica solo dopo la segnalazione (con conseguente allungamento dei tempi). Diverso sarebbe se la traduzione di “best efforts” fosse più in linea con quella degli altri Paesi UE: migliori sforzi o ragionevoli sforzi.

Sulla traduzione di questa espressione è emblematico un altro esempio, che c’entra poco con la tutela del diritto d’autore ma ci si avvicina.

È di questi giorni la sentenza di un tribunale di Bruxelles rispetto alla causa Astrazeneca e Commissione europea dove si usa il termine “best efforts” come “meilleurs efforts raisonnables”. Cavilli giuridici? No. Da questi passaggi dipenderà ciò che troveremo in rete.

La stessa Commissione europea ha diramato nei giorni scorsi delle linee guida per fare in modo che gli Stati membri recepissero la direttiva nel modo più attinente possibile a come è stata scritta e votata in Europa. Io c’ero. Per questo – e perché mi sta molto a cuore questa tematica – insisto per portare all’attenzione alcune questioni dirimenti.

Cosa deve fare oggi la politica? Ascoltare. Ci sono decine di migliaia di persone che lavorano attraverso queste piattaforme. Persone con centinaia di migliaia di follower e entrate economiche significative. Non sono big corporation. Sono giovani come Khaby Lame, il tiktoker di Chivasso che – come riporta la Repubblica oggi – ha superato su Instagram i follower della Ferragni. Si tratta di “nuovi lavori”, oggetto di indagine alla Camera, che non vengono ascoltati in relazione a questa legge che cambierà il loro modo di esprimersi. Non chiedono la luna, solo due o tre correzioni che c’è ancora il tempo di fare! Il Ministro della Cultura Franceschini in primis ha il dovere di ascoltarli e farsene carico.

Tutelare il diritto d’autore, lo dico fin dall’inizio di questo iter a Bruxelles, è importante, è un dovere, ma non deve limitare la libertà di espressione. Per fare una legge che funzioni bisogna tenere in considerazione che c’è un futuro che bussa forte alle nostre porte. Ed è già qui per chi vuole vederlo.

TAG: #unioneeuropea, copyright, digitale, internet
CAT: Governo, Media

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