Ma scegliere non è decidere [Ecco a noi la Fase 2]

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20 Aprile 2020

Siamo dunque giunti alla fatidica fase 2. Almeno ne sentiamo molto la necessità, vuoi per uscire di nuovo di casa, vuoi per riprendere le attività e porre rimedio ad una crisi che non ci siamo scelti ma che siamo costretti ad affrontare.

Siamo stimolati anche da quello che vediamo venir tentato nei paesi vicini e ci chiediamo perché non possiamo farlo anche noi. Troviamo scuse nei numeri, ma sappiamo che abbiamo numeri poco affidabili. Vorremmo poter uscire in sicurezza, ma il virus sarà tra noi ancora per molto tempo, una quota di rischio è inevitabile. Nello stesso tempo ci risulta evidente come non si possa ancora per molto reggere con il lavoro bloccato. Ci troviamo in una situazione che ha tutti gli ingredienti dell’indecidibilità: qualsiasi cosa scelga, sbaglio. Se riapro, può ripartire il lavoro, ma può ripartire anche il contagio. Una cosa esclude l’altra.

Ricorda molto la situazione di doppio legame, un concetto psicologico elaborato da Gregory Bateson e in seguito ampiamente e mirabilmente descritto da Paul Watzlawick nella Pragmatica della comunicazione umana. Senza entrar troppo nel merito, in una situazione di doppio legame si crea una comunicazione che asserisce qualcosa e che poi asserisce qualcosa sulla propria asserzione, e le due asserzioni si escludono a vicenda. Famosissimo l’esempio dell’ingiunzione “Sii spontaneo!!”. Mi ordini di essere spontaneo, ma l’essere spontaneo è evidente che per sua natura non possa essere la risposta ad un obbligo. Due asserzioni che si escludono e che mi gettano nel paradosso.

In questo periodo, di comunicazioni simili ne abbiamo avute quotidianamente. Adesso pare che si debba uscire per riprendere a lavorare (e vorrei vedere) ma i figli devono rimanere a casa. Se lavoro, i miei figli dove li lascio? Comunicazioni paradossali che aumentano l’angoscia, di solito. Una cosa esclude l’altra, ma devo farle entrambe.

Il parallelo con il doppio legame non va preso come un’analogia, ci sono importanti differenze, ma mi serviva per introdurre un altro elemento.

Come si esce di solito da una situazione paradossale? Si è visto come le risposte razionali non siano efficaci. Le due affermazioni sono razionali, ma si escludono, non posso decidere. Allora nello schema va introdotto un elemento irrazionale, che disinneschi il moto perpetuo del paradosso. Nel nostro caso si tratta di assumerci il rischio di una decisione non totalmente razionale, perché diversamente la razionalità ci porta ad uno stallo.

I politici non vogliono decidere, vogliono scegliere. Scegliere tra opzioni impegna molto meno rispetto all’assunzione di responsabilità. Le opzioni devo arrivare dagli scienziati, ma la loro è una materia oggettiva: se io oggi fossi uno scienziato dovrei rispondere, in coscienza, che no, non si può uscire. Siamo ancora lontani da una cura e da un vaccino.

Quindi bisogna decidere. Gli scienziati ci aiuteranno nel limitare al massimo i danni. Ci daranno indicazioni su come evitare il contagio. Ma il pericolo del contagio ci sarà sempre, è bene saperlo. Abbiamo due vie: bloccarci e stare chiusi, oppure rischiare (preparandoci) e uscire.

TAG: coronavirus, Covid, fase 2, governo
CAT: Governo, Medicina

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