Garanzia giovani: cronaca di un flop annunciato

22 Luglio 2015

Garanzia Giovani dopo un anno dal suo debutto ha generato ritardi nei pagamenti e il mancato abbattimento della disoccupazione giovanile. Dei 2 milioni di Neet coinvolti nel progetto, solo il 22% è iscritto, inoltre a guadagnarci sembrano essere soltanto le aziende che assumono grazie ai rimborsi europei, abbattendo i costi per la forza lavoro

Doveva essere una garanzia, ma è lo stata solo di insuccessi. Garanzia Giovani il progetto europeo per i Neet, salutato con strilli di trombe e proclami, doveva essere il sistema per incentivare il lavoro, sbloccare l’inerzia dei giovani italiani e risollevare la penosa percentuale della disoccupazione giovanile nostrana. Ma dopo un anno: più della metà degli iscritti non hanno ancora fatto il primo colloquio, migliaia di giovani con uno stage semestrale alle spalle attendono ancora di percepire l’indennità dalle regioni e il tasso di disoccupazione giovanile è ancora al 40%. A distanza di un anno il risultato è pessimo e Garanzia Giovani  può considerarsi a tutti gli effetti un flop di successo.

DATI OCSE: 1 SU 4 È UN NEET – Gli ultimi dati Ocse, usciti il 30 giugno nell’Employment Outlook 2015 hanno scattato una fotografia sbiadita dell’occupazione giovanile italiana. La disoccupazione è aumentata di 2,7 punti rispetto al 2013, l’Italia ha infatti toccato quota 42,7%, percentuale che raddoppia se si pensa ai dati del 2007 quando era al 20,4%. “Più di una persona su 4 di età uguale o inferiore ai 29 anni in Italia non è né occupata né in educazione (Neet)” riporta il documento, percentuale che “si è impennata del 40% dall’inizio della crisi, aprendo un ampio divario con la media Ocse”.
Ma se la media per i disoccupati è questa, non va meglio per chi un lavoro ce l’ha. Tra i lavoratori under 25, infatti, sono il 56% quelli che nel 2014 hanno avuto dei contratti precari. La percentuale è aumentata di quasi 14 punti percentuali dal 2007 (42,2%) e di quasi 30 punti dal 2000 (26,6%).

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DISOCUPAZIONE GIOVANILE IN CRESCITA – Le cose non vanno meglio neanche se si guardano i dati dell’ultimo rapporto Istat sulla condizione degli occupati italiani, il quadro è penoso: il tasso di occupazione tra i 15-24 anni pari al 15,0% diminuisce di 0,4 punti percentuali; mentre il tasso di disoccupazione giovanile  è al 41,5%.

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I DATI ADAPT: GARANZIA A META’ – Garanzia Giovani avrebbe dovuto porre rimedio a questi numeri, accostare un segno positivo ai dati sul lavoro, ma dopo un anno dal suo debutto i numeri dicono altro. Da una indagine condotta da Adapt, centro studi sul lavoro fondato da Marco Biagi, diffusa lo scorso  10 aprile, degli oltre 2 milione di Neet (i giovani tra i 15-29 che non studiano, non lavorano e non cercano lavoro) è solo il 22,9% ad essere iscritto al programma. Solo la metà ha effettuato il primo colloquio e soltanto il 14,2% ha ottenuto una proposta concreta di lavoro, anche se restano poco chiare le tipologie di attività offerte. Garanzia Giovani doveva favorire le tipologie contrattuali di tirocini e apprendistati, ma secondo quanto riporta lo studio di Adapt, sono quelle che le imprese hanno preferito di meno.

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Sempre l’Adapt insieme a Repubblica degli stagisti, in mancanza di dati reali sull’esito di Garanzia Giovani aveva condotto un monitoraggio informale pochi mesi dopo la partenza dell’iniziativa lo scorso ottobre su 1500 giovani tra i 19-24 anni e 25-29, per sondare più nel profondo il progetto i cui si erano iscritti i ragazzi. Dal focus emergeva  che sebbene il 34,96% avesse fatto un colloquio dopo meno di una settimana, tuttavia al 40,25% non veniva proposto nulla di concreto e al 43,50% venivano fatti generici riferimenti a future offerte di lavoro o di stage. E se l’84,54% non aveva avuto un secondo contatto operativo dopo l’incontro conoscitivo, le speranze di questi giovani in balia di CPI e progetti europei erano abbastanza scoraggianti, considerando che il 34,06% di loro si sarebbe accontentato di qualsiasi tipo di lavoro o stage.

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I NUMERI DEL MINISTERO – I dati diffusi risalgono a prima del bollettino n.60 del Ministero del Lavoro, presente sulla piattaforma Garanzia Giovani, da cui risulta che sono 679 mila le unità registrate al programma,  Le prese in carico da parte dei Servizi per l’Impiego crescono di 9.977, attestandosi a 390.593. Sono 133.014 i giovani ai quali è stata proposta almeno una misura)

GARANZIA GIOVANI: COME FUNZIONA – Youth Guaranted è un progetto europeo destinato ai Neet una specifica classe di giovani tra i 15 e i 29 anni che non lavorano, non studiano ma neanche cercano una attività lavorativa. L’Europa per porre rimedio a questo gap ha ideato una iniziativa finanziata con 6 miliardi di euro; i fondi sono stati stanziati, tra i vari paesi, in base alla maggiore o alla minore percentuali di Neet all’interno dei rispettivi contesti europei. All’Italia è stato destinato 1,5 miliardi. I ragazzi della classe Neet a partire dal primo maggio del 2014 hanno iniziato le procedure di iscrizione a Garanzia Giovani, da quel momento sono stati chiamati da CPI (Centri per l’impiego) provinciali per continuare l’iter del programma e l’orientamento.

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CHI CI GUADAGNA DAVVERO – Una volta finiti nel girone del CPI ai ragazzi è proposto un percorso di inserimento personalizzato di vario tipo: Formazione, Accompagnamento al lavoro, Tirocinio, Apprendistato, Servizio Civile, Autoimprenditorialità. Per ognuna di queste formule di “orientamento” sono stati stanziati dei fondi, dal Piano di attuazione italiano della Garanzia per i Giovani. Pare che siano imprese e aziende a guadagnarci di più, come è stato analizzato da un articolo di Salvatore Cannavò, apparso sul Fatto quotidiano del 10 maggio scorso.

Solo il bonus occupazionale per le aziende che assumono con Garanzia Giovani ammonta a 190 milioni di euro. In altri termini, i ragazzi lavorano e l’Europa paga. Molte aziende infatti oltre a ricevere dei rimborsi da parte dell’Europa (come riporta la sezione dedicata del sito), che copre i costi per la forza lavoro assunta, avrebbe potuto o dovuto versare sulla quota coperta dalle singole regioni un beneficio in più per migliorare la retribuzione dei ragazzi, ma spesso questo non è stato fatto. Insomma, stando cosi le cose pare siano state maggiormente le azienda a guadagnarci di più sia in termini di forza lavoro che in termini di costi, in quanto di fatto hanno goduto di rimborsi, senza spendere un euro. Inoltre i fondi sono gestiti in modo da avvantaggiare l’azienda che nel caso decidesse di prorogare l’attività di lavoro riceve dei bonus e degli incentivi (INFOGRAFICA). Per l’assunzione a tempo indeterminato si va da 1.500 a 6.000 euro. Per un determinato si arriva fino a 4.000 euro, per il tirocinio invece è corrisposto un incentivo che va da un minimo di 1.500 ad un massimo di 1.600 euro, come viene riportato nel DECRETO DIRETTORIALE N. 1709\Segr D.G.\2014

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Peccato però che questi soldi, di fatto, non siano ancora arrivati. A sbloccare i pagamenti dovrebbe essere l’Inps, che in tutta questa macchina procedurale è stata incaricata di distribuire i soldi, ma ad oggi ancora non ha ben capito come assegnare il denaro sul conto corrente delle centinaia di ragazzi che hanno iniziato e in molti casi già finito il proprio percorso di lavoro.

LAVORO A COSTO ZERO: LE PROTESTE – Il flop targato Garanzia Giovani non è ingolfato solo nello smaltimento di iscrizioni e attivazioni, ma soprattutto in quella dello sblocco del 1,5 miliardi stanziati dall’Europa, e in modo particolare per il pagamento delle indennità ai giovani, protagonisti dell’iniziativa. Il progetto che avrebbe dovuto garantire una opportunità e una retribuzione a più di due milioni di giovani, è stato solo una sicurezza di precarietà e un guadagno per imprese e aziende. L’ultima manifestazione risale al 3 luglio davanti il palazzo della Regione Lazio. Molti di questi giovani nel Lazio, ma non solo, stanno aspettando da mesi l’indennità che gli spetta di diritto; che a molti però servirà per rientrare da soldi anticipate per svolgere l’attività; insomma un cane che si morde la coda. Nella regione la gestione delle indennità è stata regolata in maniera particolare. Il Lazio ha preso accordi con l’inps per l’erogazione dei rimborsi, come molte altre regioni, specificando che «L’indennità è erogata secondo le seguenti modalità: pagamenti intermedi, a conclusione di ogni bimestre di tirocinio, per un importo corrispondente a ciascun bimestre parti a 800 euro oppure saldo, a conclusione del percorso di tirocinio per un importo corrispondente  ai bimestri residui, nei limiti dell’importo complessivo massimo pari a 2400 euro». Inoltre proprio sugli eventuali ritardi nello schema di accordo emanato il 7 agosto 2014  l’Inps già si tutelava «L’Inps non si assume alcuna responsabilità in ordine a eventuali ritardi nell’accreditamento» (articolo 3, comma 3) e che  l’ente «effettua i pagamenti nei limiti delle risorse finanziarie anticipate dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali» (articolo 2, comma 3). Di fatto però mancano le indicazioni su quando e ogni quanto l’erogazione del rimborso vada effettuata. Insomma, come al solito non si sa mai di chi è la colpa, intanto c’è chi ha lavorato e non ha percepito uno stipendio.

Un progetto che avrebbe dovuto garantire occupazione e indipendenza economica, dopo circa un anno, ha generato solo ritardi, risparmi per le aziende, rimborsi indegni, mediamente di 400€ e la certezza di un futuro precario per centinaia di giovani italiani.

TAG: garanzia giovani, istat, neet
CAT: Governo, Occupazione

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