Paura e respingimenti: le nuove “brioches” del Paese Italia

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16 Luglio 2018

Altezza il popolo non ha pane!

Che mangino brioches! Anzi, che si armino per una guerra fra poveri

La sensazione, leggendo le prime pagine dei quotidiani nazionali, è che la priorità attuale del governo sia quella di respingere: respingere i migranti che arrivano via mare, respingere i pericoli che provengono “da casa nostra” con una bella legge sulla legittima difesa.

Qualcuno la definirebbe una strategia della paura, il famoso metus hostilis che tiene tutti tranquilli sul piano delle scelte politiche più strutturali per il paese in quanto impegnati nel difendersi da un nemico. Qualunque esso sia e da qualsiasi parte del mondo provenga.

Colpa della sinistra forse, che ha passato gli ultimi anni a raccontare all’Italia che la ripresa era in atto, facendo venire alla maggioranza della popolazione – che poi tanto bene non sta – il lecito sospetto che qualcosa non andasse. Delle due l’una: o chi ci governa ci racconta una favola, imbellettando dati reali, ma non necessariamente così rispondenti alla vita quotidiana di noi tutti, oppure il problema dev’essere causato da qualcun altro. Perché se c’è ripresa e io continuo ad avere un lavoro precario e una paga di mera sopravvivenza allora devo, quantomeno, trovare qualcuno a cui dare la colpa. Presto fatto! La colpa è di chi “preme alle nostre porte”, siano stranieri venuti dal mare, siano ladri che attentano alle nostre case. L’abbinamento scatta quasi automaticamente, non occorre nemmeno costruire una narrazione. Per partiti e movimenti razzisti un bel lavoro in meno da fare.

Il lavoro però loro lo stanno facendo bene, perché questa narrazione va alimentata e tenuta viva con costanti sforzi, altrimenti il rischio è che – in caso di momentanea presa di coscienza – le persone si rendano conto che, anche qualora sparissero per magia tutti i migranti dal nostro paese, anche se nessun ladro più cercasse di entrare in casa loro, starebbero comunque male.

Perché nessuno si sta occupando di un altro problema, che sta alla base del risentimento e della stanchezza – tutta lecita – degli italiani, il lavoro. Nonostante gli annunci di ripresa il lavoro è cambiato e il nostro sistema paese no. A fronte di occupazioni precarie, di salari fluttuanti e di capacità di progettazione a lungo termine limitata, percorsi di formazione, inserimento e reinserimento lavorativo, supporto nei momenti di “passaggio” e soprattutto possibilità di accesso a finanziamenti e percorsi di affrancamento dalla (santa) “rete familiare” anche per coloro che non hanno una busta paga fissa, non sono mutati. Il Paese ragiona ancora in termini di “posto fisso” e di famiglia “tradizionale” quando ormai il posto di lavoro è instabile o a partita iva, la famiglia una forma di welfare alternativo piramidale in cui, grazie alla pensione degli anziani, tirano avanti i figli e i nipoti. E allora via al racconto dei migranti home made, che però si chiamano cervelli in fuga (che restano cervelli e non “sporchi immigrati” anche quando, per campare, vanno a lavorare come baristi in un pub di terz’ordine londinese), al nemico che viene da fuori e da cui dobbiamo difenderci, per evitare di individuare il vero nemico e il vero problema.

Se per ogni migrante respinto un cittadino italiano ottenesse un posto di lavoro tradizionale l’Italia sarebbe a posto. Così non è. La sinistra dovrebbe quindi smetterla di rincorrere – con aria balbettante e di scusa – questi temi e, con pacatezza, ma estrema fermezza, rispondere ad ogni “No agli sbarchi” con un “A che punto stiamo con i posti di lavoro?”. Ad ogni “Basta degrado e insicurezza nelle nostre strade!” con un “Come siamo messi con l’aggiornamento dei piani di sicurezza legati a welfare e servizi?”. Cara sinistra, prova a fare un gioco. Fai finta che la Lega abbia ragione e che “Prima gli italiani”. Bene, adesso prova a chiedere. Chiedi per gli italiani e chiedi tutto quello che serve per rimetterli nelle condizioni di poter dire “Sto bene, la mia famiglia sta bene, abbiamo una prospettiva e – adesso, solo adesso – possiamo metterci a parlare di valori, accoglienza, solidarietà”. Chiedi e non le briciole, perché dovere della sinistra è occuparsi delle persone, ma per troppi anni ci siamo – tutti – occupati più d’imprese, corpi intermedi, associazioni, mentre qualcuno, disintermediando, ha incominciato a parlare alla gente. E le parole sbagliate che hanno trasmesso sono, anche e in parte, responsabilità di chi, come noi, non ha chiesto abbastanza.

TAG: governo, immigrazione, Lavoro, lega, legittima difesa, povertà, precarietà, salvini, sbarchi, sicurezza, welfare
CAT: Governo, Occupazione

2 Commenti

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  1. evoque 6 anni fa

    Metto giù qualche riflessione così come capita. Anche qui, anche in questo articolo, la colpa della situazione attuale è…della sinistra. La crisi durata dieci anni e partita dagli Usa sarà stata anche quella colpa della sinistra? Chi c’era al governo in quegli anni e non solo non fece nulla per contrastare quel flagello, ma addirittura lo negava ?.Chi è arrivato dopo ha dovuto fare i conti con quella situazione. Il popolo italiano è in realtà un popolaccio, è sempre pronto a scagliarsi contro il politico, la politica, il governo: chi c’era mi racconta che anche negli anni ’60 – gli anni del boom economico – se domandavi a un italiano che cosa ne pensasse della politica dei politici, ti rispondeva con la solita tiritera: tutti ladri. Eppure allora c’era piena occupazione; la crescita era a livelli cinesi; la moneta era stabile; il welfare robusto: le pensioni di invalidità distribuite a pioggia (del doman non c’è certezza); il debito pubblico era basissimo, credo intorno al 30% del Pil; il futuro sembrava roseo. Eppure gli italiani ne dicevano di ogni dei governanti, ma continuavano a votarli: la DC rimase al potere DI GOVERNO per quasi 50 anni; ci volle la Magistratura per toglierla di mezzo. E poi come ha giustamente, secondo me, detto recentemente Cacciari parte del clima di risentimento, di odio, di irragionevolezza di questi tempacci va ascritto anche all’informazione piuttosto becera dei talk show che vanno in onda da mane a notte fonda ogni santo giorno che Dio manda in terra. La narrazione in questa palestra del chiacchiericcio, della commedia dell’insulto, del darsi sulla voce, di ospiti spesso molto cheap è sempre la stessa, è stata la stessa per anni e anni: la gente non arriva alla fine del mese, poi si è passati alla gente che non arriva alla terza settimana del mese e giù fino alla gente che non arriva alla metà del mese.Si intervistavano pensionati che avevano pensioni basse, ma non si chiariva il motivo di quegli importi. Si rappresentavano le periferie come luoghi dell’inferno, generalizzando ovviamente.Gli ascolti, la pubblicità, la pecunia prima di tutto.Non dico che in Italia non ci siano problemi, anche gravi, raccontarli come sono stati raccontati fanno credere a un popolo scarsamente portato alla riflessione alla razionalità che la colpa sia solo di chi governa in quel momento, perché il popolo nostrano non ha memoria, non conosce la storia.Chi si ricorda le campagne di odio contro Renzi e Boschi per il referendum costituzionale? Chi si ricorda del Pd perennemente sul banco degli imputati in queste arene da trvio? Adesso abbiamo il governo che è stato costruito, inconsapevolmente?, anche da chi in teoria dovrebbe, avrebbe dovuto informare.

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  2. beniamino-tiburzio 6 anni fa

    Stavo per commentare, ma evoque mi ha bruciato. Non metto ” mi piace ” : sottoscrivo dicendo le stesse, identiche cose.

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