La politica è un’altra cosa rispetto agli hashtag caro senatore Renzi
Io guardo incredulo, c’è uno che forgia hashtag come fossero le monetine di un mago. A pensarci bene lo ha sempre fatto, ha sempre usato questo modo un po’ fricchettone di comunicare, una roba un po’ da super-giovane, tanto per voler restare nella metafora. Il problema è che facendo così ha già perso più di venti punti percentuali di consenso elettorale in pochi anni, e io credo che gli converrebbe cambiare strada, mutare registro, prendere decisamente un altro verso. E’ il giorno della fiducia al nuovo governo Conte, è martedì pomeriggio, si vota a Palazzo Madama, e tutti coloro che sono iscritti a parlare sui propri profili social cercano di mettere meglio in risalto i concetti che tenteranno di enucleare. L’hashtag che prende la mia attenzione è #altracosa e lo lancia Matteo Renzi in rete per annunciare il suo intervento al Senato dopo le 16.30. Pochi altri lo rilanciano su Twitter, tanto che al momento non è nemmeno uno dei tanti trend topic di oggi.
E’ come sono accostate quelle parole che a me non convince. ‘Altra cosa’ significa netta separazione, è la rivendicazione di una statura politica e programmatica diversa, ed essendo all’opposizione è giusto che il PD ci provi a sottolineare le differenze che lo contraddistinguono rispetto ai partiti oggi al governo, ma per farlo non è sufficiente un hashtag messo lì che poi verrà ripreso sia da coloro che continuano ad appoggiare la linea dell’ex premier che da coloro che su di esso vorranno fare ironia. ‘Altra cosa’, aggiungo io, significa semmai controbattere punto per punto ciò che il nuovo presidente del consiglio ha detto in un discorso di un’ora e dieci minuti. Significa rovesciare la logica delle cose dette e far capire al paese la piattaforma programmatica dell’opposizione, perché di un’opposizione questo paese ha davvero un drammatico bisogno.
Io continuo a guardare incredulo a chi forgia hashtag pensando che in essi stia almeno metà della soluzione del problema. E aggiungo che la politica è davvero un’altra cosa rispetto a questo, se il PD, chi lo guida, e chi lo ha guidato finora, non capisce questo vuol dire che siamo davvero fuori strada. Credo che adesso si ponga per tutti i partiti dell’opposizione un discorso molto serio anche di ripensamento delle proprie forme di comunicazione e di dialogo con il territorio. Buona parte di quello che è stato fatto finora probabilmente non è funzionato come doveva funzionare, web compreso, social compresi, hashtag compresi. “Noi siamo #altracosa”, scrive Matteo Renzi sulla sua pagina Facebook a commento della diretta che adesso ho sotto, e sento Renzi parlare dal Senato. Dice cose sensate e ovvie, quasi tutte condivisibili, ma di ‘altre cose’ rispetto al programma di governo che si sono dati M5S e Lega non sento quasi niente. Torna sulla ‘pacchia’ di Salvini, cita due ragazzi senegalesi morti a Firenze mentre era sindaco, e dice al Ministro dell’Intero di parlare da padre come si deve fare con i figli. Molta retorica, insomma, che si poteva risparmiare, almeno in questa occasione. Speriamo che il tempo gli porti consiglio e speriamo che abbandoni presto tutti quegli hashtag che finora, almeno credo, non siano serviti proprio a niente.
2 Commenti
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Mah. io più che all’opposizione darei un’occhiata ai novelli governanti: l’opposizione è tale perché non ha vinto le elezioni ed è evidente che si trovi in una condizione di sofferenza di smarrimento di lutto da elaborare. Pertanto ha bisogno di tempo per capire quale strada percorrere. Coloro che prima erano opposizione berciante, adesso sono al governo. ecco io mi focalizzerei su di loro, invece di dare addosso, ormai è diventato uno sport nazionale, al solito PD. Un tempo c’era il governo del fare. Adesso abbiamo quello dei miracoli. Un deciso passo in avanti.
O i critici di Renzi hanno una gran voglia di maramaldeggiare, quali estimatori del Console e del pro-Console, o, quali orfani del P.C.I., rimpiangono il partito della superiorità morale.