SE AVESSERO IL SENSO DELLO STATO

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4 Febbraio 2021

Si sta profilando con l’incarico a Draghi, che ha accettato con riserva, una grande occasione per la quale i nostri parlamentari sono chiamati a dimostrare se hanno (o meno) il Senso dello Stato.
Avere il Senso dello Stato significa porre a presidio del proprio impegno politico un interesse superiore, quello di tutti, quello della res publica, relegando l’appetito ed il conato singolare, particolare.

Nella scienza politica si parla di Senso dello Stato già con Giovanni Botero, Jean Bodin, Niccolò Machiavelli, ancor prima negli scritti di Cicerone e, ci ricorda Luciano Canfora, anche con Polibio.
Avevano, per giungere alla storia del secondo dopoguerra, Senso dello Stato, Moro, De Gasperi, Nenni, Saragat, Togliatti, De Nicola, Einaudi, Menichella, tutti i nostri padri costituenti.
Un governo di salute pubblica si ebbe, per esempio, all’indomani del secondo conflitto mondiale fra tutti i partiti che rappresentavano le forze politiche dei Comitati di liberazione nazionale (governo Parri ed il primo De Gasperi) e recentemente quando fu affidato a Ciampi da Scalfaro di formare il governo nella congerie di tangentopoli.
La pandemia è tragica, drammatica, nessuno ha colpa e tuttavia ha determinato emergenze di natura sanitaria ed economica.
Proprio Draghi, ricordando di essere un allievo di Federico Caffè e Modigliani, nel famoso articolo pubblicato nel marzo dell’anno scorso sul “Financial Times”, aveva invocato un penetrante ed incisivo intervento dello Stato nell’economia per aiutare le imprese sconquassate dalla tragica diffusione del contagio che ne ha imposto la chiusura con ricadute esiziali: fallimenti e disoccupazione.
Ecco allora che sono stati stanziati dall’Europa oltre 200 miliardi di euro per l’Italia: una grande occasione (Recovery Fund).
Draghi piace all’Europa ed anche ai poteri forti, ma è anche allievo di Caffè e Modigliani. Speriamo che si ricordi delle sue radici,  quelle di essere un keynesiano. Proprio quello che ci vuole.
Ora questo è il problema: i parlamentari devono seguire gli ordini di scuderia (andare alle elezioni per esempio Fratelli di Italia e Lega), non votare (a prescindere) Draghi per esprimere solidarietà a Conte (Cinque Stelle) o invece manifestare, per il superiore interesse dello Stato, un consenso ad un governo autorevole?
Per esempio Cartabia, già Presidente della Corte Costituzionale, è una garanzia per tutti al Ministero di Grazia e Giustizia.
O è migliore, con tutto il rispetto, Bonafede? Questo significa che, al cospetto di una scelta del genere, non vi può essere paragone alcuno, perché Cartabia rappresenta l’equilibrio tra i giustizialisti ed i garantisti, Bonafede solo i giustizialisti.
Votare questo governo significa offrire ai competenti la fiducia necessaria per spendere ed utilizzare  i fondi europei al migliore dei livelli possibili e superare le emergenze.
Lo vuole (e pretende giustamente) anche Mattarella.
Ecco, allora, che nei singoli parlamentari dovrebbe affiorare il Senso dello Stato.
Nell’antica Repubblica Romana Cicerone ci ricorda nel “De Legibus”  questa fondamentale legge: “Salus rei publicae suprema lex esto”, la salvezza dello Stato sia legge Suprema.
Ed il momento storico lo richiede.
E questo dovrebbero ricordare i nostri Parlamentari.

 

TAG: attualità, mario draghi, parlamentari, politica italiana
CAT: Governo, Parlamento

Un commento

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  1. cyrana56 3 anni fa

    in questo Paese nessuno osa mai mettere in discussione l’operato del capo dello stato: chi tocca il pdr muore? Mi piacerebbe che un costituzionalista neutrale dicesse la sua sull’imposizione di Draghi alla luce di quanto riportato di seguito: https://www.camera.it/parlam/bicam/rifcost/docapp/all0603.htm , in particolare sul punto che copioincollo: Rapporti con il Governo
    Titolo II
    Il Presidente della Repubblica
    art. 69, co. 1, lett. b)
    il Presidente della Repubblica nomina il Primo Ministro tenendo conto dei risultati delle elezioni della Camera dei deputati.

    Ritengo inoltre che se il pdr avesse fatto il discorso per l’imposizione di Draghi rimandando Conte in Senato, sarebbe saltata fuori la squadra di “costruttori” che serviva a finire serenamente la legislatura. Siamo stati commissariati? Il Recovery Plan è stato giudicato da De Masi (parere autorevole) come esaustivo e ben fatto (sul parere di certi giornalisti e politici sorvolo, visto che ripetevano a pappagallo menzogne senza nemmeno averlo letto), mentre non piaceva a Bruxelles perché mancavano riforme che i cittadini nemmeno sospettano, grazie al livello di informazione italiana, che sappiamo dove stia in classifica…sto parlando di riforme tipo quella del catasto (=più tasse sulla casa) e delle pensioni (via quota100 e magari qualche sforbiciata), più altre amenità di austerity (chi si illude che la UE sia cambiata, avrà un amaro risveglio a fine pandemia). Conte si sarebbe battuto per -almeno- mitigarle il più possibile: quanto scommettete che Draghi le attuerà senza batter ciglio? Giunta al fin della licenza, io tocco! Siamo sicuri che Conte, con la fiducia delle camere, poteva essere sostituito da un personaggio scelto dal pdr, non solo non espresso dal parlamento e da chi aveva vinto le elezioni, ma addirittura nemmeno parlamentare. Mi è sfuggito qualcosa? l’Italia è diventata una repubblica presidenziale? Film già visto con Napolitano…La storia si ripete e se nessuno obietta, le anomalie diventano consuetudine.

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