Arrivo, arrivo! (Bis)

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6 Dicembre 2016

I retroscenisti ci raccontano di un Renzi pronto a votare il prima possibile. In pratica si attende il responso della Consulta sull’Italicum e poi si verifica la “fattibilità” delle elezioni. Se, cioè, uscirà una legge elettorale direttamente applicabile dalla sentenza della Corte, o eventualmente bisognosa di pochi correttivi.

In ogni caso, è evidente che se Grillo, Salvini e Meloni urlano ogni giorno che bisogna andare al voto, Renzi non può farsi “rosolare”… E’ altrettanto evidente che l’Italicum oggi avvantaggerebbe il M5S alla Camera e che il Consultellum lascerebbe un Senato privo di ogni parvenza di maggioranza. Ciò significa che, ancora una volta, la Consulta dovrà supplire alla politica, come ha fatto col Porcellum, entrando a gamba tesa sulla legge elettorale per far sì che si modificasse. Questa volta, a mio avviso, interverrà per far sì che si possa votare in tempi relativamente rapidi.

Le voci più accreditate parlano di una bocciatura dell’accesso al ballottaggio senza una soglia minima di voti, da cui può derivare un forte premio di maggioranza anche a chi ha preso pochi voti al primo turno. Voi direte: ma Hollande allora, che è diventato Presidente della Francia col 28% al primo turno? O i sindaci in Italia che possono vincere con qualunque percentuale al primo turno? Giusta osservazione. Ma in quel caso c’è l’elezione diretta, nel caso delle Camere no. E ciò altererebbe in misura eccessiva la rappresentanza democratica. Questo sarebbe l’escamotage utile alla Corte per far saltare, di fatto, il ballottaggio.

Ciò significa che, come per il Consultellum al Senato, l’Italicum verrebbe privato della sua killer application, l’arma in più che faceva dire a Renzi: “la sera delle elezioni sapremo chi governa”. Così “depurata”, la legge elettorale diventerebbe una legge proporzionale, con soglie di sbarramento, ma di fatto senza premio (dato che scatterebbe solo col raggiungimento del 40% dei voti al  primo, e unico, turno).

Ed ecco perché, qualora questo fosse il nuovo scenario, a Renzi andrebbe benissimo votare presto. Avremmo, cioè, due leggi elettorali proporzionali, con soglie di accesso alla ripartizione dei seggi, che da un lato toglierebbero ai 5 Stelle ogni chance di governo monopartitico; dall’altro, potrebbero far frantumare la coalizione di centrodestra: dato che anche uniti non si può puntare realisticamente al 40%, meglio andare separati. A quel punto le “due destre” sancirebbero la loro definitiva scissione, “sovranisti” all’opposizione, “liberal-popolari” pronti (o quanto meno utili) a puntellare maggioranze e governi.

La risultante di queste variabili è: l’unica maggioranza possibile, tra Camera e Senato, ruoterebbe intorno al PD(R), che diventerebbe la “nuova DC” della Terza Repubblica (molto somigliante alla Prima), con alleati minori a supporto.

In questo scenario, Renzi resta assolutamente centrale, se accelera gli eventi. In caso contrario, la sconfitta al referendum e i tempi lunghi procederebbero al lento logoramento della sua “immagine”. Ecco perché, a quanto pare, resta segretario e vuole il voto subito, rimandando a dopo le elezioni il congresso nel PD che, a quel punto, dovrebbe mettere in discussione la sua segreteria sfidando, di fatto, il probabile premier alle primarie….complicato. In sintesi, si va profilando, con qualche variante tra le premesse, ma non tra le conseguenze, ciò che scrissi due settimane fa.

Stiamo, ovviamente, parlando di ipotesi e di retroscena, che possono cambiare o essere del tutto infondate. Ma quelle ipotesi e quei retroscena, ad oggi, “suonano” bene, hanno un buon potenziale esplicativo.

 

TAG: elezioni, governo, Matteo Renzi, Pd, politica, referendum
CAT: Governo, Partiti e politici

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