Il primo Governo ad aver pensato alle Partite Iva non è di sinistra. E adesso?

4 Gennaio 2019

Il Governo ha pensato alle partite Iva, che vi piaccia o no, è successo. La manovra approvata in extremis, tra contraddizioni, errori, correzioni e inesattezze, ha modificato una norma importante per le p.iva ed ha fatto risultare, -de facto- questo Governo il primo ad averci pensato e ad aver agito nei loro confronti. L’innalzamento del tetto dei “minimi” (fino a 65mila euro) era una norma richiesta da anni da moltissime le categorie professionali. Posto che chi scrive è un imprenditore e riterrebbe opportuna una maggiore progressività per le imposte in base al fatturato della singola p.iva (qualcuno dovrà pur pagare l’ammanco di entrate derivanti dal regime forfettario ed a farlo saranno le imprese, ma ci torneremo), mi sorge una domanda: chi c’era prima perché non l’ha fatto? E perché lasciare questa occasione ad uno dei governi più raffazzonati della storia della Repubblica?

Evidentemente prima ci si è dimenticati che anche i professionisti lavorano, pagano le tasse, e soprattutto votano. Non soltanto i dipendenti (pubblici o privati), allora! Una scoperta che nel medio-lungo termine potrebbe premiare l’attuale Governo nell’ottica elettorale (le elezioni Europee sono alle porte). Se ne dimenticheranno anche questa volta?

TAG: Governo Conte, Lavoro, partite iva
CAT: Governo, Partiti e politici

6 Commenti

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  1. pierluigi-dimitri 5 anni fa

    Saranno proprio le partite IVA ad avere le prime amare sorprese quest’anno.

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  2. marinoonline 5 anni fa

    Non capisco perché agganciare al fatturato e non all’utile, il lavoro comporta spesso una inevitabile compravendita di materiale che allontana, spesso di molto, il reddito reale dal fatturato.

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  3. marinoonline 5 anni fa

    Non capisco perché agganciare al fatturato e non all’utile, il lavoro comporta spesso una inevitabile compravendita di materiale che allontana, spesso di molto, il reddito reale dal fatturato.

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  4. marinoonline 5 anni fa

    Non capisco perché agganciare al fatturato e non all’utile, il lavoro comporta spesso una inevitabile compravendita di materiale che allontana, spesso di molto, il reddito reale dal fatturato.

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  5. vale-d 5 anni fa

    il problema è che c’è un divario molto grande tra chi fattura 65mila e 100mila in termini di imposte. ho già sentito persone che intendono non superare i 65mila. poi questi che faranno? smettono di lavorare? forse è questa la decrescita felice.
    Anche la fatturazione elettronica porterà costi in più e non solo per il costo annuale del programma. Il mio ha già avuto necessità di aggiornamenti tecnici più di una volta e usandolo vengono fuori un sacco di problemi da sistemare, i commercialisti poi hanno per lo più speso molto tempo e sono diventati l’interfaccia con il programmatore. Chi pagerà questi costi?

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  6. marco-bellarmi 5 anni fa

    Finalmente un governo che incentiva l’evasione dei “professionisti” (in numero spropositato rispetto a tutti gli altri paesi civilizzati). Ah no, aspetta…

    P.S.
    A pagare l’ammanco saranno “le imprese”? Ma quali imprese se un “professionista” potrà fare più nero di Calimero col beneficio della tassazione agevolata, più saldo & stralcio più condono uno, due e ter?
    P.P.S.
    Sarebbe doveroso ridurre le tasse a chi ne paga oltre il 50% (le partite IVA) ma è demenziale traslarle sugli altri contribuenti.

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