La fiacca retorica del fascismo degli antifascisti

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8 Maggio 2024

Passeggiando per via della Scrofa, ho osservato la sede di Fratelli d’Italia, con il simbolo in cui ancora arde la fiamma tricolore, nel luogo in cui prima si trovavano il Movimento Sociale Italiano e Alleanza Nazionale. A fianco, una coccarda ricorda che qui abitava Alberto Marchesi, partigiano comunista trucidato alle fosse ardeatine. Ho provato amarezza nel pensare come la sinistra cerchi di archiviare la propria storia, mentre la destra rivendica il proprio passato.

 

L’orgoglio e il vittimismo dei camerati

Questo orgoglio per il proprio passato non è un male, ma cozza con la retorica vittimista che emerge dalla destra di governo. I partiti di destra si ergono a vittime della sinistra, che nella loro narrazione vorrebbe silenziarli con la scusa dell’antifascismo. Nella fretta, commettono errori come la censura al monologo di Antonio Scurati, ma sono le parole dette con lucidità a stancarmi.

Ad esempio, durante le celebrazioni del 25 aprile, il sindaco di Piombino di Fratelli d’Italia, Francesco Ferrari, ha usato la citazione apocrifa di Pier Paolo Pasolini per parlare del fascismo degli antifascisti. Tutto ciò si aggiunge ai vari tentativi dei ministri, in particolare Gennaro Sangiuliano, di accomunare le malefatte di fascismo e comunismo in Italia.

Sfortunatamente per loro, Pasolini era un intellettuale complesso e controverso, che non aveva alcuna intenzione di difendere i fascisti, che disprezzava. E la costituzione italiana nasce dall’antifascismo, oltre a essere firmata da un importante dirigente comunista come Umberto Terracini.

La storia del Movimento Sociale non è da buttare alle ortiche. Il partito ha innegabilmente avuto un ruolo nella vita democratica nel paese. Ma non possiamo scordarci che nacque da chi si oppose all’Italia democratica.

 

Riscrivere la storia

Inoltre, tanti esponenti del MSI beneficiarono della linea di riconciliazione nazionale delle forze democratiche, espressa non solo con l’amnistia firmata dal leader del PCI Palmiro Togliatti, ma anche con tante azioni di comuni cittadini. Penso a mio bisnonno, che fermò mio nonno che voleva vendicarsi dei fascisti locali dopo che i nazisti trucidarono suo fratello Enos nel padule di Fucecchio.

Durante la guerra fredda, possiamo imputare ai dirigenti del PCI la vicinanza con l’Unione Sovietica e posizioni inaccettabili su eventi internazionali come l’invasione dell’Ungheria. Ma il PCI si oppose fermamente al terrorismo interno, mentre dirigenti MSI come Pino Rauti e Giorgio Almirante ebbero posizioni ambigue sullo stragismo.

Di conseguenza, sebbene non veda pericoli di autoritarismo, non tollero questo modo di guardare alla storia. Se la destra vuole rivendicare il proprio passato, è liberissima di farlo e avrà sicuramente anche momenti alti da commemorare. Così come i partiti centristi sono liberi di allearsi con la destra, senza dover essere definiti fascisti.

Al contrario, non si capisce perché lamentarsi delle critiche quando la stessa destra viene tacciata di fascismo o gli si contestano affermazioni antistoriche, come quelle del generale Vannacci. Al tempo stesso, i centristi che decidono di allearsi con questa destra non possono sfoggiare la patente di antifascismo.

La destra sembra trasformare il passato in una melassa indistinta. Si aggrappa a intellettuali di sinistra complessi e controversi come Oriana Fallaci e Pier Paolo Pasolini per ottenere una dignità culturale che sentono di non avere, in quanto vittime di un mondo universitario che (nella loro narrazione) fa riferimento alla sinistra. Poi, recupera i santini di Enrico Berlinguer e Antonio Gramsci. Infine, divide equamente le colpe tra PCI e MSI.

 

Una strategia diffamatoria

Ma, sfortunatamente per chi governa, le colpe non sono eque. Così instaura un programma di diffamazione dell’avversario ben rodato negli ultimi anni con la retorica del politicamente corretto.

Me ne accorsi alcuni anni fa, quando tutti commentavamo la proposta di bandire il finale di Cenerentola perché sessista. La proposta proveniva da un ignoto giornale californiano che non aveva alcun rilievo nel dibattito culturale, ma circolava come fosse una dichiarazione ufficiale del governo americano. Notizie di atleti transgender che battono i record femminili in oscuri college americani sono spacciati come record del mondo accreditati.

Questo atteggiamento si rispecchia oggi con la retorica fascismo degli antifascisti. La destra da rilevanza a sparuti commenti censori di una minoranza di persone per sottolineare un carattere discriminatorio di una sinistra che vorrebbe mettere a tacere l’avversario. Peccato che la destra controlli una buona maggioranza dei media tradizionali e sappia usare benissimo i social.

Bisognerebbe ricordare che quando si fa politica si rischia sempre di esporsi a critiche, talvolta sacrosante, in altri casi importanti nella forma e meno nella sostanza, altre volte superflue o stupide. A differenza della narrazione della destra, le richieste stupide di sparuti elementi della sinistra non inficiano in alcun modo quelle sacrosante di tanti militanti e dirigenti. E non mettono a rischio la loro libertà di parole.

Così come non tutte le idiozie della destra possono riflettersi sulla presidente del consiglio Giorgia Meloni. Quando il deputato Emanuele Pozzolo ha sparato a capodanno, la sinistra ha capito bene che la destra ha soprattutto un problema di classe dirigente, scarsa e poco preparata. Se fosse successo a sinistra, la destra avrebbe attaccato la cultura dell’avversario? Magari affermando che il deputato ha sparato sotto effetto di cannabinoidi, tipica droga delle feste dei centri sociali?

 

Le sfide del presente

La sinistra celebra le ricorrenze del 25 aprile e del primo maggio sia per retorica che per dovere e senso di appartenenza, oltre che per mettere in difficoltà un avversario che non riesce a definirsi antifascista. A queste esternazioni sembra che la destra sappia solo rispondere con un certo vittimismo che finisce per innescare un circolo vizioso di opposte retoriche.

Eppure, c’è un grande bisogno di celebrare queste ricorrenze. Oggi, Giorgia Meloni o Ignazio La Russa non possono decidere di arrestare gli antifascisti, prendere possesso della Rai e delle forze armate. Il nostro stato ha ancora fondamenta democratiche, anche se si stanno man mano erodendo. Al tempo stesso, la destra ha ampia libertà di movimento, malgrado i piagnistei.

Oggi, il vero problema è lo spaventoso arretramento dei diritti democratici. In tutto il mondo si tende a considerare normale ciò che era inconcepibile fino a pochi anni fa. Dittature che emergono in paesi che avevano sperimentato la democrazia, estremismi sempre più forti, uomini politici che si accusano in maniera intollerabile e soprattutto un arretramento dei diritti dei lavoratori.

Per noi occidentali, questo si traduce con precariato e completa reperibilità, in altri paesi diventa caporalato diffuso, rapimento e sequestro dei passaporti. Fino al grande problema che ci investirà nei prossimi anni, ovvero la creazione di scam cities, le città dell’inganno, dove ingegneri, operai e modelle vengono rapiti o ingaggiati con l’inganno per partecipare al grande business delle truffe online.

Siamo davanti a un futuro che fa paura, e i problemi sono veri, non forgiati ad arte dalla destra, come la sinistra cattiva che toglie libertà di parola in nome dell’antifascismo o i cambiamenti del finale delle favole.

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CAT: Governo, Partiti e politici

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