L’ago della bilancia

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21 Settembre 2019

Il narcisismo indefesso e straripante che ha contagiato tutti, ma proprio tutti, in questi ruggenti e folli primi vent’anni del XXI secolo continua a indurre in errore chi lo manifesta e i molti che cercano di interpretarlo.

Ci si stupisce e ci si sforza di dare un senso a tutti questi ego sconnessi e incongruenti, a volte anche divertenti, va detto, monadi vaganti e sfuggenti per ogni dove, quasi fossero spot pubblicitari in libera uscita dagli altoparlanti in un centro commerciale nelle settimane prenatalizie. Un gran baccano e basta.

Il suddetto narcisismo illude gli egotici di professione nel ritenersi l’ago della bilancia che fa pendere i suoi piatti ora dall’una ora dall’altra parte e forma una pubblica opinione che segue questa interpretazione perché fa sempre parte del dualismo strutturale in cui è immersa la nostra cultura: il bianco e il nero, il bene e il male, la destra e la sinistra, Il bello e il brutto (e il cretino, film di Grimaldi, 1967), e così via. Mai a nessuno viene in mente che esista, in questo periodo, solo il peggio e il peggio e che la bilancia possa essere taroccata, in maniera che l’ago allestisca un fittizio altalenare dei piatti, in una danza grottesca di su e giù.

Mai nessuno, ma proprio nessuno, in questo paese provinciale, così ripiegato su sé stesso e sui suoi pagliacci, riesce a intravedere che i nostri qualsivogliano governi, destrasinistracentrointraliceapiedinsuetestaingiù, hanno un solo padrone principale, un solo manovratore, una sola entità a cui devono piacere. E, vogliasi o no, da dopo la seconda guerra mondiale questo padrone, magari uno e trino, sono gli Stati Uniti d’America. L’illusione di vivere in una democrazia compiuta, colla più bella costituzione del mondo, con un giardino botanico e zoologico di partiti dove fioriscono e appassiscono le rose, i garofani, le querce, gli ulivi, e poi gli asinelli, le tartarughe, e le stelle e gli stivali delle sette leghe e il fratellame d’Italia e le forze d’ogni tipo fino ad arrivare alla neonata Italia Viva (Viva l’Italia? Italia viva e vegeta? Italia morta e resuscitata?), che arricchisce il ciarpame da rigattiere del nostro Parlamento di altro ciarpame, è sempre corteggiata per scordarsi i veri e solidissimi nodi che imprigionano il paese. Siamo noi l’ago della bilancia, no siamo noi, macché, dicono altri, siamo noi e voi tutti non siete nulla.

Sarebbe da capire meglio, in questo quadro politico apparentemente confuso, come si sono barcamenate e si barcamenano le forze attuali negli onnipresenti e incancellabili rapporti tra governo italiano e governo statunitense.

Perché è quello l’ago della bilancia, non è composto da un partitino o da un partitello presuntuoso creato da presuntuosi (e molto untuosi) ominicchi. Italia Viva, seh!

L’interesse del paese qual è, alla fine? Quali sono le classi sociali di cui si fanno gli interessi? Ce ne sono ancora oppure gli interessi sono individuali, solo di alcuni politici e dei loro cerchi magici? Alla fine la sinistra, o ciò che viene spacciata per tale, ha mostrato il suo aspetto scendiletto sempre e comunque nei confronti degli USA. Basti ricordare il Minniti di turno e le sue entusiastiche adesioni ai giochi bellici statunitensi in Iraq e Afganistan, oltre a garantire una presenza italiana in qualsiasi azione USA contro l’Iran, anche contro gli stessi interessi italiani. E la famosa strage del Cermis, febbraio 1998, in pieno governo Prodi I? Oltre alla faccenda del rapimento (che ormai tutti hanno dimenticato) di Abu Omar in territorio italiano da parte della CIA durante il governo Berlusconi II (2003). Farsa tragica. È sempre un cabaret, visto da fuori.

E, andando a ritroso, i retro-osceni del fallito golpe Borghese e il sostanziale placet degli USA, purché si facesse alle loro condizioni? E, andando ancora più a ritroso, i momenti più bui della storia repubblicana hanno sempre dietro la regia degli USA, esattamente come per i tristi regimi sudamericani. Zerbino totale verso uno sconcio supervisore “alleato” statunitense.

Ma si sa, vengono considerati storia contemporanea solo gli ultimi due mesi, forse meno. Ciò che è accaduto prima è giurassico, scurdammoce ‘o ppassato, na nenna a core a core eccetera.

Non so cosa ci si possa aspettare da governi cosiddetti di sinistra se continuano ciò che hanno fatto i governi di destra e viceversa, dove l’ago della bilancia sono, fondamentalmente sempre e comunque, gli Stati Uniti. Mai più nella NATO, urlavano questi e quelli in campagna elettorale. Il giorno dopo le elezioni, chiunque avesse vinto, tutti a ossequiare Washington, e come siete belli e come siete bravi, ma certo che non si mette in discussione nulla, ma certo che continueremo a vendere le armi agli amici dell’Arabia Saudita, ma certo che sanzioneremo la Russia, ma certo che la Monsanto è un’azienda benefattrice, e chiunque e qualsiasi cosa voi vogliate sarà tenuto in alta considerazione. Ma certo che le basi militari sul territorio sono fondamentali… anzi, incrementiamole. Volete tassare molto di più le nostre esportazioni? Ma certo, avete ragione, volevamo proporvelo noi stessi, è che non ci avete dato il tempo, bricconcelli, ci avete impedito di fare bella figura.

Il patriottismo, di cui tutti vorrebbero incoronarsi, con inni, sfilate, costumi, brigidini è il reale interesse del paese e dei suoi cittadini oppure solo un valore astratto che si usa per illudere il 90% degli italiani che amano il proprio paese senza bisogno di vederlo per forza sfolgorante in cieli di gloria nazionale? A chi dare ascolto, alle destre che proclamano le ridicole frasi tipo “non passa lo straniero” e che baciano i rosari oppure alle sedicenti sinistre che fanno accordi coi militari libici e che, a causa di quegli accordi, provocano le stragi per terra e per mare di migliaia di migranti? O a stelle cadenti rousseauiane inconsapevoli di qualsiasi cosa a parte che il futuro stia nell’auto elettrica? Povere stelline…

Quale sia l’interesse di questo paese, alla fine, e quanto coincida cogli interessi di altri paesi dominanti potrebbe essere il risultato degli spunti di riflessione provenienti da un pellegrinaggio nei cimiteri dove sono sepolte le persone che ci hanno rimesso la vita – esattamente come quando si va ad Auschwitz (o Austerlitz, gaffe pluristellare, 19 luglio 2017, di un noto urlatore esponente politico piuttosto giovane e giramondo, tanto è lo stesso, no?) per conoscere l’orrore nei luoghi del medesimo – e uno studio accurato della Storia, dei documenti, soprattutto, e non delle riviste scandalistiche da bottega di barbiere spacciate per libri di Storia. Ci si potrebbe aiutare anche con Wikileaks, che offre dei buoni argomenti. Buono studio. Soprattutto, non disgustatevi quando avrete fatto un bagno nella realtà. Puzza di cacchina.

 

© Settembre 2019 Massimo Crispi

TAG: governo, politica, usa
CAT: Governo, Partiti e politici

7 Commenti

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  1. evoque 5 anni fa

    Lo so che con i se e i ma ci si fa forse la birra, ma se i paesi europei non fossero stato tanto idioti da combattersi in ben due guerre fratricide, a distanza di soli due decenni l’una dall’altra, gli USA non sarebbero diventati quella superpotenza, la cui attitudine principale è la sopraffazione unita all’intrigo. Ho appena letto il libro dell’ex giudice GiulianoTurone – Italia occulta – decisamente più avvincente di un giallo. Ahinoi, a differenza del thriller, quella è realtà. E allora pensi che questo non ha molte speranze di farcela, se le istituzioni vengono piegate a interessi di parte e occulti.

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  2. francesco-linari-82 5 anni fa

    Che gli Usa siano la superpotenza egemone da più di 70 anni non lo scopriamo oggi. Noi siamo potenza regionale, sotto tutela americana naturalmente, e in questo lasso di tempo ne abbiamo goduto vantaggi (e ne abbiamo avuti, eccome, dalla fine della seconda guerra mondiale in poi) e subito svantaggi (ma cerchiamo di non piangerci troppo addosso). Un buon politico, con realismo, in tale scenario sfrutta le opportunità che si presentano e cerca di limitarne le ricadute negative, consapevole dei rapporti di forza e dell’assetto internazionale. A volte lo si è fatto, altre meno. Ma evitiamo la solita storia del padrone americano e della democrazia negata. In politica internazionale nessuno controlla o è padrone di qualcun altro. “Potere” significa avere capacità di influenza su un altro attore maggiore di quanto questi l’abbia su di noi, come insegna Kenneth Waltz. In mezzo a tutte queste influenze e all’interno dell’ordine internazionale vigente l’Italia (e l’Europa) ha la libertà di costruire il suo destino. Se poi volessimo contestare l’ordine internazionale come Brancaleone alle Crociate potremmo certo pur farlo. Naturalmente dovremmo essere consci delle conseguenze.

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  3. massimo-crispi 5 anni fa

    Vede, signor Linari, il punto non è scoprire che siamo sotto “tutela” -come lei la chiama – americana solo oggi. È il ricordarlo che è importante. “Scoprire” e “ricordare” hanno valenze assai diverse. Inoltre, affermando che esiste codesta “tutela” non si evita affatto “la solita storia del padrone americano e della democrazia negata” ma la si rinforza. I vantaggi, lei dice. Quanti anni ha lei e dove ha vissuto? Conosce bene tutto il territorio italiano e i guasti della seconda guerra mondiale causati dai bombardamenti angloamericani sulla popolazione civile (Palermo la prima città a soffrirne, e lei dovrebbe conoscerla visto che il suo ritratto è stato scattato nel chiostro di Monreale), esempio dimostrativo per fiaccare gli animi? Probabilmente non ricorda, o non ha mai vissuto, il lungo dopoguerra italiano e il disastro sociale e materiale in cui l’Italia ha vissuto, disastro che continua ancora oggi perché la società è stata minata dalla base. Sa, io l’ho vissuto e posso parlarne con abbondanza di dettagli. Ovviamente la propaganda doveva raccontare un paese in ripresa e quindi mostrare solamente gli strass e la dolce vita (piuttosto che gli stress e la vita amara) e far vedere che il modello americano era quello vincente. Il realismo, lei dice. Considerare gli “svantaggi” come piccoli effetti collaterali più che realismo mi pare un atteggiamento antistorico. Sono consapevole che “contestare l’ordine internazionale come Brancaleone alle Crociate” è la lotta dell’agnello contro il lupo, però reputo altamente ipocrita negare la realtà e nasconderla dietro un sipario dorato che mostra notevoli strappi, attraverso i quali si può vedere, se si vuole, ciò che c’è dietro. Si può preferire narrare che la democrazia sia perfetta e non negata, facendo finta che il popolo possa “scegliere” dei candidati liberi e indipendenti per dirigere la tendopoli ma lei sa benissimo, come lei stesso dice, che la “tutela americana” dura da 70 anni. Affermando che “in politica internazionale nessuno controlla o è padrone di qualcun altro” lei afferma quindi che i regimi dell’Europa orientale del Patto di Varsavia e altri sparpagliati pel mondo, tra Asia e Africa, erano liberi e belli così come i regimi fascisti dell’America Latina non fossero una creatura di Kissinger. Stiamo parlando della Storia da 70 anni a questa parte, dove l’egemonia USA da un lato e quella dell’URSS dall’altro sono le protagoniste assolute. Far finta di nulla e fare come prescrive la nota canzone da me citata è esattamente ciò che si vuole per continuare lo stato di vittima consenziente. Potrebbe almeno lasciarci la coscienza di esserlo oppure preferisce vivere in una bolla di ottimismo pragmatico? Lei non è d’accordo? Chissà, forse oggi Waltz, se fosse ancora tra noi, scriverebbe il suo saggio “Teoria della politica internazionale” (1979) in maniera diversa dopo aver visto cos’è successo nel mondo. In fondo, poi, era solo una teoria.

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  4. francesco-linari-82 5 anni fa

    Guardi io non ho vissuto né la guerra, né il dopoguerra, però i racconti di chi è stato sotto i bombardamenti e ha subito l’occupazione straniera (di quelli che razziavano, torturavano e uccidevano civili a caso, anche, per intenderci. La Spezia queste cose le ha subite per quasi 2 anni) li ho sempre ascoltati con grande interesse, e la storia e la politica internazionale la conosco abbastanza. Per cui si può dire quel che si vuole, ma, affermare che i decenni successivi alla guerra, pur con tutte le difficoltà (si usciva da una guerra devastante, successiva ad una dittatura ventennale oppressiva), siano da considerare negativamente, mi sembra una cosa fuori dal mondo. Riguardo alle reali alternative di modelli politici esistenti, poi, credo non ci sia nemmeno da discutere.

    Il mio realismo, contrariamente a quel che dice lei, mi fa trattare la realtà per quel che è. Nessun bisogno di nasconderla (non so da cosa ha avuto questa impressione), ma contestualizzarla è fondamentale. Altrimenti non la si capisce. E non ho mai parlato di democrazia perfetta o di paesi liberi e belli. Parlando della definizione di “potere” di Waltz invece, vedo che lei ne trae un’interpretazione fuorviante. Non “controllare” non significa non avere un’influenza, anche notevole su qualcun altro. È sempre stato così e così sempre sarà, probabilmente. Non è giusto? Può darsi, ma è la storia.

    Però il mondo è bello perché è vario e fortunatamente abbiamo la libertà di esprimere idee diverse (80 anni fa non l’avevamo), nonostante le imperfezioni dell’informazione, delle lobbies etc.

    Un saluto a lei e alla sua bellissima città (ha ovviamente visto giusto sulla foto. Luogo impressionante)

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  5. massimo-crispi 5 anni fa

    Perché vuole mettermi in bocca cose che non ho detto? Io non considero negativamente il dopoguerra. Io ho solo sostenuto che farlo sembrare ciò che non è stato nella realtà è fuorviante. La sua impressione, probabilmente dovuta a racconti riportati, è quella di una nazione che si è ripresa nonostante i danni inestimabili provocati dal fascismo e dalal guerra. Io sostengo che la “tutela” americana è stat aproprio la ragione che ha provocato la mancanza di presa di coscienza del popolo italiano, spinto verso il consumo e una visione fittizia della realtà, in perfetta armonia colla religione di stato. Non so cosa lei voglia vederci senza conoscere abbastanza l’Italia, gli italiani e le loro variegate culture. Non è Cuore di De Amicis, non sono i sussidiari di scuola elementare pieni di retorica anche dopo la seconda guerra mondiale. Sono i milioni di emigranti che hanno lasciato per sempre i luoghi natii perché non c’era più nulla, nonostante gli strass della tutela americana.
    Lei forse non si rende conto di ciò che il paese ha perso a causa del fascismo e degli eventi bellici e della disgregazione sociale ed economica che ne è conseguita. La narrazione vuole Pane amore e fantasia ma la realtà è stata ben diversa. I problemi di Napoli, di Palermo, del sud in generale non sono il boom economico ma l’implosione. Implosione che ha determinato il fiorire delle mafie e del terrorismo, con tutto ciò che ne è conseguito e di cui paghiamo ancora adesso senza vedere una soluzione, perché le mafie ci sono ancora e sono proprio il frutto del dopoguerra. La ricostruzione che c’è stata è stata superficiale e fittizia perché la società è rimasta fondamentalmente incoesa e si vede nelle moderne divisioni politiche e razzistiche. Non volersi fermare a considerare ogni periodo e inquadrarlo storicamente per vedere solo le luci di Hollywood significa tutto fuorché realismo.

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  6. francesco-linari-82 4 anni fa

    Bah scusi se l’ho male interpretata, ma è lei ad aver parlato di “disastro” sociale e materiale del lungo dopoguerra italiano. Che io non ritengo affatto idilliaco, ma, con tutte le contraddizioni e le tragedie a cui lei fa riferimento, l’inizio di una fase storica che ha portato pace e miglioramenti economici e sociali. In alcuni casi a prezzo molto alto. E, come scrivevo, la tutela americana non presentava certo solo vantaggi. Bisognerebbe anche pensare che sarebbe successo se non ci fosse stata, però. Ad ogni modo, non avendo la sua età io quegli anni non li ho vissuti, ha ragione lei. Dunque se questa è la discriminante lascio la discussione relegata agli over 70, perché tutti gli altri non possono proferire parola. Atteggiamento singolare su una piattaforma “open source”.

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  7. massimo-crispi 4 anni fa

    Non è che lei non possa dire nulla ma forse è parzialmente informato su ciò che succedeva in quegli anni. Il disastro sociale e materiale esisteva anche se non si doveva vedere, si doveva per forza essere ottimisti e assecondare la vulgata che veniva diffusa ufficialmente. Molte giovani famiglie andarono avanti senza i padri perché o erano morti in guerra o menomati dalla guerra o partiti per il Nord Europa o il Nord Italia o le Americhe per riuscire a guadagnare qualcosa, con le città da ricostruire. E le città erano già una realtà più facile. Le campagne erano il vero disastro perché non erano ben collegate, i campi erano spesso abbandonati, la povertà era diffusissima, dal Polesine alla Lucania, dalle valli alpine alla Sicilia. Cogli occhi di oggi tutto sembra facilissimo ma chi c’era può raccontare il vero disastro che si viveva. Di certo non lo raccontava la televisione che ha sempre avuto un ruolo d’intrattenimento, molta politica, molta religione, anche scolarizzazione, va detto, meno informazione di ciò che si creda, soprattutto quando c’era un canale solamente e ben controllato dalla DC, ossia fino a quasi tutti i 60. I problemi sono una lista infinita e sono sempre stati sminuiti da una lettura di boom economico che si doveva dare per evitare depressioni.
    La “tutela” americana era più un ostacolo alla coscienza che altro e fu anche d’intralcio in molte occasioni, soprattutto nel primo dopoguerra, in particolare nelle vicende siciliane, al banditismo, al riappropriarsi della mafia dei luoghi abbandonati a causa del fascismo, e tanti altri piccoli dettagli che la gente comune ha pagato e di cui si continua a parlare troppo poco. La favola del boom è solo la superficie.

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