Togliamo voce alla campagna elettorale permanente di Matteo Salvini

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22 Giugno 2018

Togliere la voce, perché la strategia di Matteo Salvini, nostro Ministro dell’Interno, è chiara. Usa i social, tutti i social, con pelo sullo stomaco, e posta ogni ora. Soprattutto afferma ogni giorno qualcosa che diventa sui social stessi immediatamente argomento di discussione e polarizza l’opinione pubblica, dividendola. Oggi, per esempio, è la volta dei vaccini, dice che dieci vaccini obbligatori sono troppi e che tutti i bambini, anche quelli che non sono in regola con essi, dovrebbero comunque andare a scuola. Ecco un’altra caratteristica di quello che dice, che parla anche fuori dai suoi confini, quelli di neo Ministro dell’Interno, occupandosi oltre che di sbarchi, anche di tasse, di salute pubblica, e così via. Evidentemente lui, e chi per lui, deve avere capito che questa strategia paga sia in termini di attenzione che di consenso.

Qualcuno la chiama ‘campagna elettorale permanente’, e se è vero che domenica prossima si terranno i ballottaggi per la amministrative in alcune città importanti, personalmente non credo che una volta passata questa scadenza elettorale il fenomeno sia destinato a rientrare, anzi. E ciò semplicemente per un motivo essenziale, la strategia di Salvini si nutre di un nostro atteggiamento molto stupido, ossia il presenzialismo che vogliamo avere sui social network e, allo stesso tempo, la voglia di osteggiare con le nostre parole, e attenzione solo a parole, le sue proposte. Perché la nostra voce, sostanzialmente in maniera esclusiva, la possiamo esprimere solo su Facebook, Twitter e Instagram che sono rimasti l’unico canale pubblico di comunicazione che abbiamo a disposizione per l’espressione del dissenso.

Tutto si gioca sul fattore moltiplicazione, e più noi ci accaniamo a commentare quello che lui dice, più il suo messaggio si diffonde, e diffondendosi si rafforza. La strategia è abbastanza spicciola, ma sembra funzionare, in quanto da quando Salvini stesso ha giurato di fronte al Presidente della Repubblica il suo grado di consenso è solo aumentato, e questo è dovuto anche al fatto che i messaggi molto semplici da lui diffusi parlano molto più forte dei fatti e della realtà delle cose. Prendiamo la questione ‘chiudere i porti’ che è diventato un hashtag molto popolare, nella percezione della gente questa posizione politica avrebbe prodotto immediatamente dei risultati nel senso di una calo drastico degli sbarchi sulle nostre coste. Secondo le statiche un calo era già in atto prima dell’avvento di Salvini al Viminale, infatti da gennaio 2018 gli sbarchi sarebbero diminuiti del 77% rispetto ai primi mesi dell’anno prima.

Nello stesso tempo, proprio nei giorni della campagna social #chiudiamoiporti del leader della Lega sulle coste italiane sarebbero arrivati 1.500 migranti in pochi giorni, e questo per una ragione molto semplice, perché, a parte la questione della nave Acquarius, non vi è stato alcun atto formale di chiusura dei porti italiani, come ha sottolineato il Ministro Toninelli. La nave Acquarius è stata sì mandata verso la Spagna, ma nel gioco della comunicazione istantanea a cui stiamo assistendo da qualche giorno, essa è diventata soprattutto una specie ‘slogan’, cioè un esempio comunicativamente efficace, di quanto possa produrre la fermezza delle intenzioni. Ma, occorre ripetere, al netto di essa sono comunque arrivati in Italia 1.500 migranti in pochissimi giorni.

Una proposta sensata sarebbe togliere voce alle proposte del nostro Ministro dell’Interno, evitando di commentare con eccessivo accanimento tutto ciò che quotidianamente lui stesso propone nel corso di eventi a cui partecipa, interviste oppure post sui social. Ognuno di noi quando apre i propri profili Facebook, Twitter o Instagram è come se avesse un piccolo megafono in mano, e ognuno di noi, per approvazione o per indignazione rispetto a quanto proposto, è portato a dire la sua replicando all’infinito il messaggio originario su cui andiamo a commentare. Se tutti gli indignati, me compreso, togliessero voce alle proposte mirabolanti di Matteo Salvini, nel giro di pochi giorni, al limite qualche settimana, immagino che buona parte del suo consenso pubblico si ridimensionerebbe, e nessuno di noi, tra l’altro, potrebbe sentirsi complice di esso. La mia è solo una proposta di buon senso, discutiamone, e proviamoci.

TAG: campagna elettorale, comunicazione, Facebook, Instragram, lega, matteo salvini, migranti, politica, sbarchi, social network, twitter, Vaccini
CAT: Governo, Partiti e politici

2 Commenti

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  1. dionysos41 6 anni fa

    Mi dispiace, ma non sono d’accordo. Togliere la voce è esattamente che ciò che sta nelle idee di Salvini. E non è rispondendo con le stesse idee che si combattono quelle idee. Bisogna far capire alla gente che la democrazia è un’altra cosa. Non c’è altra via, se si vuole restare in una lotta politica democratica. Ma mi accorgo che la voglia di zittire l’avversario è diffusissima, non è prerogativa leghista, fascista, o pentastellata. Circola dappertutto, soprattutto sui social, bannano e hanno risolto il problema. E’ particolarmente radicata proprio dove non dovrebbe mai attecchire, nella sinistra, e in particolar modo, nella sinistra radicale.

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  2. evoque 6 anni fa

    Potrebbe funzionare, ma, ma come si fa con gli indecenti talk show, soprattutto della 7, che vanno in onda da mattina presto fino a notte fonda, sempre con le stesse facce (la Mussolini Alessandra è un must in questi mercati del pesce), sempre con il medesimo modus operandi: gente che si dà sulla voce, conduttori che lasciano fare e magari aizzano e poi non fanno mai finire un discorso perché incombe la pubblicità; l’unico motivo per il quale queste trasmissioni esistono? Infine, “i messaggi molto semplici da lui diffusi parlano molto più forte dei fatti e della realtà delle cose”. E, come diceva Machiavelli, il volgo crede alle apparenze, ma non alla verità.
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