Caro Marino, per fare l’outsider ci vuole il fisico (e bisogna pagare le cene)

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8 Ottobre 2015

Il collerico videomessaggio con cui Ignazio Marino annuncia la restituzione dei soldi spesi  con la carta di credito del Campidoglio, più che una resa di fronte alle continue smentite che giungono sugli ospiti indicati nelle carte depositate e messe on line sul sito del comune di Roma, è l’ennesima provocazione lanciata a quella parte della città, incapace di comprendere la buona fede del suo operato.

I ben informati raccontano come mai come ieri il sindaco fosse vicino a rassegnare le dimissioni. Tuttavia anche nel chiedere di porre un punto all’intera vicenda e pensare ai veri problemi di Roma,  Marino non solo dimentica di essere stato lui ad aver dato inizio a questa straziante polemica sugli scontrini, ma finge di non capire il motivo per cui si ritrova ad essere sotto accusa. Addirittura, con fare di sfida, anche nel giorno delle scuse non scuse, ricorda a tutti di aver procurato grazie alle cene tanto contestate diversi milioni di euro per la città.

Al di là delle facili strumentalizzazioni sulle tavolate a base di vini pregiati e aragoste (il politico che “magna” è sempre un gran classico), quello che maggiormente si imputa al sindaco non è l’insindacabile legittimità ad utilizzare la carta del Campidoglio per sostenere le spese di rappresentanza. Nessuno in buona fede potrebbe mai pensare che il sindaco di tasca propria debba ospitare a cena i capi di stato o, al contrario, portarli allo “Zozzone” di Porta Maggiore per far risparmiare le casse comunali. Quello che Marino paga è di aver sostanzialmente tradito il racconto di se stesso offerto alla città in questi due anni, quello di unico argine contro il malaffare, quasi un supereroe, soprattutto dopo l’esplosione di Mafia Capitale, in una città dominata da corrotti e corruttori.

Il mito dell’Hombre vertical, l’uomo senza macchia che ripulisce i palazzi del potere dai cattivi, può essere suggestivo da raccontare ed esaltante da vivere in prima persona,  ma rischia di trasformarsi in un boomerang quando invece si presentano le prime ombre. Per questo, più delle dichiarazioni dei ristoratori, “che potrebbero essere avvelenati dal giro di vite sui dehors” come ancora sperano tanti dei fan sfegatati del sindaco, la lettera con cui la Comunità di Sant’Egidio smentisce la partecipazione a una delle tante cene rendicontate da Marino, (forse una vendetta dell’assessora Cutini, “silurata” dopo Mafia Capitale?), pesa sulla sua immagine come un macigno che va oltre le poche centinaia di euro in discussione. Perché se anche il sindaco “onesto” ha qualcosa da nascondere, allora non c’è proprio più speranza.

TAG: Campidoglio, Ignazio Marino, mafia capitale, matteo orfini, Matteo Renzi
CAT: Governo, Roma

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