Renzi ha deciso: a Roma ci pensa Gabrielli. Pronto un commissariamento soft

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27 Agosto 2015

Un sindaco depotenziato che osserva dai Caraibi mentre il Governo conferisce maggiori poteri al prefetto cittadino. Il giorno del giudizio per Roma è arrivato. La strada decisa dal consiglio dei ministri, dopo la relazione di Alfano, per non sciogliere il comune di Roma per infiltrazioni mafiose passerà per l’uomo delle emergenze, il prefetto Franco Gabrielli, chiamato dal Governo a risanare la città a 9 mesi dall’esplosione dell’inchiesta giudiziaria Mafia Capitale, che vede fra i 59 rinviati a giudizio, oltre a Salvatore Buzzi e Massimo Carminati, molti esponenti del Partito Democratico, tra cui l’ex presidente dell’assemblea Capitolina Mirko Coratti, l’ex assessore alla Casa Daniele Ozzimo e l’ex presidente del X municipio Andrea Tassone.

Il presidente del consiglio Matteo Renzi aveva annunciato che non ci sarebbero state “sorprese”. E così sarà. All’ex responsabile della Protezione Civile, finito nei giorni scorsi nel mirino delle critiche per la gestione del funerale di Vittorio Casamonica, spetterà un ruolo di supervisione su tutti gli atti del Campidoglio, con una particolare attenzione agli ambiti colpiti dall’inchiesta (come verde, politiche sociali e emergenza casa), ma soprattutto, come avvenuto a Milano con il commissario straordinario all’expo Sala, a lui sarà affidato un ruolo di coordinatore del Giubileo, magari affiancato da Cantone che potrebbe avere un ruolo sugli appalti. L’opera di risanamento passerà inoltre per la rimozione di diversi funzionari (circa 20), quelli maggiormente coinvolti nell’inchiesta, prevedendo, come suggerito da Gabrielli nella sua relazione, poteri speciali per i commissari di garanzia che vigileranno sull’operato del Campidoglio.

Scongiurata l’ipotesi dello scioglimento, suggerita dalla commissione prefettizia guidata da Marilisa Magno, Roma di fatto entra in una fase “di commissariamento non formale, ma sostanziale”, come suggeriscono da Palazzo Chigi, in cui il sindaco Marino manterrà il proprio scranno anche se con poteri limitati. Nonostante l’operazione legalità avviata dallo stesso sindaco insieme al magistrato Alfonso Sabella a Ostia, sarà probabilmente sciolto, invece, il X Municipio, dove il presidente Andrea Tassone venne costretto alle dimissioni poco prima di essere arrestato nell’ambito dell’inchiesta Mafia Capitale. Lo stesso destino, al contrario, non sembra riguarderà il VI Municipio, quello di Tor Bella Monaca, in cui il commissario Pd Matteo Orfini aveva chiesto al presidente Marco Scipioni un passo indietro, ottenendo un secco rifiuto.

Quello che è certo è che il “pacchetto Roma” e la relazione del ministro dell’Interno Angelino Alfano su Mafia Capitale prevedano misure piuttosto rigide che limiteranno fortemente il controllo della città da parte dell’attuale giunta, anche se dal Campidoglio, al momento, traspare la massima tranquillità. “C’è grande intesa con Palazzo Chigi, quindi non ci aspettiamo niente di sconvolgente – le parole di questa mattina dell’assessore alla legalità Alfonso Sabella a margine della riunione di giunta in cui è stato approvato il Piano organico e coordinato degli interventi per il Giubileo, immediatamente trasmesso alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. “Sono curioso personalmente di sapere chi saranno i funzionari per i quali si disporrà la rimozione – ha aggiunto Sabella – e se ci sono delle gare, oltre a quelle che abbiamo già annullato, da monitorare o da rivedere”.

TAG: angelino alfano, casamonica, franco gabrielli, Ignazio Marino, mafia capitale, Massimo Carminati, Matteo Renzi, salvatori buzzi
CAT: Governo, Roma

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