La Kafala: schiavi come ai tempi dei Sudisti

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15 Giugno 2021

Eccoli lì, in tanti, una moltitudine. Sono stremati, dopo un lungo turno di lavoro e ore di protesta. Aspettano una decisione della monarchia araba che possa cambiare la loro vita, togliendo loro le moderne catene della schiavitù – che non sono di metallo, ma di burocrazia. Vengono da tutto il mondo, specialmente dall’Asia e dell’Africa. Tutti con il giubbotto arancione, che applaudono felici. Non sono tifosi ad una partita di calcio. Sono gli schiavi della Kafala che, a Doha ricevono la notizia che la legge sia stata riformata. Nei Paesi del Golfo Persico abitano circa 18 milioni di immigrati ufficiali su una popolazione totale di 42 milioni[1]. Sono loro che si rallegrano per le riforme concesse dalle monarchie assolute dei paesi arabi.

Kafala ha un doppio significato: da un lato, significa “garantire” (daman), e riguarda una garanzia per la concessione di un prestito. Dall’altro, significa “prendersi cura di” (kafl), e indica il comportamento da adottare quando si interagisce con un soggetto non indipendente o autonomo, come (ad esempio) un minore[2]. Il termine risale alla giurisprudenza islamica in materia tutela nei confronti degli orfani. Ma questo era il passato. Oggi questa parola è stata “riformata” nei Paesi del Consiglio di Cooperazione del Golfo (Arabia Saudita, Bahrain, Emirati Arabi Uniti, Kuwait, Oman e Qatar) per regolamentare il trattamento dei lavoratori stranieri – all’inizio nella lavorazione delle perle, e poi, via via, in tutto il sistema industriale[3].

Noi occidentali siamo stati costretti ad imparare la parola Kafala[4] in connessione con i prossimi Campionati Mondiali di Calcio del Qatar 2022[5], non ancora giocati e già travolti da molti scandali, scoppiati non solo a causa dei sospetti di corruzione, ma soprattutto in seguito alla scoperta di gravissime violazioni dei diritti umani[6] durante la costruzione degli stadi: ci lavorano e muoiono migliaia e migliaia di operai, provenienti da diversi Paesi e ridotti allo stremo per le condizioni disumane nelle quali sono costretti a vivere[7].

Organizzazioni umanitarie[8], personaggi famosi del mondo dello sport[9], governi[10] e rappresentanti politici sono insorti contro la Kafala qatarina, tanto che lo stesso Governo di Doha, nella persona dello sceicco Al Thani[11], così come il Re dell’Arabia Saudita, sono stati costretti a schierarsi apertamente[12] contro la Kafala ed a promettere una lista di riforme per restituire un minimo di diritti e dignità umana a due milioni di lavoratori emigrati[13] dall’India, dal Bangladesh, dal Nepal, dall’Oman[14], da altri paesi del Golfo Persico[15], dalla Turchia[16], dall’Iran, dalla Siria[17], dal Libano[18], dalla Giordania[19], dall’Egitto[20], dalla Somalia[21], dalla Sierra Leone[22] e dall’Afghanistan – solo per citarne alcuni[23].

Ancora una volta, il Qatar ha dimostrato di essere lo Stato arabo più flessibile e politicamente più evoluto[24], perché chi comanda a Doha sa benissimo che, anche in futuro, c’è una necessità enorme di manodopera motivata dagli investimenti infrastrutturali che il Qatar[25] ha in previsione prima, durante e dopo i prossimi Mondiali 2022[26], e che necessitano di manodopera proveniente dall’estero continua e specializzata[27]. Non più schiavi, quindi, ma operai e artigiani.

Nella riforma sulla Kafala rientra anche l’attesa riforma sul salario minimo[28], la prima in assoluto varata da un Paese del Golfo[29]: essa garantisce a tutti una paga mensile minima di 1.000 QAR (Riyal del Qatar, 229 Euro circa), nonché un minimo mensile di 300 QAR (69 Euro) per il cibo e 500 QAR (114 Euro) per l’alloggio, a meno che non li fornisca entrambi lo stesso datore di lavoro. Per noi occidentali sono condizioni ancora inaccettabili. Per le organizzazioni umanitarie, sindacali, politiche e culturali si battono da anni per una qualche garanzia, cercando inutilmente appoggi[30] politici nei paesi d’origine delle vittime di questi soprusi[31], è una grande vittoria. Ai governi di quei Paesi andava bene anche prima: le rimesse inviate, anche se basse, sono un sollievo per i bilanci delle nazioni africane ed asiatiche. Secondo la Confederazione sindacale internazionale (ITUC), infatti, sono oltre due milioni i migranti schiavi in tutto il Medio Oriente[32], e per questa moltitudine ogni conquista è meglio di nulla.

Storia e fenomenologia della Kafala

Il Covid-19 ha peggiorato la situazione. Chi si ammala, infatti, deve abbandonare il Paese[33]

La Kafala si consolida tra il 1950 ed il 1970 a seguito della scoperta del petrolio[34]. Paesi che erano in miseria diventano ricchissimi ed hanno bisogno di sempre più manodopera non specializzata che, oltre a lavorare ai pozzi, costruisca dal nulla una nuova nazione che ora naviga nel lusso. I nativi dei paesi arabi quei lavori non li fanno, sono occupati nella pubblica amministrazione e nel management privato, e tutto il resto devono farlo gli immigrati[35].

Anche se ogni Paese ha una propria legge, il sistema della Kafala è simile in tutta l’area del Gulf Cooperation Council (GCC): per immigrare, un lavoratore straniero ha bisogno di un kafeel (sponsor), e questi sponsor hanno uffici di rappresentanza ovunque nel mondo e fanno in modo che il flusso di operai venga controllato[36]. Le regole del gioco sono ferree. I contratti sono in lingua araba, quindi vengono compresi solo da pochissimi immigrati.

Chi accetta un lavoro nei Paesi del Golfo si vede sequestrare il passaporto; ha il divieto di cambiare occupazione senza il consenso del datore di lavoro; se gli restituiscono il passaporto deve lasciare il paese, altrimenti diventa un clandestino e rischia la galera[37]; deve accettare un impiego privo di riposo settimanale con uno stipendio misero, spesso trattenuto dal datore di lavoro[38]. Molti firmano senza capire e, una volta arrivati, non sono più in grado di tornare a casa[39].

L’incapacità delle monarchie di accettare l’umanità dei lavoratori

La polizia saudita arresta immigranti che protestano per poter lasciare il posto di lavoro e tornare a casa[40]

Questo trattamento disumano è alla base del contratto sociale che permette alle monarchie di continuare ad esistere. Gli immigrati devono pagare un welfare drogato dai proventi del petrolio, nel quale ai cittadini viene garantita una vita nel lusso in cambio dell’adesione alla monarchia. Per cui, se c’è una crisi del prezzo del petrolio, questa viene scaricata sulla Kafala con il taglio sugli stipendi, del cibo, dell’acqua[41]. Negli Emirati Arabi Uniti, il Paese con lo schiavismo più estremo, su 10 milioni di abitanti solo l’11% è composto da nativi, mentre il 60% viene da diversi paesi asiatici – e non fa nessuna differenza se paesi musulmani o no, gli stranieri sono tutti ugualmente sottoposti alla Kafala[42].

Naturalmente, ogni crisi congiunturale corrisponde ad un inasprimento delle condizioni umane degli operai della Kafala. Secondo il Business & Human Right Resource Centre, un istituto che analizza le denunce contro le aziende con sede nelle nazioni del Golfo, il numero degli impiegati stranieri che dichiarano di avere un accesso insufficiente al cibo ha segnato un aumento del 250% dall’ inizio della pandemia[43]. Siccome la pandemia ha portato con sé anche una crisi economica, le autorità saudite stanno riferito elaborando un sistema di copertura per i lavoratori che non hanno percepito lo stipendio stabilito[44] ed introducendo maggiori controlli tramite ispezioni sui posti di lavoro[45].

Per usufruire delle nuove modifiche, però, l’impiegato straniero dovrà rispettare determinate condizioni, tra cui l’aver lavorato con lo stesso datore per almeno dodici mesi dal suo ingresso in Arabia Saudita. Inoltre, le nuove normative si applicano a coloro che sono registrati in specifiche piattaforme online, volte soprattutto a controllare i lavoratori espatriati e a garantirne diritti e doveri, e tra le professioni escluse dalle modifiche della Kafala vi sono autista privato, bodyguard, collaboratore domestico, pastore e giardiniere[46].

Le agenzie delle Nazioni Unite, le Organizzazioni non governative per la difesa dei diritti dei migranti e le associazioni della società civile hanno accolto con favore le riforme del Qatar – annunciate il 30 Agosto 2020 dal Ministero dello sviluppo amministrativo, del lavoro e degli affari sociali (Ministry of Administrative Development, Labour and Social Affairs) e rese pubbliche sulla Gazzetta ufficiale (8 Settembre 2020), che ha notevolmente riordinato il quadro giuridico che regola il lavoro e le condizioni di vita dei lavoratori migranti nel paese[47].

A tale riguardo, le autorità del Qatar hanno abolito la clausola detta “No Objection Certificate” (NOC) – che costringeva i dipendenti a ottenere il consenso dei loro datori di lavoro per cambiare occupazione – e introdotto un salario minimo per tutti i tipi di lavoratori, indipendentemente dal settore di attività e dalla nazionalità. Non solo i nuovi emendamenti rappresentano un’innovazione sostanziale nella struttura del lavoro del Qatar, ma costituiscono anche un significativo successo a livello regionale. Infatti, da un lato il Qatar è il primo paese del Golfo ad aver rimosso la clausola NOC e, dall’altro, è il secondo paese – dopo il Kuwait – a pattuire un salario minimo per i lavoratori migranti[48].

Donne della Costa d’Avorio vendute a dei Libanesi come cameriere e vittime di stupri ed altre violenze[49]

Ovviamente, anche in Qatar la pandemia ha peggiorato la situazione, specie per gli immigrati, costretti a vivere in condizioni di sovraffollamento, quasi senza acqua e senza assistenza medica, mentre molte imprese hanno sospeso il pagamento dei salari, confinando i propri dipendenti in campi di lavoro o di detenzione come l’Area industriale, Barwa City o la Città del lavoro di Doha[50]. Le cose vanno ancora peggio in Libano, dove gli immigrati vengono ormai pagati in lire libanesi, che vengono svalutate quasi quotidianamente. Molti hanno perso il lavoro e non sanno come tornare a casa e vivono mendicando per strada[51].

Ovviamente, in queste condizioni la pressione internazionale aumenta. Se l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti ignorano questa pressione, gli altri paesi del Golfo sono preoccupati, ed hanno dato il via a varie misure per attenuare gli effetti più nefasti. Nel Kuwait, ad esempio, nel 2018 lo Stato ha concesso un’amnistia a tutti gli stranieri “irregolari” senza più un lavoro i quali avrebbero potuto lasciare il Paese senza temere multe e senza essere inseriti nella “lista nera” che avrebbe pregiudicato loro la possibilità di lavorare nuovamente nel Golfo[52]. L’Oman ha dichiarato che a partire dal 2021 consentirà ai lavoratori di cambiare occupazione senza dover ottenere il permesso da parte dello sponsor[53].

Andare oltre è quasi impossibile. Abolire la Kafala significa rimettere in discussione i pilastri del boom economico. Significa considerare gli impiegati come parte della popolazione e non come proprietà animale: i Paesi del Golfo non concedono accesso alla cittadinanza, se non a pochissime persone[54]. Un esempio: Sayed Ali Zakir Naqvi è un imprenditore pakistano, a capo di tre imprese, che da oltre trent’anni risiede in Qatar. Egli ha investito somme ingenti, ma a causa delle leggi sulla Kafala rimane un semplice impiegato, sotto la sponsorizzazione di un cittadino dell’emirato che è azionista di maggioranza. La legge del Qatar sancisce che un cittadino qatariota debba possedere come minimo il 51% delle quote di qualunque impresa registrata nel Paese[55].

Secondo Mustafa Quadri di Equidem Research, i tentennamenti che gravitano attorno alla cancellazione della Kafala rappresentano le sfide sociali poste dalla prospettiva di un pianeta senza petrolio e senza carbone, che tra le sue vittime secondarie avrà anche il paradigma di società su cui la regione del Golfo ha realizzato la sua storia moderna[56]. Per questo motivo, una via “etica” nello smantellamento della Kafala non è del tutto preclusa. Molti attivisti per i diritti umani e la tutela dei lavoratori stranieri sono giovani cittadini arabi del Golfo. È realistico ipotizzare che con il ricambio generazionale, con cittadini sempre più interconnessi al resto del globo, si accentui anche la consapevolezza verso i diritti fondamentali di questi lavoratori[57].

Ogni Paese arabo ha la sua Kafala

Un dormitorio degli operai immigrati negli Emirati Arabi Uniti[58]

Questa, come per altri paesi come Qatar ed Egitto[59], è una questione ormai politica portata avanti con grande determinazione da Amnesty International[60], oltre che umana[61]: anche in Libano[62] sono circa 250.000 i lavoratori domestici migranti, la maggior parte delle quali donne provenienti dall’Africa e dal Sud Est dell’Asia.

Se ci spostiamo in Arabia Saudita, la situazione è forse anche peggiore[63]: la cosiddetta schiavitù moderna non vede tutelati i più fragili, e considerato che quasi un terzo dei 34 milioni di abitanti dell’Arabia Saudita è costituita da forza lavoro migrante, anche questa diventa una questione politica: sotto la pressione delle ONG internazionali, comunque, ai migranti è stata data la libertà di spostarsi da un lavoro a un altro senza l’approvazione del datore di lavoro e la libertà di viaggiare fuori dal Regno se il datore di lavoro è stato informato[64]. Lo stesso vale per il Bahrain, che ha 1,8 milioni di abitanti, il 54% dei quali sono immigrati, schiavi della Kafala[65].

Il Governo si era finalmente impegnato ad abolire l’obbligo di richiedere il permesso per lasciare il paese al proprio datore di lavoro, ma la riforma poi veramente adottata ha tralasciato questo punto centrale[66]. La riforma[67] faceva parte del pacchetto presentato nel 2020[68] dal Ministero del Lavoro, delle Risorse Umane e dello Sviluppo Sociale denominato “LRI”[69], e costituisce un primo passo[70], sancito anche dal recente protocollo congiunto[71] tra Bahrain e Movimento dei Lavoratori delle Filippine[72] e dal recente incontro tra il Presidente Rodrigo Duterte e Sua Maestà King Hamad Bing Isa Al Khalifa[73]; dopo singole trattative con il Governo dell’India[74], il permesso di lasciare il Paese per gli indiani è stato finalmente concesso[75].

Fino al colpo di Stato, finanziato da Riyadh e Abu Dhabi, gli egiziani venivano considerati alla pari di un immigrato di qualunque altro Stato[76]. Solo dopo l’ascesa al potere di Al-Sisi la legge è stata cambiata, ed ora gli operai egiziani sono stati del tutto liberati dai vincoli della Kafala[77]. Nel Kuwait, le Filippine hanno negoziato un accordo simile[78]: l’Ambasciata di Manila aveva bloccato le assunzioni di forza lavoro nel 2020 a causa della morte di una ragazza maltrattata da un suo datore lavoro, per poi riaprirla al momento dell’accettazione di nuove condizioni, tra cui l’uso del telefono cellulare durante il periodo di riposo, la garanzia di un alloggio dignitoso, assistenza medica in caso di malattia e regolarità dei pagamenti del salario senza alcuna confisca dei documenti validi di identità da parte del datore di lavoro[79].

La pressione diplomatica esercitata dagli Stati occidentali è nata in seguito alle denunce degli ONG ed ai racconti orripilanti della stampa internazionale di singoli destini individuali[80]: come quello di Lensa Lelisa, una collaboratrice domestica etiope di 21 anni che, a Beirut, si è gettata da un balcone della casa del datore di lavoro perché cessassero gli stupri dei figli del padrone – una storia resa ancora più terribile dal fatto che il tribunale libanese ha assolto i suoi aguzzini[81]; o come quello della 22enne Salina, sfuggita, sempre a Beirut, alla violenza del suo datore di lavoro[82]; o come quello dei migranti edili siriani ammassati in condizioni disumane a Beirut, impegnati a costruire torri lussuose per la rinascita del Paese[83]. Come si vede, il Libano è tra i paesi, proprio perché è in bancarotta[84], che più esercita la crudeltà della Kafala[85]: donne[86], uomini, bambini[87] che vivono in scantinati in condizioni igieniche assurde e spesso muoiono di stenti durante i mesi di lavoro il Libano[88].

Le cose sono particolarmente gravi per immigrati che vengono dal Bangladesh: solo nel 2019, il Ministero del Benessere degli Espatriati di Dacca ha rilevato partono annualmente circa 50 mila donne, costrette a lavorare più di 15 ore al giorno a fronte di un salario di circa 250 dollari al mese, spesso retribuite solo al momento del licenziamento[89]. Le lavoratrici  che tentano di denunciare le privazioni, le molestie e le aggressioni, rischiano l’arresto o addirittura la vita, minacciate sia dai trafficanti che gestiscono il flusso di schiavi, sia dai loro datori di lavoro, specie in Arabia Saudita[90].

Immigrati etiopi salvati da Human Right Watch nella loro fuga dall’Arabia Saudita[91]

La ONG bengalese Ovibashi Karmi Unnayan Program[92] ha analizzato i dati di molte lavoratrici migranti di età diversa che sono sopravvissute agli abusi sul posto di lavoro, appurando numerose violazioni dei diritti umani[93]: il 61% delle donne ha subito torture fisiche già dal proprio reclutatore; l’86% ha affermato di aver fatto ritorno a casa senza aver percepito i salari pattuiti; il 90% delle lavoratrici non ha mai percepito veri contratti di lavoro né alcun tipo di riferimento in merito ai diritti sul lavoro domestico[94].

Ma questo non cambia nulla: nel 2015 il Bangladesh ha siglato un accordo bilaterale per garantire l’invio di manodopera verso l’Arabia Saudita, poiché, nonostante le condizioni di miseria e l’assenza di diritti sul lavoro, i salari inviati dalle lavoratrici rappresentano per il Bangladesh la seconda fonte di guadagno in valuta estera, dietro solo alla produzione nell’industria dell’abbigliamento[95].

Il 27 Giugno 2019, nel corso della 41a sessione del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, Americans for Democracy and Human Rights in Bahrain (ADHRB) ha messo in luce la situazione delle lavoratrici migranti negli Emirati Arabi Uniti e la loro vulnerabilità per mano dei loro datori di lavoro[96]. Si tratta di abusi in famiglia, segreti e nascosti dalle famiglie, il che rende impossibile combatterle anche nel momento in cui il governo davvero decidesse di farlo[97]. Le cose vanno ancora peggio nelle case dei ricchi libanesi, in cui vivono circa 250.000 migranti, quasi tutte donne africane (in prevalenza dall’Etiopia), impiegate come governanti, badanti e baby sitter: non le protegge nessuno[98].

La nostra coscienza sporca

L’ex Presidente del Consiglio italiano Matteo Renzi riceve a Firenze Mohammed Bin Zayed Al Nahyan, che poi inviterà Renzi a diverse conferenze ben retribuite negli Emirati Arabi Uniti[99]

Se, leggendo queste righe, vi siete scandalizzati, avete ragione. Ma, come sapete, i nostri governanti fanno spesso a gara a chi è più amico degli aguzzini: perché i paesi del Golfo Persico, specialmente Arabia Saudita ed Emirati Arabi, investono centinaia di miliardi nei paesi dell’Unione Europea[100]. Come dimostra l’esempio italiano, chi non la fa rischia immediate rappresaglie: negli anni passati l’amicizia personale tra il Presidente del Consiglio Matteo Renzi, il Ministro della Difesa emiratino Mohammed Bin Zayed Al Nahyan ed il Principe ereditario saudita Mohammed Bin Salman aveva garantito ricchi contratti alle imprese italiane, sponsorizzazioni sportive ed inviti ben retribuiti a conferenze nel Golfo Persico[101]. Quando il nuovo governo, diretto da Mario Draghi, ha deciso di sospendere le forniture d’armi usate per il genocidio dello Yemen[102], gli Emirati Arabi Uniti hanno vietato lo spazio aereo ai velivoli italiani – un passo diplomatico estremo, paragonabile ai prodromi di una dichiarazione di guerra[103].

Quello che i nostri politici e le nostre aziende devono comprendere, è che il razzismo degli arabi del Golfo Persico, che considerano bestie i lavoratori immigrati, equivale anche per le popolazioni occidentali. Finché siamo in grado di difenderci, tecnologicamente, militarmente e diplomaticamente, le cose possono continuare così. Gli arabi hanno bisogno dei nostri mercati. Ma attenzione a quel giorno in cui i rapporti di forza dovessero cambiare, o a quello in cui il petrolio dovesse divenire, per il riscatto ambientale del pianeta, del tutto irrilevante. Ci si può aspettare di tutto.

 

[1] https://www.europarl.europa.eu/doceo/document/E-7-2014-000977_IT.html?redirect
[2] http://www.mondopoli.it/2020/11/03/il-sistema-della-kafala-in-qatar-una-riforma-incompleta/
[3] https://www.cfr.org/backgrounder/what-kafala-system
[4] https://assets.hcch.net/docs/c822ef12-cea4-454d-8b32-a880d0c3d67c.pdf ; https://www.cfr.org/backgrounder/what-kafala-system
[5] https://www.nytimes.com/2019/12/05/sports/fifa-teixeira-qatar-2022-bribes.html ; https://www.rte.ie/sport/soccer/international/2013/0724/464396-qatar-world-cup-a-mistake-fifa-executive/ ; https://www.theguardian.com/football/2014/may/16/sepp-blatter-qatar-2022-world-cup-mistake
[6] https://www.lifegate.it/mondiali-di-calcio-qatar-2022-violazioni-diritti-umani
[7] https://www.huffingtonpost.it/2017/10/26/il-qatar-vuole-eliminare-la-kafala-la-moderna-forma-di-schiavitu-che-ha-causato-la-morte-di-migliaia-di-lavoratori-migranti_a_23256556/ ; https://sport.sky.it/calcio/2013/09/26/scandalo_mondiali_qatar_2022_operai_nepalesi_senza_paga_e_acqua
[8] https://www.amnesty.org/en/latest/campaigns/2016/03/qatar-world-cup-of-shame/
[9] https://www.theguardian.com/football/2021/mar/26/germany-players-add-support-over-human-rights-before-qatar-world-cup
[10] https://www.bbc.com/news/world-middle-east-35931031
[11] https://www.britannica.com/biography/Sheikh-Tamim-ibn-Hamad-Al-Thani
[12] https://www.huffingtonpost.it/2017/10/26/il-qatar-vuole-eliminare-la-kafala-la-moderna-forma-di-schiavitu-che-ha-causato-la-morte-di-migliaia-di-lavoratori-migranti_a_23256556/  ; https://www.aljazeera.com/news/2021/3/14/saudi-arabias-long-awaited-kafala-reform-goes-into-effect
[13] https://www.risetopeace.org/2021/01/03/labor-reform/asidhu/
[14] https://wafoman.com/2020/06/16/oman-takes-a-step-towards-abolishing-kafala/?lang=en e https://www.amnesty.org/en/countries/middle-east-and-north-africa/oman/report-oman/ e https://www.refworld.org/pdfid/578642114.pdf
[15] https://www.haaretz.com/middle-east-news/.premium-vaccine-nationalism-in-the-gulf-kuwait-s-cruel-covid-caste-system-1.9617911
[16] https://curia.europa.eu/jcms/upload/docs/application/pdf/2020-09/ndr_2018-008_neutralisee-finalisee-en.pdf
[17] https://www.albawaba.com/business/lebanon-kafala-system-racism-and-collapsing-economy
[18] https://www.acistampa.com/story/rifugiati-la-caritas-italiana-segnala-il-dramma-della-kafala-in-libano-11710
[19] https://bunewsservice.com/abuse-against-migrant-domestic-workers-in-jordan-heightened-during-pandemic/  e https://www.pri.org/stories/2019-06-14/maids-sale-how-ads-trap-women-modern-day-slavery-jordan
[20] https://www.al-monitor.com/originals/2020/11/egypt-workers-saudi-arabia-labor-reforms-kafala.html
[21] https://www.hrw.org/news/2016/06/11/somali-domestic-workers-risk-ramadan-departures-dawn
[22] https://www.theguardian.com/global-development/2021/mar/23/alone-oman-covid-worsens-abuse-trafficked-women-africa
[23] https://left.it/2021/02/06/ma-che-bel-rinascimento-sulla-pelle-degli-schiavi/  ; https://www.cfr.org/backgrounder/what-kafala-system
[24] https://it.insideover.com/economia/l-importanza-di-un-mercato-del-lavoro-piu-moderno-in-qatar.html
[25] https://en.prothomalo.com/international/middle-east/qatar-abolishes-long-criticised-kafala-employment-system-ilo
[26] https://www.aljazeera.com/economy/2021/3/20/qatar-reforms-to-labour-laws-have-transformed-the-market
[27] https://www.aljazeera.com/features/2021/3/15/labour-law-changes-are-qatars-migrant-workers-better-off
[28] https://www.notiziegeopolitiche.net/qatar-la-nuova-legge-sul-salario-minimo-a-tutela-dei-lavoratori-migranti/
[29] http://nena-news.it/nena-in-pillole-palestina-qatar-turchia/
[30] https://publications.iom.int/system/files/pdf/other_migrant_crisis.pdf e https://www.adhrb.org/2016/06/10066/
[31] https://reliefweb.int/report/world/human-rights-middle-east-and-north-africa-review-2019-enar
[32] https://www.terrasanta.net/2019/05/si-scrive-kafala-si-legge-schiavitu/
[33] https://orientxxi.info/magazine/golfo-l-impossibile-riforma-dei-diritti-dei-lavoratori-stranieri,4459
[34] https://miheroo.com/page/what-is-kafala
[35] http://wikits.fqts2020.it/index.php?title=Sfruttamento_in_Medio_Oriente:_La_Kafala_e_i_lavoratori_stranieri
[36] https://www.fairwork.nu/en/2018/12/11/the-kafala-system-explained/
[37] https://www.hrw.org/tag/kafala-system
[38] https://www.europarl.europa.eu/doceo/document/E-7-2014-000977_IT.html?redirect
[39] https://www.migrant-rights.org/2015/06/kafala-as-a-business-kafeel-as-a-career/  ; https://www.ilo.org/wcmsp5/groups/public/—arabstates/—ro-beirut/documents/publication/wcms_552697.pdf
[40] http://www.asianews.it/notizie-it/Arabia-Saudita,-pugno-di-ferro-contro-la-rivolta-dei-lavoratori-migranti-29557.html
[41] https://orientxxi.info/magazine/golfo-l-impossibile-riforma-dei-diritti-dei-lavoratori-stranieri,4459
[42] https://www.cia.gov/the-world-factbook/static/855584b2f42e4017f0c641811154d3af/AE-summary.pdf ; https://carnegieendowment.org/2020/07/07/uae-s-kafala-system-harmless-or-human-trafficking-pub-82188
[43] https://orientxxi.info/magazine/golfo-l-impossibile-riforma-dei-diritti-dei-lavoratori-stranieri,4459
[44] https://sicurezzainternazionale.luiss.it/2021/03/15/larabia-saudita-modifica-le-regole-lavoro-gli-immigrati/
[45] https://sicurezzainternazionale.luiss.it/2021/03/15/larabia-saudita-modifica-le-regole-lavoro-gli-immigrati/
[46] https://sicurezzainternazionale.luiss.it/2021/03/15/larabia-saudita-modifica-le-regole-lavoro-gli-immigrati/
[47] http://www.mondopoli.it/2020/11/03/il-sistema-della-kafala-in-qatar-una-riforma-incompleta/
[48] http://www.mondopoli.it/2020/11/03/il-sistema-della-kafala-in-qatar-una-riforma-incompleta/
[49] https://www.infomigrants.net/en/post/20273/more-ivorian-women-smuggled-into-slavery-and-sexual-abuse
[50] http://www.mondopoli.it/2020/11/03/il-sistema-della-kafala-in-qatar-una-riforma-incompleta/
[51] http://nena-news.it/libano-resta-in-vigore-la-kafala-che-opprime-i-lavoratori-migranti/
[52] https://www.treccani.it/magazine/atlante/geopolitica/L_allentamento_della_Kafala.html
[53] https://www.treccani.it/magazine/atlante/geopolitica/L_allentamento_della_Kafala.html
[54] https://orientxxi.info/magazine/golfo-l-impossibile-riforma-dei-diritti-dei-lavoratori-stranieri,4459
[55] https://orientxxi.info/magazine/golfo-l-impossibile-riforma-dei-diritti-dei-lavoratori-stranieri,4459
[56] https://orientxxi.info/magazine/golfo-l-impossibile-riforma-dei-diritti-dei-lavoratori-stranieri,4459
[57] https://www.treccani.it/magazine/atlante/geopolitica/L_allentamento_della_Kafala.html
[58] https://wcownews.typepad.com/globalmedia/2015/04/slavery-censored-in-dubai.html
[59] https://www.al-monitor.com/originals/2020/11/egypt-workers-saudi-arabia-labor-reforms-kafala.html
[60] https://www.amnesty.org/en/latest/news/2019/04/lebanese-government-must-end-exploitation-and-shocking-abuse-of-migrant-domestic-workers/
[61] https://www.amnesty.org/en/latest/campaigns/2019/04/lebanon-migrant-domestic-workers-their-house-is-our-prison/
[62] https://www.hrw.org/news/2018/04/06/lebanon-migrant-workers-abuse-account
[63] https://www.dw.com/en/saudi-kafala-labor-reforms-leave-devil-in-the-detail/a-55511689
[64] https://english.alarabiya.net/News/gulf/2021/03/14/Saudi-Arabia-s-labor-reforms-to-kafala-sponsorship-system-comes-into-effect-Sunday
[65] https://www.cia.gov/the-world-factbook/static/0c698595c3065357ad154aa5db9d7e98/BA-summary.pdf
[66] https://www.hrw.org/news/2021/03/25/saudi-arabia-labor-reforms-insufficient
[67] https://english.alarabiya.net/News/gulf/2021/03/14/All-the-changes-to-Saudi-Arabia-s-kafala-sponsorship-system
[68] https://hrsd.gov.sa/sites/default/files/1112020.pdf
[69] https://www.roedl.com/insights/saudi-arabia-reform-of-kafala-system-comes-into-force
[70] https://www.manilatimes.net/2021/01/03/news/national/bahrain-well-still-protect-ofws/821691/
[71] https://www.philstar.com/headlines/2021/03/08/2082909/review-ofw-deployment-protocols-sought-after-reported-abuse-middle-east
[72] https://www.arabnews.com/node/1825371/world
[73] https://globalnation.inquirer.net/193028/ph-commits-to-work-with-bahrain-in-advocating-reforms-in-kafala-system
[74] https://bcfocus.com/united-arab-emirates-migrant-workers-will-be-able-to-change-jobs-in-saudi-arabia-millions-of-indian-workers-will-benefit-saudi-arabia-reforms-labor-laws-grants-foreign-workers-exemption-from-kafa/
[75] https://gulfnews.com/world/gulf/saudi/saudi-arabia-expats-rejoice-as-new-kafala-system-officially-comes-into-effect-1.77828271
[76] https://www.egypttoday.com/Article/1/99661/Egyptian-workers-in-Saudi-Arabia-not-subjected-to-Kafala-system
[77] https://www.trtworld.com/opinion/do-sisi-s-policies-endanger-egyptians-abroad-43880
[78] https://www.swissinfo.ch/spa/kuwait-filipinas_kuwait-permite-móvil-y-8-horas-de-descanso-a-empleadas-del-hogar-filipinas/46460030
[79] https://nena-news.it/kuwait-giro-di-vite-contro-gli-expat/
[80] https://www.bloomberg.com/news/articles/2020-09-17/why-labor-rules-are-such-a-big-issue-in-persian-gulf-quicktake-kf6u0xl0 ; https://thisislebanon.news/categories/case-of-kafala-abuse/bpage/2/ ; http://www.fides.org/it/news/65951-ASIA_LIBANO_La_kafala_strumento_di_oppressione_per_le_donne_africane_immigrate
[81] https://www.equaltimes.org/abused-ethiopian-domestic-worker?lang=en
[82] https://gen.medium.com/the-middle-easts-kafala-system-imprisons-millions-of-women-172d191a1fa1
[83] https://www.business-humanrights.org/en/latest-news/lebanon-syrian-construction-workers-suffer-from-poor-living-conditions-and-sponsorship-system-restrictions/
[84] https://foreignpolicy.com/2021/03/23/kafala-lebanon-economic-crisis-human-rights/
[85] https://www.ilo.org/beirut/media-centre/news/WCMS_755008/lang–en/index.htm ; https://odi.org/en/publications/from-exclusion-to-resistance-migrant-domestic-workers-and-the-evolution-of-agency-in-lebanon/ ; https://www.hrw.org/news/2020/10/30/lebanon-blow-migrant-domestic-worker-rights
[86] https://raisinahouse.org/rejuvenate-afghanistan/f/kafala-system-lebanons-war-in-peace
[87] https://www.humanrightspulse.com/mastercontentblog/lebanons-adoption-of-the-standard-unified-contract-could-be-one-step-closer-to-abolishing-the-kafala-system
[88] https://qz.com/africa/1924751/african-workers-in-lebanon-stranded-and-unpaid-by-kafala-labor/
[89] https://nena-news.it/larabia-saudita-tortura-le-domestiche-bengalesi-in-nome-del-guadagno-dei-due-stati/
[90] https://nena-news.it/larabia-saudita-tortura-le-domestiche-bengalesi-in-nome-del-guadagno-dei-due-stati/
[91] https://www.hrw.org/news/2019/08/15/ethiopians-abused-gulf-migration-route
[92] http://okup.org.bd/
[93]https://nena-news.it/larabia-saudita-tortura-le-domestiche-bengalesi-in-nome-del-guadagno-dei-due-stati/
[94] https://nena-news.it/larabia-saudita-tortura-le-domestiche-bengalesi-in-nome-del-guadagno-dei-due-stati/
[95] https://nena-news.it/larabia-saudita-tortura-le-domestiche-bengalesi-in-nome-del-guadagno-dei-due-stati/
[96] https://www.adhrb.org/it/2019/06/adhrb-condanna-la-violazione-dei-diritti-delle-lavoratrici-migranti-negli-emirati-arabi-uniti-alla-41esima-sessione-dellhrc/
[97] https://www.adhrb.org/it/2019/06/adhrb-condanna-la-violazione-dei-diritti-delle-lavoratrici-migranti-negli-emirati-arabi-uniti-alla-41esima-sessione-dellhrc/
[98] http://nena-news.it/libano-resta-in-vigore-la-kafala-che-opprime-i-lavoratori-migranti/
[99] https://www.lanazione.it/firenze/politica/renzi-invita-principe-emirati-arabi-1.1371529
[100] https://webgate.ec.europa.eu/isdb_results/factsheets/country/overview_saudi-arabia_en.pdf ; https://www.emirates.com/english/about-us/our-communities/our-global-presence/emirates-and-the-eu/
[101] https://www.firenzepost.it/2015/10/06/firenze-matteo-renzi-accoglie-in-palazzo-vecchio-il-principe-arabo-mohammed-bin-zayed-al-nahyan/ ; https://www.ilpost.it/2021/01/28/renzi-arabia-saudita-video/
[102] https://www.avvenire.it/attualita/pagine/yemen-governo-revoca-export-di-bombe-verso-coalizione-saudita-plauso-della-societa-civile
[103] https://sicurezzainternazionale.luiss.it/2021/06/09/tensioni-italia-emirati-arabi-uniti-convocato-lambasciatore/

TAG:
CAT: immigrazione, Medio Oriente

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