I muri d’Europa nell’era di Internet

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21 Settembre 2015

Le vicende in corso in vari Paesi d’Europa in riferimento alle migrazioni hanno posto in evidenza questioni molto complesse relative alla costruzione di muri quale che sia l’elemento materiale adoperato. In riferimento alla questione posta soprattutto dall’Ungheria si sono poste in evidenza varie questioni concernenti la libertà di circolazione all’interno dell’Europa, non sempre caratterizzata dal trattato di Schengen. Sembra che vi siano ormai numerosi approfondimenti concernenti lo scontro tra la cultura dell’accoglienza e quella del respingimento: la prima finisce con l’essere considerata una sorta di premessa ideale del “buonismo”, mentre la seconda sarebbe sostanzialmente ancorata ad una qualche forma di xenofobia o persino di razzismo.

In questo contesto si sta con molta difficoltà passando ad una prospetti che non si limiti ad una vera e propria emergenza per guardare ad una prospettiva ad una sostanziale integrazione di queste folle di profughi nel contesto sociale ed economico dei paesi di arrivo stabile dei profughi medesimi. Si discute pertanto di questioni di spazio e di tempo: i muri sono stati infatti costruiti a loro volta prima dell’attuale muro Ungherese, perché spazio e tempo sono proprio le due coordinate di fondo che hanno costruito le ragioni sostanziali che hanno indotto questo o quel popolo a costruire muri.

Ma l’avvento di internet ha cambiato proprio le due dimensioni di spazio e di tempo. Per quel che concerne lo spazio internert ha infatti sostanzialmente azzerato la distanza dei popoli: i muri infatti tendevano e tendono prevalentemente a proteggersi da chi è fisicamente vicino, mentre per i popoli lontani non può esistere che li separino. Per quel che concerne il tempo i muri hanno finito e finiscono con il rappresentare una qualche forma anche orgogliosa della difesa del passato.

Ci si può illudere che i muri servano pertanto a difendersi dai vicini o salvaguardare il proprio passato soprattutto se questo e fortemente caratterizzato da una forte identità etnia come nel caso dell’Ungheria; mentre per quel che concerne lo spazio si finisce con l’entrare in collisione con Shengen (sempre che si tratti di Paesi che hanno aderito o stanno per aderire a Shengen). Internet ha cambiato e sta cambiando radicalmente proprio le coordinate di spazio e tempo e sta ponendo in gravissima difficoltà la stessa distinzione tra rifugiati e immigrati economici verso la quale sembra che si stia orientando l’Europa.

Per quel che concerne lo spazio è infatti molto probabile che sarà sempre più difficile distinguere i profughi che scappano da una guerra in corso ( Siria e Eritrea ) da quelli che provengono da luoghi nei quali vi è stata una vera e propria guerra ( Libia; Somalia e Irak ). Per quel che concerne il tempo saremo sempre più in presenza di saper andare oltre sia l’esperienza britannica del multiculturalismo sia l’esperienza Francese dell’assimilazione. L’una e l’altra- peraltro – provengono da due molto significative esperienze coloniali, all’origine delle quali vi è stata una qualche conclamata superiorità della nazione colonizzante. Internet sta per tanto cambiando radicalmente le due dimensioni che hanno indotto alcuni popoli europei o ad utilizzare il muro soprattutto per far fronte all’emergenza in atto o a stentare a costruire vere e proprie politiche di integrazione che partano dal principio di eguaglianza degli esseri umani e non dall’affermazione di una qualche e propria superiorità.

Non già dunque alternativa tra buonismo e xenofobia ma la ricerca faticosa e difficile soprattutto per noi europei di un nuovo equilibrio che tenga conto non solo degli aspetti fondamentali della globalizzazione economica ma anche quelli sostanziali del diritto al benessere compatibile con le strutture sociali di ciascun paese.

TAG: europa, immigrazione
CAT: immigrazione, Politiche comunitarie

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