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Immobiliare

Prima casa? Macchè! Potrebbe anche essere la seconda o la terza!

di Mariassunta D'Alessio
10 Settembre 2015

Ieri sera a In Onda Cacciari ha fatto notare una cosa che ho sempre pensato anch’io… togliere l’Imu alla prima casa creerebbe solo problemi di disuguaglianza e penalizzerebbe di più chi paga onestamente le tasse.

Primo perchè, come ha spiegato anche lui, nei nuclei familiari i vari conviventi possono essersi intestati prime, seconde, terze, etc … case, e risulterebbero solo prime case e quindi nessuno pagherebbe nulla. Secondo, perchè fino a quando la riforma non rivoluzionerà e cambierà il metodo di valutazione portandola da vani a metri quadrati, ora una casa di 500 metri quadri ha lo stesso valore di una di 100.
Conosco bene il lavoro degli uffici catastali perchè dopo un periodo di precariato nella scuola ho lavorato per una decina di anni proprio in uno questi uffici provinciali. Un ufficio catastale di suo evoca polvere e ragnatele ed è sempre citato da chi scrive quando si vuole definire l’impiegato italiano, mediocre e mezza calzetta.
Anni fa in un’intervista anche le sorelle Fontana si sbilanciarono dicendo che i loro abiti non erano certo alla portata delle impiegate catastali. E in letteratura dicono la stessa cosa, quando vogliono mettere in evidenza grigiore e mediocrità. Ma anche il catasto, come altri uffici, e forse più degli altri, si è evoluto e informatizzato. E la mediocrità appartiene al catasto, tanto quanto agli altri uffici statali, i cui lavoratori tutti, una volta venivano definiti “mezze maniche” perchè indossavano dei rotoli di stoffa sopra le giacche per non sporcarsi di inchiostro. Negli anni 80, in alcune sedi, tra cui la mia, venne avviata l’informatizzazione dei beni patrimoniali così da accantonare i vecchi registri formati da libroni vecchi e fogli volanti. Il materiale da acquisire venne inviato via mare in Albania e il lavoro dato in appalto a un’azienda del luogo. Tante cose si sono perse e inutile è parlare di errori di digitalizzazione… nomi sbagliati, numeri non corretti; insomma parecchio da rivedere e rimetterci le mani. E infatti io lavoravo proprio al centro informatico e con i colleghi cercavo di rimettere a posto tutte quelle “evidenze” venute fuori in sede di elaborazione. Fu quella l’epoca in cui il catasto passò dalle mezze maniche ai ….”camici bianchi”. Sì, perchè nei Centri di Elaborazione Dati, ambienti considerati asettici, si entrava solo con l’immacolato camice. Descrissi  questo passaggio epocale, così ben figurato e simbolicamente rappresentato, in uno scritto concorsuale. Apriti cielo! Venni platealmente contestata da quegli anziani e grigi commissari che mi diedero della visionaria e della scorretta perchè offendevo la categoria con la prima citazione e la paragonavo agli infermieri con la seconda. Ma dove vivevano? Inutile dire che mi penalizzarono nel punteggio e tanto danno mi hanno creato.
Ma torniamo alle prime case. L’informatizzazione ha dato delle regole difficilmente aggirabili anche se il catasto rimane quello che è. Non probatorio, vale a dire che non dà prova legale sul proprietario e neanche della posizione dei confini segnati sulle mappe. Non è completamente aggiornato e poco può verso chi non denuncia la propria casa. Insomma c’è ancora molto lavoro da fare. Ma se le cose stanno così e se comunque ad oggi si stima che l’80 per cento degli italiani risulta proprietario di case, prechè togliere questa tassa equa che in molti Paesi del mondo viene pagata? E se si toglie l’Imu, non avverrà poi come successe con l’Ici, che dovettero rimettere la tassa patrimoniale più alta di prima? E se ci sono tutte queste ingiustizie e sottobanco anche tanti imbroglietti tollerati e difficilmente scovati per cui i furbetti pagano le seconde case come prima casa, non occorrerà forse prima rivedere qualcosa? Le tasse sul lavoro per esempio…e non certo per far comprare gli abiti delle Fontana alle impiegate catastali, ma per far vivere chi lavora in maniera dignitosa. E per rilanciare i consumi.

casa dolce casa
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