Cogestione, la cura per sanare le aziende in crisi

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30 Settembre 2022

“Per loro non è così difficile come sarebbe per noi, come se la gente che cresce negli slum non potesse immaginare nient’altro che gli slum. Perché quello che ho visto sulla sua faccia non era la sofferenza inebetita dell’animale. Sapeva benissimo cosa le stava accadendo. Comprendeva altrettanto bene, quanto me, che terribile sorte fosse quella di starsene in ginocchio, al freddo su pietre scivolose, sul retro di una baracca, a frugare con un bastone in un tubo di scarico intasato dalla sporcizia”

Quando l’Italia era governata da uomini di alto livello politico, per i quali tutelare l’interesse del Popolo e cioè di tutti i cittadini, significava emanare leggi conformi alla costituzione, che di quegli interessi era espressione, la filiera della produzione, trasporto e distribuzione del gas e dell’’ elettricità, era stata nazionalizzata ai sensi dell’articolo 43 della Costituzione, divenendo oggetto della “proprietà collettiva demaniale” del Popolo e così sottratta alle variazioni, continue e imprevedibili, dei prezzi di mercato.
La gestione di detta filiera fu affidata a due Enti pubblici economici: L’Eni e l’Enel, i quali non dovevano accumulare profitti, ma solo coprire l’ammontare dei costi, vendendo i loro prodotti a “tariffa”, il cui ricavato era comunque fonte di guadagno per lo Stato. E l’Italia, posti al sicuro questi due fattori di sviluppo dell’economia, viaggiava tranquilla sulla via del progresso economico, pervenendo a quello che fu definito “il miracolo economico italiano” degli anni sessanta.
Sennonché, agli inizi degli anni novanta del secolo scorso, con l’avvento del capitalismo, tutto è stato messo in concorrenza sul mercato generale, in modo da far godere a ognuno dei prezzi più bassi. Pressata dall’idea di dover entrare nell’Unione europea e, quindi, nella zona euro, la politica italiana vi dette credito senza pensare che questa opportunità era stata studiata a tavolino, al fine di sostituire il sistema economico di stampo kenesiano, che avvantaggiava tutti, secondo i canoni dell’uguaglianza e della “solidarietà politica, economica e sociale” (art 2 Cost) per sostituirlo con un sistema ispirato al pensiero neoliberista, che avvantaggiava i ricchi, sia che fossero persone singole, sia che fossero Stati.
Dinanzi uno scenario di economia di guerra, caratterizzato da shock energetico, rivolta delle bollette, famiglie e imprese in difficoltà, dopo due anni di pandemia che hanno ferito il Paese, sarebbe il caso di riprendere in mano l’articolo 46 della Costituzione: “la Repubblica riconosce il diritto dei lavoratori a collaborare, nei modi e nei limiti stabiliti dalla legge, alla gestione delle aziende”.
Sarebbe necessario che la politica trovasse soluzioni coraggiose per far ripartire il Paese su basi più giuste. I tedeschi la chiamano cogestione oppure come si espresse Letta al momento di diventare segretario del Pd “economia della condivisione”. È fondamentale che i lavoratori possano condividere e determinare il futuro delle imprese, in un ruolo di classe dirigente e non più come dipendenti retribuiti e sfruttati. Oltre a polemizzare sull’eredità politica e morale di Tony Blair – ricordato in Inghilterra come liar, il bugiardo, per aver scatenato la guerra in Iraq condividendo le falsità americane sull’arma letale di Saddam Hussein- Letta, Calenda, Renzi, Conte e tutto il resto del circo potrebbe dedicarsi ad una proposta straordinaria per tempi straordinari, facendo, magari, della cogestione una strada utile per la crescita economica e democratica del Paese.
In Germania, il mondo del lavoro voleva assumere un ruolo di primo piano nella rinascita del Paese dopo la tragedia del nazismo e della guerra. Il progetto trovò una piena legittimazione politica con Willy Brandt che impose una cogestione alle aziende industriali con oltre 2000 addetti. In Germania, con una legge di Stato, il lavoro è rappresentato nei consigli di sorveglianza che definiscono le strategie, controllano l’operato del manager e intervengono su operazioni straordinarie, chiusure e cessioni.

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