Anche a Berlino l’infotainment vince sulla politica

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20 Settembre 2021

Manca meno di una settimana al voto per il Bundestag e per la Cancelleria tedesca. Domenica sera è andato in onda l’ultimo dibattito in cui i tre principali candidati si sono affrontati secondo lo stile in uso da decenni negli Stati Uniti. Il risultato è simile a quello americano: a giochi fatti si discute di tutto (simpatia, brillantezza, eleganza, prudenza e sicurezza dei candidati), tranne che di politica.

Annalena Baerbock, candidata dei Verdi, è stata quella che ha parlato più chiaramente: il suo partito appoggia la proposta socialdemocratica dell’introduzione di un salario minimo di 12 € l’ora (che i democristiani rifiutano recisamente) e chiede una svolta ecologista del sistema industriale, non importa a quale prezzo. Tutti i trabocchetti retorici sono falliti: Laschet (CDU) non ha ripetuto le accuse contro la corruzione dei governi locali della SPD; l’intero tema dell’immigrazione è stato rimosso; l’allarme sul terrorismo di destra e quello del fondamentalismo musulmano sono stati confermati, ma in modo sensato e non populistico, da ognuno dei candidati; e sull’economia sono state evitate cifre, proprio per evitare di essere contraddetti, così come sul suggerimento di quale coalizione quale partito preferirebbe (solo Laschet, ridicolmente, ha accennato al “pericolo comunista”, ma è stato accolto dal gelo di tutti, moderatrici comprese. In realtà sono tutti d’accordo che il vero problema sia (giustamente) la crescita dell’ennesima ondata filonazista.

Dobbiamo rifiutarci di giocare lo stesso gioco dell’infotainment italiano. Me ne impippo di chi sia stato più bravo, più di sinistra, e di quali partiti (dovranno essere, per la prima volta, almeno tre, altrimenti non si raggiunger la maggioranza) sosterranno quale Cancelliere. Mi interessa la politica che sta per essere scelta dalla Germania – la locomotiva d’Europa. Prima di tutto sulla politica energetica: Annalena Baerbock ha detto chiaramente che, per impedire che, fra 20 anni, la temperatura sia salita di 3°, bisogna decuplicare l’impegno e gli investimenti. Olaf Scholz le dà ragione, Armin Laschet invece propone una Germania ambientalmente neutrale – lui e Laschet concordano su un rinvio di 15 anni sulla decisione di misure più stringenti. Questo significa che, non importa chi vincerà, la Germania non farà nulla (non ci sarà una maggioranza in Bundestag per un cambiamento) e che ci saranno ancora misure per il sostegno dell’industria automobilistica e dell’acciaio così come sono oggi. Restando confermata la lenta uscita dal nucleare, decisa con un referendum anni fa, non ci sono alternative.

Ma sono gli argomenti di cui non si è parlato affatto, quelli che sono più importanti. A partire dalla (giusta) polemica sull’intervento della procura di Osnabrück, che ha ordinato un sequestro nei locali del ministero diretto da Scholz, allo scopo di insinuarne la corruttela. Una misura che non ha fatto che confermare l’innocenza del candidato socialdemocratico, ma che pone l’accento sul fatto che, in Germania, i magistrati sono di nomina politica. Guardando a ciò che sta succedendo in Italia, da Palamara in poi, non sono sicuro che sia solo un male. Ma il fatto che la giustizia sia gestita dalla politica ha come conseguenza che la stabilità del sistema viene pagata con la totale mancanza di trasparenza della macchina burocratica ed una certa quota di soprusi.

Sui temi economici viene taciuto che siano tutti collegati tra loro, ovviamente, perché richiedere maggiori misure di sostegno sociale significa aumentare le tasse o aumentare (attraverso l’immigrazione) il numero dei tassati. È chiaro che, a parte la CDU, gli altri (industria compresa, e credo che questo sia il vero motivo per cui Scholz sarà Cancelliere) preferiscono aumentare la presenza di stranieri in Germania: per esperienza personale, il grande numero di rifugiati siriani che si sono rifatti una vita in questo grande Paese è visibile in tutti i ceti e tutte le professioni – a partire dal sistema sanitario e quello educativo, nei quali i tedeschi hanno ancora buchi enormi di personale specializzato da riempire. Il modello integrativo, che garantisce ai Siriani trattamenti pari ai Tedeschi (sia a livello di posizione sociale che economica), è un assoluto successo: un cittadino asiatico rispettato dalla comunità, che guadagna bene e si sente al sicuro, sarà magari un fervente credente di una qualsiasi religione, ma non ha voglia di piantare grane – ed ha di fronte a sé, per i propri figli, la prospettiva di una naturalizzazione che li porterà presto ad essere tedeschi al 100% , alla faccia della nostra (italiana) stupida discussione sullo ius soli.

Nessun accenno alla politica estera, nemmeno a quella europea – il che vuol dire, probabilmente, che sono tutti d’accordo. Ma nemmeno sulla debolezza delle banche: per la Germania è impossibile un aumento del debito pubblico per sostenere cittadini deboli o nuovi investimenti, perché il risparmio privato è una coperta cortissima e di cui si è abusato nel passato, specie nelle disastrose privatizzazioni, prima fra tutte quella delle ferrovie, che sta costando miliardi in uno sciopero di cui non si vede la fine ed in un peggioramento apparentemente irreversibile della qualità del servizio. Il fatto che le banche tedesche non possano sostenere lo sforzo necessario per la riconversione ambientale è una spada di Damocle che andrebbe affrontata, ma di cui nessuno ha avuto il coraggio di parlare.

La sensazione è che in Germania, come in Italia, i leader politici inseguano l’elettore, e non vogliano influenzarlo – e che si occupino esclusivamente degli elettori superficiali, annoiati, disinteressati o futilmente arrabbiati. Questo non cambia nulla alle questioni fondamentali. Una delle soluzioni è quella italiana attuale: un presidente del consiglio espressione di una necessità generale condivisa, ma il cui programma non è capito quasi da nessuno, perché ha fatto delle scelte chiare dove necessario e (giustamente) non ha impiegato tempo per discuterle. Un’altra, in un Paese come la Germania, nel quale il cancelliere ha davvero un forte potere di indirizzo politico, è la creazione di un vuoto decisionale – ed ho il timore che questa sia la via imboccata dalla Germania, a meno che non esista un consenso diffuso e solidissimo tra potenti, di cui all’esterno non si parla, per fare in modo che la “scelta giusta” sia fatta in barba all’elettorato. Che, come in Italia, purtroppo accetta come benvenuta ogni rinuncia alla corresponsabilità.

TAG:
CAT: infrastrutture e grandi opere, macroeconomia

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