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Ambiente

Le scie chimiche esistono

di Ilaria Negri
8 Aprile 2015

Le scie chimiche esistono. Esse sono fatte di sostanze che si disperdono nell’aria, spesso così microscopiche da penetrare con facilità il nostro corpo e circolare liberamente, raggiungendo qualsiasi tessuto e organo. Non ci sono barriere o filtri per queste sostanze e, soprattutto, non ci sono dosi tollerabili: persino una singola sostanza può provocare danni anche letali.

Ma che cosa sono esattamente queste sostanze? Chi le produce?

Di certo le scie chimiche non sono quegli striscioni bianchi che attraversano il cielo azzurro, a seguito del volo degli aeroplani; o, se vogliamo essere rigorosi, non vi è uno straccio di prova che dimostri che gli aeroplani riempiano di sostanze tossiche (metalli pesanti in primis) i nostri cieli e, per ricaduta, il suolo.

L’ambiente, il nostro ambiente, ogni giorno viene certamente inquinato da sostanze più o meno tossiche, ma gli areoplani non ne sono i principali responsabili: chi emette scie chimiche – quelle scie chimiche che ci interessano davvero e con le quali abbiamo quotidianamente a che fare – sono il traffico stradale, le industrie, gli inceneritori, i cementifici, l’attività agricola.

Tutte queste attività umane, infatti, emettono miriadi di particelle, note ai più sotto il nome generico di PM10, che ne designa la dimensione massima di 10 millesimi di millimetro: la loro composizione chimica a volte è molto complessa e snaturata, spesso contengono metalli pesanti e, a seconda del processo che le produce e degli elementi chimici coinvolti, possono avere forme peculiari (quasi perfettamente sferiche) e curiosi disegni sulla superficie. Le dimensioni di queste particelle possono essere persino inferiori a qualche manciata di nanometri (milionesimi di millimetro) e più esse sono microscopiche, più sono insidiose. Patologie cardiovascolari, respiratorie, il cancro sono solo alcune delle più gravi conseguenze dell’inalazione di queste particelle, le quali, una volta entrate nelle cellule, possono tranquillamente danneggiarne il DNA.

Quindi, sfatando il mito delle scie chimiche proprie degli aeroplani – che pur alcune particelle le emettono, come provano gli studi nei dintorni degli aeroporti – le scie chimiche esistono, sono realmente pericolose per la salute, ma non si vedono a occhio nudo (i sensi a volte ci ingannano e ciò che non si vede/è amaro/puzza può essere meno peggio di ciò che è incolore/insapore/inodore, come il famigerato monossido di carbonio…oppure persino colorato/saporito/profumato come la velenosa Amanita muscaria, il fungo delle favole!). Quando si librano nell’aria a partire dalla loro fonte di emissione, le scie di polveri seguono il vento e, nel caso delle particelle ultrasottili, possono raggiungere aree anche molto lontane.

Vale dunque la pena porre una domanda a chi ha il compito di monitorare e analizzare l’inquinamento ambientale, cioè l’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente (ARPA).

Quante e quali tipi di polveri sottili e ultrasottili, emesse da industrie, inceneritori, cementifici, traffico, ecc. circolano nell’ambiente?

Viste le conoscenze scientifiche che ora abbiamo delle polveri, delle loro caratteristiche, della loro pericolosità e di quali sono le esatte fonti di emissione, non ci possiamo più accontentare di sapere che nei dintorni di una certa stazione di monitoraggio dell’ARPA sono stati “pesati” tot microgrammi per metro cubo di polveri generiche.

Infine, se non esistono filtri sufficientemente “stretti” per fermare le emissioni di polveri ultrafini, non sarebbe ora di ripensare – con coraggio – certe scelte di politica industriale? Se non vogliamo prendere in considerazione le sofferenze fisiche e umane che le patologie da inquinamento recano a tutti noi, ma solo un brutale calcolo economico, quanto ci costano tutti quei malati?

Quando la qualità dell’aria è pessima, l’ARPA scrive: “Si consiglia di ridurre al minimo la permanenza all’aria aperta e di evitare l’attività fisica”. Come si può arrivare a consigliare di respirare l’aria con moderazione?

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