La paura degli Altri ci sta mangiando l’anima

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21 Aprile 2015

Ho paura. Mi sento accerchiato. Meglio non fidarsi. Non sono espressioni degli italiani nei confronti dei migranti; sono risposte a domande riguardanti i rapporti degli italiani con gli altri italiani. Pare che i nostri connazionali abbiano una fiducia gli uni negli altri ridotta ai minimi termini: dalle ultime indagini, emerge come oltre l’80% della popolazione pensi che non si sia mai troppo prudenti nel trattare con la gente; il 75% ritiene che, se si presentasse l’occasione, gli altri approfitterebbero della loro buona fede.

Oltre i tre quarti degli italiani hanno dunque rapporti difficili con gli altri italiani. I legami di amicizia diventano spesso forme di isolamento e diffidenza verso chi non fa parte della propria ristretta cerchia di riferimento; molti individui non sono nemmeno interessati ad avere rapporti con il prossimo; altri ancora guardano gli estranei con sospetto. Un clima generale di sfiducia, quindi, che si riflette molto bene, ovviamente, anche negli atteggiamenti nei confronti delle istituzioni di rappresentanza.

Nessuno si interessa di noi, della nostra esistenza, del nostro futuro: governi, parlamenti, partiti e uomini politici, e nemmeno i sindacati si occupano della nostra vita. Un quadro sconfortante di un’Italia dove si ripone fiducia (peraltro anch’essa in calo) soltanto nelle figure sociali preposte alla “repressione” o al mantenimento dell’ordine, oppure nei gruppi amicali e nella famiglia allargata. La vita quotidiana dell’italiano medio scorre ben riparata entro le mura di casa, nella cerchia ristretta degli affetti considerati sicuri. Gli altri ci fanno paura, e la paura mangia l’anima, per citare un vecchio film di Fassbinder. Che ci raccontava, guarda caso, le sensazioni dei tedeschi degli anni settanta di fronte all’invasione degli stranieri.

Perché, se i rapporti con i connazionali sono precari, figuriamoci quali potranno essere i sentimenti che si provano nei confronti degli immigrati. Certo, umana pietà per i morti. Ma le frasi che girano più frequentemente nei bar, sui tram, per la strada sono molto differenti: ci stanno invadendo, se la sono cercata, vogliono toglierci quel poco lavoro che ancora ci rimane, non c’è posto per loro. Gli stranieri vengono vissuti come mine vaganti, in grado di sconvolgere un equilibrio già difficile, sommando difficoltà a difficoltà. L’opinione più condivisa non è nemmeno più che gli immigrati debbano accettare in toto le nostre regole sociali, ma quella che, semplicemente, non debbano più arrivare. Con qualsiasi mezzo.

Gli imprenditori politici di questa crescente paura, ovviamente, hanno buon gioco nell’enfatizzare il crescente sgomento generato dai milioni di extracomunitari già qui da noi, dall’invasione del nostro paese che starebbe procedendo a tappe forzate, dalla paura di trovarsi in balia di stranieri poco raccomandabili. Magari dell’Isis, o delle mafie slave, o di tribù dedite al cannibalismo. Un inferno senza fine dove sta precipitando la nostra bella Italia. E i consensi per i partiti che predicano questi possibili scenari già stanno crescendo, già si stanno avvicinando al 20 per cento…

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