Butterfly, la storia di Yusra Mardini che ha salvato la sua famiglia nuotando

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2 Maggio 2018

Quella di Yusra Mardini è una storia straordinaria. Ancor più di quanto si potrebbe immaginare, o fantasticare. Nello sfondo c’è la guerra e un viaggio della speranza, un mare e una barca che affonda, nel mezzo ce’è lei che ha salvato la sua famiglia e tutti coloro che sarebbero andati perduti tra le onde, alla deriva.

Assieme alla sua famiglia, Yusra, fuggiva dalla guerra siriana, era già stata ospite di un campo profughi libasse e presto finì col muoversi verso l’Europa per poi naufragare tra la Turchia e l’isola greca di Lesbo, lontano ormai da Damasco e dai bombardamenti. Nuotare le era sempre piaciuto, era il suo sport, quello di suo padre e di sua sorella, la sua piscina era andata distrutta, la sua partecipazione ai mondiali di Istanbul solo un ricordo, le restava un viaggio della speranza verso il nord Europa e la voglia di ricostruire la sua vita, magari tornare, se e quando la guerra sarebbe finita.

Ma quella sera di agosto del 2015, 20 passeggeri su un gommone erano davvero troppi, così che tutto finì per rimanere in balìa delle onde. Yusra e sua sorella si tuffarono assieme ad un’altra ragazza e riuscirono a trascinare quello che restava dell’imbarcazione a terra. Il loro sforzo durò 3 ore e 30 minuti e permise a tutti di riuscire a toccare le rive europee sani e salvi. Nessuno sapeva nuotare tranne loro.

Yusra è diventata un emblema per i migranti forzati di tutto il mondo e un potente esempio di resilienza e determinazione nel ricostruire la propria vita e contribuire positivamente alle comunità ospitanti.
– UNHCR

Dopo uno spostamento in Austria e poi in Germania, a Berlino, Yusra ha ricostruito la sua vita, e soprattutto è tornata a nuotare preparandosi per le Olimpiadi di Rio del 2016 in cui ha vestito i colori della squadra dei rifiugiati composta da atleti che sono riusciti a lasciarsi alle spalle situazioni drammatiche ed hanno potuto riprendere ad allenarsi nel loro sport preferito.

Nel settembre del 2016 davanti all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, Yusra Mardini ha invocato il diritto dei rifugiati ad avere accesso a una sistemazione sicura, all’istruzione, a mezzi di sussistenza e a opportunità di formazione.

Nel gennaio 2017 ha rappresentato l’UNHCR al World Economic Forum di Davos, dove era la partecipante più giovane. Affrontando un pubblico di alto profilo, ha sottolineato che, con un tempo medio di esilio che si assesta attualmente su una durata di 17 anni, i rifugiati hanno bisogno di speranza per il loro futuro e quello dei loro figli, e non solo di una vita nel limbo. “Con un po’ di cibo in corpo, i rifugiati possono sopravvivere. Ma solo se ricevono anche cibo per l’anima potranno prosperare”, ha affermato.
-UNHCR

Tra pochi giorni uscirà il libro che racconta la sua storia, che l’ha vista passare dalla Siria a Berlino dove attualmente si sta preparando per i mondiali 2020. Una storia che si intitolerà “Butterfly” come uno degli stili che Yusra porta avanti nel suo allenamento assieme a quello libero.
La sua storia, dai bombardamenti di Damasco, alle luci di Davos, dalle acque dell’Egeo a quelle sicure di Berlino è una delle più belle degli ultimi anni. Se qualcosa di positivo ha mai potuto portare la guerra, la voglia di rinascere, di aiutare, di sopravvivere e di guardare il futuro è tutto racchiuso nello sguardo bellissimo a appassionato di una giovane siriana che non ha mai smesso di credere nella speranza di vivere ancora per nuotare nelle acque limpide e chiare della serenità.

TAG: olimpiadi, rifugiati, siria, yusra mardini
CAT: Integrazione, Questione islamica

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