Io non sono Charlie, sono il Guardian!

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8 Maggio 2015

Al di là delle solite dichiarazioni di circostanza, nessuno pensa alla libertà di espressione. I leader e grandi media dell’Occidente non si fanno scrupolo ad alterare l’immagine dell’Islam anche a costo di nascondere la verità e fuorviare il pubblico. E l’esercito dei “Charlie” su Facebook restano indifferenti.

È in corso una crisi diplomatico-commerciale tra la Svezia e alcuni paesi musulmani alla quale i maggiori media hanno preferito non dare tanto peso. La crisi è scoppiata quando Margot Wallström, il ministro esteri svedese, ha osato criticare l’Arabia Saudita per il trattamento deplorevole che riserva alle sue cittadine e per aver condannato un blogger, Raif Badawi, a 10 anni di carcere e mille frustate, pena del lancio di un blog a favore del laicismo. La vendetta dei Sauditi è stata durissima e, insieme agli Emirati Arabi Uniti, hanno boicottato i prodotti svedesi e sospeso i loro contratti commerciali e visti d’ingresso. L’Organizzazione della Cooperazione Islamica (OCI) ha criticato la Svezia perché non riconosce “gli standard etici ricchi e variegati del mondo’’. Questa vicenda non ha riscontrato l’interesse dei media maggiori e, mentre il ministro svedese, che tra l’altro rappresenta un partito di sinistra, ha dimostrato coerenza con i suoi valori, l’armata delle femministe che per un commento maschilista si straccerebbero le vesti ha optato per un silenzio assordante. Anche i  governi europei hanno lasciato il piccolo regno scandinavo ad affrontare da solo il boicottaggio islamico.

 

TAG: charlie hebdo, islam, islamofobia, libertà di espressione, libertà di opinione, media, terrorismo
CAT: Integrazione, Questione islamica

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