La Germania processa il suo triplo agente che dava documenti a Cia e Russia

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26 Novembre 2015

Chi spia chi? Dopo che Edward Snowden ha svelato al mondo che la NSA spiava anche la Cancelliera tedesca, in Germania si levarono alti gli scudi: non ci si spia tra alleati! Poi è emerso che il BND da un lato aiutava la NSA, dall’altro ascoltava in proprio i Paesi amici. La commissione d’inchiesta del Bundestag sulle attività del NSA ha quindi richiesto l’elenco dei selettori del BND, le chiavi impiegate per le intercettazioni. Dopo protratte polemiche -è notizia di lunedì 16 novembre- l’esecutivo ha garantito l’accesso alla lista dettagliata (ma non si sa ancora se anche completa) ed il Presidente della Commissione ha potuto incominciare a consultarla. Resta però sempre precluso l’esame dei selettori impiegati dal BND agendo per la NSA. Nel frattempo gli americani non sono stati con le mani in mano e si sono procurati di conoscere un intero organigramma con nomi di parecchi agenti del BND.

Solo lapis. Si è aperto infatti lunedì 16 novembre, e si sono tenute già 4 udienze, innanzi all’8° sezione penale di Monaco di Baviera il processo per tradimento nazionale, violazione di consegna al segreto e corruzione, nei confronti di Markus R. (omettiamo il cognome) un ex addetto del BND, 32 anni come Edward Snowden. Ha ammesso di aver dato dai 300 ai 350 documenti tra metà 2008 ed il 2 luglio 2014 alla CIA e 3 il 28 maggio 2014 al Consolato Generale Russo. Il suo arresto il 2 luglio 2014 era avvenuto poco dopo la scoperta di un’altra spia americana nel Ministero della Difesa e l’uscita di scena del capo dello spionaggio statunitense in Germania. Massima sicurezza in Tribunale. I giornalisti accreditati ispezionati ed ammessi solo con carta e matite. Nell’estratto dell’atto di accusa, consegnato alla stampa con ampie omissioni, non si indicano neppure in dettaglio le prove e quando si entrerà nel vivo del dibattimento, per cui sono state fissate 24 udienze fino a metà marzo ed invitati una ventina di testimoni, la stampa verrà esclusa. Gli atti del processo sono secretati sino al 2045.

Si tratta della prima talpa di un Paese amico scoperta in seno al BND. Chi è Markus R. All’esordio del processo compare in giacca grigio scura e camicia a righe azzurre, gli occhiali con la montatura metallica che non celano una certa timidezza alle raffiche dei fotografi, Markus R. la faccia simpatica di un Harry Potter. Narra ai giudici di aver avuto un’infanzia serena ma segnata da un’invalidità al 70% in seguito ad una vaccinazione, che lo ha portato a frequentare asilo e scuole per bambini con deficit fisici. Lamentando di patire problemi di equilibrio e nel movimento delle mani, anche scrivendo, e di poter parlare solo lentamente e poco alla volta. Mentre espone non si nota molto. Emerge un carattere introverso. Ha una fidanzata, ma contatti solo superficiali coi compagni, colleghi e vicini. Tra le letture nel tempo libero accenna a libri storici sullo spionaggio. La passione per l’informatica coltivata sin da piccolo da autodidatta smanettone, portata avanti durante gli studi commerciali ed in un corso parauniversitario di un anno a distanza, gli vale -dopo tante autocandidature andate a vuoto- un colloquio al BND. È assunto il 1* dicembre 2007 come impiegato nel dipartimento del personale, poi trasformato nel dipartimento per i rapporti con l’estero dove si registra la posta in entrata ed uscita. Viene così ammesso a documenti segreti e dall’agosto 2008 anche a quelli rigidamente classificati. Il lavoro non è però quello che si immagina. Chiede reiteratamente di essere impiegato nel settore tecnico, avere a che fare con pc, microfoni e telecamere. Ma nonostante reiterate promesse e perfino un corso interno ed un breve periodo di prova, lo scatto di carriera non arriva. Non è valorizzato, né praticamente mai lodato dai superiori.

Spia per avidità? Percepisce 1.200 euro mensili; 600 ne vanno di affitto, “si doveva fare i conti coi soldi” dichiara. Dopo 5 anni il suo stipendio è di appena 1.600 euro senza scatti di carriera. Però in due o tre anni prende la patente per guidatori con handicap investendo 8.000 euro e ne spende almeno 5.000 per comprarsi la prima auto. Presi a credito dichiara, ma per il procuratore il credito è per comprare dopo un’altra auto per 11/12.000 euro, ed ammette forse di essersi sbagliato. Secondo l’accusa, enunciata dal Procuratore Federale Wolfgang Siegmund, Markus R. ha percepito almeno 95.000 euro dalla CIA: 15.000 in punti nascosti ed 80.000 attraverso 5 incontri segreti in Austria con l’agente Craig. L’imputato voleva assicurarsi una fonte di reddito duratura anche mettendo in conto di arrecare rischi alla sicurezza internazionale della Germania, recita. Alla fine del dicembre 2010 diede un data base coi dati di tutti i collaboratori del suo dipartimento passati e coevi. Ed il 28 maggio 2014, poco prima dell’arresto, approcciò pure i Russi e inviò al SWR presso la sede consolare due informative su un caso sospetto di spionaggio ed un piano segreto dettagliato sulla creazione di un nuovo settore operativo nel BND. L’imputato asserisce di averli scelti a caso tra i documenti già dati agli americani.

Falle nel BND Interrogato dai giudici l’ex spione indica che al BND poteva apertamente fare uso di una fotocopiatrice senza che questa registrasse in alcun modo le copie. Per i documenti al computer poi bastava che questi fossero in formato pdf perché non venissero registrate eventuali copie o stampe. Normalmente l’iter avrebbe invece previsto che di ogni passaggio fosse fatta una registrazione elettronica, poi riportata in un registro, e la copia cartacea identificata con un timbro. Il timbro “segreto” girava pure liberamente nel dipartimento. Con l’accortezza poi di non avere i documenti addosso, ma nello zaino, e di non portare fuori più di 8 pagine alla volta, si poteva confidare di non essere scoperti nelle ispezioni a campione fatte di tanto in tanto gettando un’occhiata nelle auto e nelle borse dei dipendenti che lasciavano il complesso. In oltre 6 anni di servizio dice di essere stato controllato solo 8 volte. Una volta a casa Markus R. scansionava i documenti, li salvava su uno chiavetta USB, e li mandava per e-mail. Anzi nel 2010 (ma nei primi interrogatori lo postdatò a solo nel maggio 2012) gli amici americani gli diedero un notebook con un programma di comunicazione preinstallato che si apriva lanciando il browser. E finché lavorò per gli USA effettivamente il doppio gioco non fu mai scoperto. Bastò però un solo contatto con il consolato Russo per essere individuato.

Spia per noia? Markus R. ha subito ammesso agli inquirenti le proprie responsabilità, prima ancor di avere consiglio da un legale. Per questo la linea difensiva è che risponda apertamente ai giudici affinché emerga la sua personalità semplice. L’avv. Klaus Schroth, -noto tra l’altro per aver in passato già difeso lo spione della DDR ai tempi della guerra fredda Rainer Wolfgang Rupp, nome in codice Topas, che nel 1994 fu condannato a 12 anni ma rilasciato già nel 2000- ha ottenuto che l’imputato sia stato sottoposto ad un’esplorazione psichiatrica. La perizia ha efficacia probatoria. Vuole che l’imputato emerga come un ingenuo che non sapeva neanche cosa ci fosse nei documenti che passava e non come un avido. Nulla di paragonabile ad un Markus Wolf, la super spia “senza volto” della Germania dell’est che ispirò John Le Carré, od un Jonathan Pollard, l’agente israeliano appena rilasciato negli USA dopo 30 anni. Si può essere spia per frustrazione? L’imputato ha dichiarato che dopo il semestre di prova, da metà 2008, ottenne sempre “promesse vuote ma alla fine non ne venne fuori mai nulla” e maturò la convinzione che al BND “non lo si ritenesse capace di nulla”. Dal 2009/2010 poi, a parte all’inizio del mese, lavorava al massimo un paio d’ore. Unica parentesi operativa ed occasione di apprezzamento da un superiore: una breve sostituzione in Portogallo. A confermare che fosse stufo del BND la preparazione di una bozza di lettera di dimissioni che non inoltrò solo perché non aveva un altro lavoro. Scrisse però rabbioso al presidente del BND, invano. Invece collaborando con la CIA era diverso “poteva dare dimostrazione di sé”. “Mentirei se dicessi che non mi piaceva” ha soggiunto. Ai giudici ha indicato “volevo fare qualcosa di nuovo, emozionante, adrenalinico; era avvincente, variegato ed avventuroso”. I nuovi amici gli diedero anche una cartolina con un numero negli USA da chiamare nei casi di emergenza.

Incongruenze L’imputato si vuole ammantare di ingenuità, ma ha preso contatto per primo con le missioni straniere, creando mail accounts ad hoc e firmandosi con lo pseudonimo Uwe. Ha cercato attivamente le informazioni che l’americano Alex gli chiedeva, concordato pagamenti ed incontri segreti. Il denaro non era in primo piano ha affermato, soggiungendo però “non posso mentire che fu un incentivo”. Per giustificare la nuova ricchezza ai parenti disse di essere un agente operativo, alla fidanzata perfino di essere stato in Afghanistan. Per non saltare agli occhi dava poi parte dei soldi al padre che glieli bonificava sul conto. L’avv. Schroth minimizza che non sono peraltro stati tanti i soldi in gioco annualmente, gli americani volevano solo vincolare la fonte. Una fonte, Markus R., che ha detto di aver fornito solo notizie di poco conto. Ma tra esse figurano informative prese sul campo, un documento sulle attività della commissione di inchiesta parlamentare sullo spionaggio della NSA ed un elenco di agenti della sezione. Secondo l’imputato non era classificato; ma vi avevano accesso legittimo solo il capo dipartimento e di sezione. Discrepanze sorgono anche sull’inizio del doppio gioco per gli USA. Per la Procura Markus R. collaborò con la CIA già dal gennaio 2008, cioè poco più di un mese dopo l’assunzione al BND. L’imputato per contro sostiene che nei primi 6 mesi era nel dipartimento del personale ed accedeva solo ai curricula, non ad altra posta. Ma è stato confuso nel chiarire con che soldi estinse un credito bancario il 3 febbraio 2008. La procura dubita anche che successivamente non abbia accettato un incontro di addestramento in un albergo di Vienna. Markus R. si è dichiarato pentito assicurando ai magistrati di aver agito senza motivi politici; ha narrato che si era ripromesso di smettere se si fosse fatto una famiglia con dei figli. Ma non smise, anzi approcciò anche i Russi. Se condannato rischia da 5 anni all’ergastolo; i suoi legali sperano tuttavia di poter far cadere l’accusa di tradimento. Tutti spiano tutti È patrimonio atavico ascoltare cosa si dice in giro per cercare di prevenire i pericoli. Nel frattempo anche il ministro francese Fabius si è lamentato ufficialmente dello spionaggio tedesco ai danni del suo Paese ed il Governo di Berlino ha deliberato una riforma con la quale avoca a sé ogni decisione futura su cosa possa o meno fare il BND incentrata sul principio che “non si spiino più gli alleati europei”. Riforma che peraltro, dato e non concesso che non venga modificata nell’iter parlamentare, potrà entrare in vigore solo nel 2017. Poi all’indomani degli attacchi del 13 novembre a Parigi, ha prontamente annunciato l’aumento di personale in forza ai servizi.

TAG: bdr, edward snowden, markus r, spionaggio
CAT: Intelligence

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