Perché l’Italia ce la farà. Prima puntata: sull’Islam siamo i più bravi

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20 Gennaio 2015

Perché ce la faremo? Perché incredibilmente abbiamo dei punti di vantaggio rispetto ad altri Paesi.  Voglio provare a metterne in fila alcuni partendo da politica estera e Islam , cioè dalle buone notizie, confermate, parrà strano, dalla storia delle cooperanti.

L’Italia è uno dei pochissimi grandi paesi occidentali che finora non ha subito gli attacchi del terrorismo islamico: è capitato alla Francia, alla Spagna, al Regno Unito, al Belgio, in qualche misura alla stessa Germania ma non a noi. Perché? Posto che un pazzo bombarolo è sempre possibile, qui è scarsa l’acqua nella quale i pesci possono nuotare perché nonostante la sua recentissima esperienza con l’immigrazione il grado di integrazione che, eccetto nelle due metropoli di Milano e Roma, abbiamo saputo mettere in campo è stata eccellente. La gran parte dei nostri immigrati ha trovato nel tessuto delle medie e piccole città italiane un tessuto sociale in grado, nonostante Salvini & C. , di garantire un elevato livello di integrazione. Sarà la vocazione al volontariato, sarà la cultura del lavoro, sarà la tradizione cattolica, sarà che le città piccole sono più controllabili ma episodi di intolleranza, rifiuto o violenza sono ridotti ad un limite inimmaginabilmente basso rispetto al numero di immigrati arrivati in pochissimo tempo. Abbiamo fatto i compiti a casa senza suggerimenti europei perché l’Unione stessa non ha uno straccio di politica comune sul più grave problema che la affligge dai tempi delle invasioni barbariche.

La storia delle cooperanti ci dice un’altra cosa interessante: i nostri Servizi funzionano bene e le operazioni svolte in questi anni e che hanno portato anche a scontri pesanti con la magistratura, esemplare il caso Pollari, dimostrano che sono stati sul pezzo in modo particolarmente efficace. Le due cooperanti sono state intercettate ben prima della loro partenza, i loro contatti monitorati, le famiglie tenute sotto controllo e sono state lasciate partire perché, a dispetto de Il Fatto che pubblica veline pro Assad, andavano a fare un lavoro non in contrasto con gli interessi nazionali che in quel momento vedevano tornare di attualità in Medio Oriente un supporto pur non esplicito al Free Syrian Army. Se due improvvisate del genere, ben lontane dall’essere “cellule organizzate” sono state “attenzionate” sembrerebbe suggerire che il grado di infiltrazione dei Servizi sia nettamente superiore a quello di altri paesi. Che allah ce la mandi buona ma per ora hanno funzionato bene.

La storia del riscatto, ammesso serva chiarirla alla opinione pubblica che non è detto debba sapere, ha a che fare con una antica tradizione del Medio Oriente, per nulla legata, se non per la occasione, alla guerra in corso ma frutto di antiche abitudini tribali: ve lo ricordate il riscatto pagato da san Luigi per potersene tornare a Parigi? I nostri Servizi, Calipari in testa, hanno da sempre gestito col tintinnio del soldo situazioni delicate ovunque, dall’Afghanistan alla Somalia, al Nord Africa: il problema è sempre solo trovare gli interlocutori corretti e per così dire affidabili e anche questi malaugurati episodi alla fine servono a creare reti di rapporti e conoscenze in territori grigi. Girare con le valigette è parte del loro mestiere e pragmaticamente se ne deve prendere atto. La conseguenza è che dobbiamo vedere i risultati che otteniamo a prescindere dal solo episodio, peraltro positivo, della liberazione delle due non espertissime signore.

A cosa dobbiamo stare attenti? In generale a non fare gli errori francesi sulla integrazione mancata delle seconde e terze generazioni, e in questo la riflessione sullo ius soli è, più che un obbligo, una nostra convenienza. E dobbiamo fare un ragionamento molto secco con i nostri partner mediorientali: l’Egitto è un partner affidabile su cui varrebbe la pena di scommettere anche in termini di scambi commerciali, di investimenti e collaborazioni a prescindere dal fatto che El Sisi non è un campione di democrazia. Ma al contrario dovremmo prendere a muso duro due tipetti come Erdogan e gli sceicchi sauditi, il primo perché sulla Libia finanzia i nostri avversari e i secondi perché finanziano imam in Italia non esattamente di specchiata adesione alla nostra Costituzione.

Dobbiamo cioè ammettere che sulla questione islamica siamo stati molto, molto bravi, più affidabili di altri paesi europei (e questo agli investitori internazionali piace) e che siamo stati eccellenti nel gestire l’immigrazione. Invece di urlare all’uomo nero dovremmo farcene un vanto davanti alla comunità internazionale e non aver paura di mostrare il fianco agli estremismi dettati dalla opportunità elettorale: quelli ci saranno sempre.

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CAT: Intelligence

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