Sostegno al reddito 2.0
Durante le vacanze di Natale, prima di Courmayeur e del 19 bis, a Palazzo Chigi si sono accorti di non aver incluso nella legge di stabilità misure contro la povertà. Dopotutto gli 80 euro ai poveri non arrivano mica, e poi il bonus bebè e gli aiuti alla Brebemi hanno esaurito quei pochi spiccioli che erano rimasti. Maria Elena Boschi, che ha un occhio di riguardo verso i casi di esclusione sociale, deve aver letto l’ultimo libro di Federico Fubini, La Via di Fuga, e deciso di offrire una misura di sostegno al reddito introducendo le preferenze nell’Italicum.
Ma che c’entra il libro di Fubini, con l’Italicum e con la povertà? Andiamo con ordine.
Fubini, giornalista attento ai fenomeni sociali, per scrivere il libro, che fa un parallelo geografico e temporale tra vari modi di reagire ad una crisi economica, ha parlato con cittadini e politici catanzaresi e si è reso conto che la vendita del proprio voto per le elezioni comunali è rimasta una delle poche fonti di reddito per una popolazione ormai disperata che vive nel ghetto della periferia della città.
Incuriosito ha incrociato due dati, l’affluenza alle elezioni politiche e comunali delle 10 città più ricche d’Italia e delle 10 più povere e ha notato come la povertà distorca i comportamenti elettorali. Più semplicemente nelle città più ricche l’affluenza per le elezioni politiche supera quella delle comunali (più del 10%) mentre in quelle più povere l’affluenza alle elezioni comunali supera quella delle politiche (quasi il 10%). La legge elettorale per le elezioni comunali prevede il voto di preferenza e si presta quindi alla vendita del voto e ad una facile verifica del mantenimento della promessa fatta per ogni sezione elettorale. Può essere una visione pessimistica della classe politica e di chi versa in condizioni disagiate, ma sicuramente dietro a quei dati non c’è un particolare interesse dei cittadini delle città meno abbienti verso chi amministrerà il loro comune visto che nei ballottaggi l’affluenza cala in media del 20% mentre in tra i più ricchi solo del 12,5%.
Nella vecchia legge elettorale per il parlamento, il Porcellum, e anche in quella prima, il Mattarellum, le preferenze non c’erano. La nuova legge elettorale, che potrebbe essere approvata dal parlamento a breve, le aggiungerebbe ad un sistema proporzionale, con premio di maggioranza, doppio turno di lista (non di coalizione), capilista bloccati e con candidature multiple. Il capolista bloccato e candidato in più collegi, è risaputo, permette manovre di partito sia prima che dopo le elezioni mentre le preferenze su collegi piccoli si prestano al voto di scambio.
Io, da militante, non amo particolarmente le campagne elettorali con le preferenze per il semplice motivo che nel momento in cui si dovrebbe essere uniti e compatti “pancia a terra” contro l’avversario poi si è costretti a dividersi per accaparrarsi le preferenze degli elettori.
Da semplice cittadina invece, non posso non notare che le campagne elettorali con le preferenze sono quelle più costose, e sappiamo tutti che questo può essere foriero di promesse di favori oppure di malsane ambizioni personali.
Ma non avevo colto la potenzialità delle preferenze come strumento di lotta all’esclusione sociale e di sostegno al reddito, ringrazio il governo così attento alle famiglie al di sotto della soglia di povertà, che sono in numero purtroppo sempre crescente, e guarderò all’Italicum con uno sguardo nuovo.
(questo articolo è volutamente provocatorio, spero di non aver offeso nessuno e ricordo che povertà e voto di scambio sono problemi che vanno risolti)
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