Ho sposato un comunista: dramma privato e scandalo nazionale

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6 Novembre 2020

“L’arte come presa di posizione, della posizione giusta, su ogni cosa? L’arte come campione del bene? Chi le ha insegnato tutto questo? Chi le ha insegnato che l’arte è solo una materia di slogan? Chi le ha insegnato che l’arte è al servizio del popolo? L’arte è al servizio dell’arte: altrimenti non esiste arte degna dell’attenzione di chicchessia …. Lei vuole ribellarsi alla società? Le dirò io come si fa: scriva bene …. Non devi scrivere per legittimare il comunismo e non devi scrivere per legittimare il capitalismo.”

Ho sposato un comunista è il secondo romanzo della trilogia di Roth dedicata all’America del Novecento ed è depositario della sua componente politico-ideologica, che, insieme alla storia e alla letteratura, come fa anche in altri romanzi, danno un ulteriore prova di quanto l’autore fosse interessato e impegnato nel recupero di una memoria storica attraverso la letteratura: un efficace antidoto contro l’oblio di preziosi insegnamenti.

Il romanzo è ambientato nel New England, terra natale di Roth.  La vicenda è il resoconto di una conversazione tenuta da un sessantaquattrenne Nathan – l’io narrante Nathan Zuckerman, storico narratore dei romanzi rothiani-  e Murray Ringold, ormai novantenne, suo professore liceale di inglese, in un incontro avvenuto quasi trent’anni dopo. Protagonista delle vicende narrate è il fratello di Murray, Iron Rinn il cui vero nome è Ira Ringold.

Murray ha talento per vivacizzare le interrogazioni, crea incanto narrativo; dotato di spontaneità, affascina ragazzi docili, educati al rispetto, che devono ancora comprendere che obbedire alle regole del vivere civile dettate dall’insegnante non ha nulla a che fare con lo sviluppo mentale. Per Murray la più grande trasgressione è pensare ed infonde nei suoi studenti una voglia di indipendenza sociale. É lui la prima figura di rottura ed iniziazione alla vita di Nathan.

Il fratello defunto di Murray, Ira Ringold e Nathan si incontrano dinanzi alla casa del professor Ringold mentre i due  riparano una zanzariera in giardino. Nathan si presenta a Ira, il gigante con gli occhiali che era andato nella sua scuola a rappresentare Abramo Lincoln nel suo discorso a Gettysburg, dicendogli che era stato lui a fischiare il senatore Douglas quando si era pronunciato sulla sua avversione nel conferire la cittadinanza ai negri che insieme agli indiani erano considerati razze inferiori.

Nel racconto del professore, una grande attenzione è posta sul matrimonio di Ira con Eve Frame, una star hollywoodiana del cinema muto, sulla battaglia ideologica e civile del fratello contro la borghesia e il sistema capitalistico americano e sugli esiti disastrosi di queste esperienze principalmente a causa del maccartismo, ma forse in fondo a causa dell’inestirpabilità delle proprie radici, avvalorata dall’ambientazione nel Paese delle nuove possibilità.

Alla biografia del personaggio si alterna l’esperienza di Nathan, la voce narrante, che arresta assai spesso l’intreccio con monologhi interiori, flussi di coscienza e considerazioni sugli avvenimenti passati e su quelli presenti.

La sfida umana proposta nell’opera consiste nel desiderio di realizzazione personale attraverso l’adesione a un’ideologia: questa può risultare tanto utile alla scoperta di se stessi quanto nociva alla dignità personale qualora se ne abusi senza il sostegno del pensiero critico.

Ira Ringold, chiamato Iron Rinn per robustezza fisica e strenuità morale, rappresenta l’unico baluardo del movimento di liberazione sociale nella sua comunità: i suoi ideali sono la risultante di un passato difficile e battagliero in cui si è ritrovato precocemente orfano, ha ucciso un ladro della sua città, ha vagabondato per il Paese per fuggire alle ritorsioni della legge e della mafia locale, ha lavorato come minatore sotto falso nome e ha combattuto nell’esercito americano contro Hitler e in Iran.

L’esperienza che muta la sua condotta di vita coincide con l’incontro del commilitone Johnny O’Day, un fervente ideologo comunista da cui viene indottrinato per abbracciare la causa rivoluzionaria e attuarla in America.

In Iran hanno lavorato tutte e due sulle banchine, scaricavano materiale bellico che, via Theran, veniva spedito all’Unione Sovietica. È Johnny O’Day a dargli il suo soprannome, a insegnargli come leggere un libro e come scrivere una lettera, oltre a fargli un corso sul marxismo.

L’altra iniziazione alla vita di Nathan sono i racconti di Ira, ruvidi e segnati dall’esperienza: gli consentono di conoscere le debolezze dei soldati americani, li spoglia del mitismo di cu erano stati avvolti, sono semplicemente uomini che nonostante avessero combattuto al fronte in nome della democrazia e dell’uguaglianza, non sono né simpatici, né antifascisti. Sono partiti per l’Europa pensando a musi neri e ai giudei e l’esperienza della guerra non si è tradotta in loro in compassione per la comune umanità derelitta. Avrebbero fatto le stesse azioni dei Tedeschi qualora fossero vissuti in Germania, e, dice O’Day, che se questo non era ancora capitato era solo perché l’America era un pase democratico.

La frustrazione e la rabbia derivanti dall’infanzia, dai fallimenti adolescenziali e dal delitto mai rielaborato convergono nella lotta di classe, nell’impegno civile attraverso l’attività sindacale e quella radiofonica in un America che dietro la facciata della democrazia, è in realtà culturalmente gretta e borghese.

Una così accorata partecipazione alle vicende politiche non sarebbe possibile se questa non fosse stata compenetrata dalla realizzazione delle aspirazioni sentimentali: l’amore, infatti, è un pilastro della battaglia di Ira perché ha necessità di realizzare il suo desiderio di stabilità, ma è in quest’amore che si esprimono le sue dicotomie. Una volta chiusa la relazione con Donna Jones, una prostituta che lo stesso O’Day considerava una minaccia per l’integrità di Ira ai fini della lotta di classe, egli risponde alle istanze dell’eros unendosi a Eve Frame, una donna bella e dai modi borghesi e raffinati, da lui tanto osteggiati. L’idillio, però, che gli consente anche di colmare il suo istinto di protezione, subisce una brusca interruzione a causa della ingombrante ingerenza della figlia di lei, Sylphid, frutto della precedente unione con un divo del cinema aristocratico e che è risentita dai torti e dalle mancanze di una madre che ha passato gran parte della propria vita alla ricerca di coniugi che compensassero, mediante eccessi di forza o nobiltà, l’inferiorità delle proprie origini e la propria debolezza d’animo. Sylphid sottomette e ricatta la donna per pareggiare i conti, ostacolando la sua vita matrimoniale al punto da indurla ad abortire il figlio concepito con Ira. Questi, perciò, va spesso a casa di suo fratello per ritrovare calore familiare. Qui ha modo di coronare il sogno di paternità prendendo sotto la sua ala protettrice il promettente allievo di Murray, Nathan; il desiderio di educare un giovane ai valori di libertà e uguaglianza sociale di Ira corrisponde il desiderio di eroismo di Nathan.

Quest’ultimo vede in Iron Rinn la realizzazione degli ideali democratici appresi da una commedia radiofonica, Su una nota di trionfo, ispirata ai valori egualitari di Thomas Paine, uno dei padri fondatori degli Stati Uniti, e il sodalizio ideologico che egli ha firmato tacitamente con lui risponde a un desiderio di affrancamento dalle proprie origini piccolo-borghesi per abbracciare una vita ideale di cui ancora non conosce le sorti. Insieme partecipano a vari scioperi, incontrano amici e colleghi di vecchia data di Ira, evangelizzando il messaggio comunista, e soggiornano nel piccolo stabilimento rurale di Zinc Town, la seconda casa di Ira intesa come un rifugio dal lusso ostentato nella dimora coniugale dell’Undicesima Strada di Manhattan. Ciononostante, la comune intesa verrà a incrinarsi essendo, Nathan, scosso dall’ardore che infiamma Ira nei suoi dibattimenti ideologici e tediato dalla sua stessa vis polemica. Dopo due anni di cooperazione, il ragazzo abbandona il proprio compagno e, pur continuando ad avvertire il peso della sua influenza, che lo porterà a incontrare il grande Johnny O’Day per vagliare il coraggio e insieme l’ignoranza delle personalità eroiche, presta ascolto alle altre voci di cui si compone il mondo, finendo per votarsi, in seguito a vicende rimaste inespresse, al silenzio della natura nell’isolamento rurale.

Le vicende private del protagonista subiscono un’improvvisa accelerazione  resa attraverso i continui litigi con Eve e il licenziamento di numerosi colleghi della radio, per poi giungere all’inevitabile ostracismo pubblico: prima con il licenziamento dalla radio con l’accusa di cooperazione con i sovietici e in seguito con il singolare tradimento di Eve, che, dopo essere stata lasciata per l’insostenibilità del proprio rapporto malato con Sylphid, denuncia pubblicamente l’attività comunista del marito in un libro – che dà il nome al romanzo – redatto dai coniugi Grant, nemici giurati di Ira.

Nel 68, Brydon Grant per poco non era diventato capo dello staff della nuova amministrazione Nixon. Cronista mondano, sui nastri della Casa Bianca, si sentiva Nixon tessere le lodi di Brydon Grant per il suo modo di trattare i nemici dell’amministrazione distruggendoli sulla stampa.

Murray, aggiunge, poi, che secondo lui Grant aveva voluto regolare un vecchio conto, mettendo in atto una vendetta privata che avrebbe deciso la sorte non solo del fratello, ma anche la sua e di Nathan stesso.

Per il suo ardore, la sua fama di agitatore, il professor Ringold, aveva ottenuto un posto nel consiglio esecutivo del sindacato, si batteva affinchè le prestazioni degli insegnanti fossero giustamente retribuite e si migliorassero le loro condizioni di lavoro. Convocato al Federal Buiding per una seduta della Commissione per le attività Antiamericane che indagavano sull’influenza comunista nel mondo del lavoro e dell’istruzione, Murray si rifiutò di collaborare e venne accusato da uno dei deputati, Brydon Grant appunto, di propagandare il credo comunista attraverso il suo insegnamento. Subì un processo e solo dopo sei anni fu reintegrato nella sua attività di insegnante. A Nathan, invece, fu negata la borsa di studio Fulbright per studiare letteratura a Oxford poiché l’FBI stava alle costole di Ira e pensava che fosse suo nipote.

Dopo la pubblicazione di “Ho sposato un comunista”, Ira quasi impazzisce, viene portato in ospedale psichiatrico. Una volta dimesso, brama di uccidere le artefici della propria rovina; ma l’intervento della cognata Doris, empatica e risoluta, garantisce una soluzione più efficace e meno compromettente: infatti, Ira aizzerà la stampa di sinistra per denunciare le menzogne delle testimonianze della donna, l’azione si rivelerà utile ai fini della vendetta perché riporterà alla luce l’infanzia insabbiata dell’attrice, nata a Brooklyn da un’umile famiglia ebrea con il nome di Chava Fromkin.

La conclusione della vita dei due coniugi avviene secondo modalità sorprendenti rispetto alle loro aspettative: i sogni di gloria e di nobiltà della diva del cinema terminano in una camera d’albergo, inebetita dall’alcool e amareggiata dall’abbandono di sua figlia; mentre le aspirazioni rivoluzionarie di Ira si dissipano a causa di una malattia debilitante. Ha dolori muscolari, le sue articolazione sono predisposte a reazioni infiammatorie, ha forse lo stesso morbo di Lincoln, la sindrome di Marfan, dovuta all’altezza eccessiva e ad estremità lunghe e sottili. Vive una vita misera occupandosi di una discarica in cui sostituisce un vecchio amico nella vendita di minerali fino alla morte per infarto.

La lotta politica anticomunista promossa dalla schiera di McCarthy e la resistenza dei ribelli non avrebbe potuto trovare un campo di battaglia migliore di quello privato della famiglia. Ciò che contribuisce a dare forza penetrante alla narrazione, inoltre, consiste nella cooperazione di forze interne a essa, quelle del tradimento coniugale, e di forze esterne, quelle di un popolo americano privo di capacità critica, il vero sicario di un omicidio plurimo ordinato dalle stesse istituzioni.

Attraverso la famiglia, che è cornice ed essenza, come il nome Eve Frame sembra indicare, l’opera di Roth sa immergersi fin dentro le viscere della realtà, la quale non si arresta, per l’appunto, alla scorza del reale, ma affonda il coltello fin dentro la sua polpa.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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CAT: Letteratura

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