Il romanzo e la saggistica di qualità-D.H.Lawrence e la rivoluzione industriale

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23 Agosto 2016

Non esiste una precettistica stringente e vincolante, valida per chiunque, nell’arte di leggere. Ognuno fa come meglio crede.  Io di solito quando leggo un romanzo non lo faccio mai andare  nudo e crudo. Lo accompagno o lo faccio seguire di lì a poco dalla lettura di un saggio critico non necessariamente letterario. Prendiamo il caso di Figli e amanti di David  Herbert Lawrence.  Si può leggere questo  romanzo come un’autobiografia contraffatta di Lawrence medesimo o  come un’ indagine precorritrice della psicoanalisi circa i rapporti di proiezione sessuale tra madre e figli, ma io ho scelto una diversa angolatura, non illegittima e neanche totalmente gratuita.

Il romanzo  è ambientato nella zona di Nottingham in un villaggio di minatori. C’entrano  la miniera e il carbone col  fatto che il padre minatore  non ami la madre e che costei proietti sui figli,  fino a soffocarli psicologicamente, il suo bisogno di amore?  Certo  che c’entrano.  Anzi, nella mia angolatura di lettura la miniera e il carbone sono al centro della narrazione come e forse più del  rapporto madre-figli. Da dove arriva tutto quel dolore alla  famiglia Morel?  Dalle condizioni durissime della vita dei minatori sicuramente. Perché  erano durissime le condizioni di vita? Perché le richiedevano  l’industrialismo e il capitalismo. Non voglio “buttarla” in politica, anzi in economia politica, bensì “buttarla” nelle condizioni materiali di esistenza in cui ci tocca  vivere, che è forse la stessa cosa. Lawrence per tutta la sua vita fu ostile all’industrialismo, perché ne conobbe, nella propria intimità domestica,  il volto brutale. Per questo è stato classificato dagli stupidi “a destra”, perché non accettava le magnifiche sorti e progressive della nostra società.

Ma si faccia mente locale a che cosa era l’Inghilterra – dove è nato il capitalismo moderno, ossia in una parola il nostro “oggi”-, prima dell’era industriale. Pensate  che cosa volesse dire vedere una serena campagna inglese dai verdi multipli  improvvisamente  scavata, stuprata  fin nelle viscere,  sporcata in superficie da una sostanza nera e orrenda  che insozza tutto l’ambiente.  Quel verde idillico che diventa sozzo e nero, quel nero del carbone che si attacca dappertutto, sui vestiti come sui volti dei minatori e sulle facciate della case. Una violenza, uno stupro vero e proprio: immaginate una macchina, una scavatrice nel vostro  giardino.  Se avete presente i quadri del vedutista americano  George  Inness (The Lackawanna Valley, 1855, nell’immagine di copertina) vedrete una serena campagna già profanata nel suo idillio pastorale da ciminiere e dagli stantuffi delle ferrovie che il pittore voleva invece armonicamente e idealisticamente far convivere, anche perché era pagato dalle compagnie ferroviarie.

In Inghilterra non ci fu questa armonia  idealistica.  La ripercussione sull’ambiente fu brutale (come da noi nella valle del Lambro, in Lombardia, negli anni ’70 del secolo scorso).  Lawrence per tutta la sua vita si sentì profondamente umiliato e offeso dall’industrialismo, ne avvertì tutta la forza profanatrice fin dentro l’idillio domestico, perché rendeva bruti i padri di famiglia,  e in seguito  egli oppose, a questo nero, fuliginoso industrialismo, il “primitivo”, il solare, che per tutta la vita andò cercando nel mondo (Messico) ma ancor prima nella nostra Italia (Sardegna, Sicilia e Toscana).  Lawrence era un appassionato del primitivo (seppe leggere il nostro Verga  e lo tradusse) in tutte le sue forme, anche in quelle oscure, “viscerali” del sesso. E ce ne diede prova in quel capolavoro assoluto che è L’ Amante di Lady Chatterley.

Concludo:  la lettura con la quale accompagnai i romanzi di Lawrence non fu un saggio di critica letteraria o estetica, ma il fondamentale  lavoro di  storia industriale di Thomas S. Ashton, La rivoluzione industriale, un vecchio libro, oggi introvabile,  della Laterza degli anni ’70 (quelli della mia meglio gioventù). Era assolutamente necessario leggere un libro così specialistico per “capire” un romanzo? No, ma aiuta. Fatto sta che nella mia mente ancora oggi il romanzo richiama il saggio e viceversa, e anche nella mia libreria sono sicuro che  questi due libri di notte si parlano.

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Già uscito nel 2013 su rivista web oggi non più esistente.

TAG: D.H.Lawrence, Figli e amanti, rivoluzione industriale
CAT: Letteratura

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