‘La ricreazione è finita’ di Dario Ferrari
‘La ricreazione è finita’ di Dario Ferrari (Sellerio) è la storia di due esistenze incompiute, anzi tre, dentro cui possiamo ritrovarci tutti. E’ un libro scritto benissimo. Di Dario Ferrari avevo sentito parlare molto bene, e la mia esperienza di lettura è andata ben oltre le mie aspettative. Per chiunque abbia vissuto l’ambiente universitario è una lettura illuminante. Racconta con ironia e sapienza alcuni cliché di un mondo a volte troppo lontano dalla vita di tutti i giorni. La vicenda narrata è ambientata tra Pisa e Viareggio, due territori afflitti, almeno nella trama del libro, da un forte provincialismo. I protagonisti principali sono Marcello Gori, un trentenne senza un vero lavoro, vincitore di una borsa di dottorato, il professor Sacrosanti, direttore del dipartimento di italianistica e mentore di Gori, e Tito Sella, un aspirante terrorista la cui vita viene rievocata nella tesi di dottorato di Gori.
Nella vita di Marcello possono riconoscerci molti trentenni, tutti quei ragazzi che si trovano spesso nella condizione di prendere ancore tempo prima di buttarsi nell’età adulta. E Marcello lo incontriamo che resiste ai tentativi della fidanzata di rinsaldare il legame e cerca di prolungare ad libitum la sua condizione di post-adolescente fuori tempo massimo. La sua sola certezza è che vuole ‘dirazzare’, cioè non finire come suo padre a occuparsi del bar di famiglia. In apertura Marcello ammette candidamente che la sua vita è stata sempre così, un eterno rinviare, senza prendersi mai fino in fondo la responsabilità delle proprie scelte. Senza pensarci troppo partecipa a un concorso di dottorato in Lettere, e imprevedibilmente vince la borsa. Entra inaspettatamente nel mondo accademico e di quel mondo riesce a fare una radiografia cruda e profonda, arrivando a vivisezionare persino le parole, gli articoli qualificativi, con cui i professori commentano i paper dei dottorandi.
Aspirerebbe a fare una tesi di dottorato su alcuni nomi importanti del panorama letterario mondiale, ma il professor Sacrosanti gli consiglia di circoscrivere il suo campo di indagine, di volare basso. Gli affida come tesi un lavoro sul viareggino Tito Sella, un terrorista finito presto in galera e morto in carcere le cui vicende risalgono agli anni ’70. Tito Sella ha lasciato all’umanità alcuni scritti che Marcello Gori dovrà approfondire, cominciando dalle ‘Agiografie infami’, fino ad andare alla ricerca, dentro l’archivio parigino di Sella, della sua opera fantasma, ‘La Fantasima’, la presunta autobiografia mai ritrovata. Lo studio della vita e delle opere di Sella sviluppa in lui una specie di identificazione, una profonda empatia con il terrorista-scrittore. Nell’opera di Marcello si moltiplicano i riferimenti alla vita e alla letteratura di Tito Sella, vicende inventate ma ironicamente ricostruite nei minimi dettagli. Di pari passo con il racconto della vita di Sella si snoda la vita universitaria di Gori, i suoi tre anni di dottorato, il tutto raccontato con un sarcasmo efficace e feroce.
In tutto questo non mancano i colpi di scena, specie nel finale. Che cosa contiene l’archivio Sella, conservato nella Biblioteca Nazionale di Parigi? Perché il vecchio luminare Sacrosanti ha interesse per un terrorista e oscuro scrittore? E che cosa racconta, se esiste, ‘La Fantasima’, l’autobiografia perduta di Sella? Nel testo si sommano vari generi. Quello del romanzo universitario, imperniato dentro l’artificioso e ossimorico mondo dell’accademia, quello del romanzo di formazione, nel racconto ricco di parallelismi della storia di Marcello Gori e di Tito Sella, quello del romanzo nel romanzo, con al centro la vita del terrorista viareggino, e quello del romanzo giallo, colore con cui si accende la storia inaspettatamente sul finale. “Alle volte uno si crede incompleto, ed è soltanto giovane”. E’ una frase del ‘Visconte Dimezzato’ di Calvino che Marcello Gori cita alla fine del romanzo. E a volte è proprio l’incompletezza il senso di molte esistenze, come quelle dei tre protagonisti del romanzo di Dario Ferrari.
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