“Non cambi mai!”

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23 Settembre 2017

Avanza lentamente.

L’ho sempre vista camminare in maniera spedita, come chi va ad un appuntamento ed è in ritardo (anche se non conosco persona più puntuale di lei). Ma oggi si vede che procede a fatica, come se portasse un peso quasi insopportabile sulle spalle.

Sono anni che non ci parliamo.

E, a pensarci bene, è anche un bel po’ che abbiamo smesso di incrociarci per strada.

L’ultima volta è successo diversi mesi fa. Lei era in assetto di marcia come al solito, elegante e impettita, io in sandali, bermuda e t-shirt, intento a trascinare su per un ponte un pesantissimo carrello della spesa; mi ha lanciato uno sguardo a metà tra il sorpreso e l’ironico, poi ha scosso leggermente la testa, come a dire : “Non cambi mai” (ha sempre disapprovato il mio abbigliamento casual).

Sembrava, quella mimica, un inizio di comunicazione, avevo smesso, infatti, per qualche secondo, di armeggiare con il carrello e mi preparavo già ad “affrontarla”. Ma a quell’occhiata e a quel cenno del capo era seguito solo un saluto frettoloso.

Ciao” aveva detto, con tono asciutto.
“Ciao” avevo risposto io, cercando di assumere un’aria indifferente.

Oggi sembra che, rispetto a quel nostro ultimo incontro, le parti si siano invertite: chi cammina con difficoltà, anche se non sta trascinando il carrello della spesa, è lei, mentre chi cammina spedito sono io, sto andando all’ufficio postale per una raccomandata e, se non mi affretto, rischio di arrivare dopo l’orario di chiusura.

Ci trovassimo in qualsiasi altro posto, sarei io, questa volta, quello che saluta  e procede in fretta.
Ma l’incontro avviene in un calle molto stretta, se avanzassi alla velocità che mi sono imposto, non potrei che urtare chi viene dal lato opposto.

Rallento quindi e, a quel punto, mi faccio sopraffare dalla curiosità. “Che ti è successo?” esclamo.
Si ferma e mi guarda. Con ironia anche questa volta.
Poi mi dice : “Buon giorno, intanto”.

Scusa, buon giorno anche a te…” rispondo, già sulla difensiva.

Poi inizia a raccontarmi del mal di schiena che la perseguita da alcuni mesi e, ormai, la costringe a camminare con la “cautela di una donna di novant’anni”
Provo a scherzare su questa sua frase : “Beh, stiamo parlando solo di un lieve anticipo…”

Questa volta il lampo che passa nei suoi occhi non è ironico, è divertita.
E me lo prova, facendo un gesto che conosco bene, mi colpisce il petto con l’indice della mano destra e, ridendo, mi dice: “Sei sempre il solito!”

“In che senso?” fingo di stupirmi.

“Il solito cafone!”
E subito si fa seria e lo sguardo che mi rivolge è carico di rimprovero.
Non ho voglia di farmi del male, non voglio arrivare tardi all’ufficio postale, così cerco di uscire subito dal terreno minato.
“Hai provato con l’agopuntura?” le chiedo.
Seguono alcuni minuti dedicati al tema del mal di schiena, poi i saluti finali.
Sono ormai a qualche passo da lei, quando la sento chiamarmi.
Mi giro: “Sì, dimmi”
Non cambi mai!”

 

 

TAG: vecchi amori
CAT: Letteratura

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