Piccoli e necessari “Storie di libri di piccolo formato”

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18 Dicembre 2018

 

Alla Biblioteca universitaria di Napoli, il 14 Ottobre in occasione della “Domenica di carta”, si è inaugurata la mostra “Piccoli e necessari”, storie di libri di piccolo formato: centocinquanta libri piccoli, nani e minuscoli, religiosi e per ragazzi, manuali e vocabolari, raccolte di proverbi e classici della letteratura universale in italiano e in altre lingue. Libri, materiale pubblicitario, piccoli mobili provengono dalla collezione di Raimondo Di Maio.  La mostra è sapientemente curata da Antonella Cristiani e Raimondo Di Maio con la collaborazione di Viola Del Zanna, e potrà essere visitata fino al 28 dicembre.

Il libro stampato, con la sua fisicità, nasce da un atto d’amore tra chi l’ha ideato, sognato e chi materialmente gli ha dato vita. Nel rivendicare la sua dignità d’opera d’arte e di civiltà, costituisce un pilastro dell’edificio del sapere. Citando Eco, “Chi non legge ha solo la sua vita, che, vi assicuro, è pochissimo. Invece noi quando moriremo ci ricorderemo di aver attraversato il Rubicone con Cesare, di aver combattuto a Waterloo con Napoleone, di aver viaggiato con Gulliver e incontrato nani e giganti. Un piccolo compenso per la mancanza d’ immortalità.”

I libri sono giganti, sempre, a prescindere dalla dimensione e formato.  Raimondo Di Maio nel suo “all’insegna del piccolo formato, storie di libri piccoli, nani e minuscoli” scrive che il più grande è custodito alla British Library di Londra e fu donato a Carlo secondo d’Inghilterra nel 1660 da Johannes Klencke. Raimondo di Maio, però, ci tiene a precisare che col suo libricino non si approderà a Brobdignan, ma si navigherà verso Lilliput, dove si incontreranno libri in 32 (che non supera i 10 cm di altezza), in 64 e 128. L’autore ne traccia la storia che cammina parallela a quella del libro nel formato classico attraverso aneddoti interessanti che hanno sotteso arditi progetti editoriali.

La diffusione della cultura va di pari passo col rimpicciolimento del libro: dagli inquarto del xv e xvi secolo si passò agli ottavo, formato introdotto nell’editoria di cultura da Aldo Manuzio considerato l’inventore del carattere corsivo usato per la prima volta nel 1501 per la sua edizione di Virgilio, poi nel 1502 nella sua edizione di Dante e, infine, nei suoi libelli portatiles. Il sedicesimo apparve quando la Rivoluzione francese rese la cultura più a portata delle masse. La mancanza di carta che aveva raggiunto prezzi elevati durante le guerre fece nascere i breviari il cui formato li rendeva attraenti per l’idea d’intimità suggerita. In realtà la rottura con l’idea di una cultura elitaria era già iniziata nell’antichità quando il rotolo è spodestato e da detentore della grande arte letteraria riservata ai ceti superiori  lascia posto al codice.

Nel seicento si assiste alla diffusione di grandi testi letterari in piccolo formato che impreziositi con incisioni e rilegatue divennero doni ricercati, mentre il secolo successivo vide la fortuna d quelli microspoci: raccolte di precetti, almanacchi, che venivano donati come libro ciondolo alle dame. Legature a borsetta servivano a legare e portare libri concepiti per essere custoditi in tasca o attaccati alla cintura. Il settecento fu anche il secolo della diffusione dei “portable”, vere e proprie biblioteche di viaggio che i nobili rampolli portavano con sé durante il Grand Tour. Tanti sono i piccoli libri di salmi, di preghiere e devozioni nonché le versioni abbreviate della Bibbia, le inglesi Thumb Bibles. Nel 1834 (1896) Antonio Farina presentò all’Esposizione di Brera il microscopico carattere da lui inciso nell’acciaio detto occhio di mosca con cui pare sia stato stampato il libro più piccolo e più leggero, la lettera di Galileo a Madame Cristina di Lorena.

In Italia, “All’insegna del pesce d’oro” e poi la “Scheiwiller Libri” sono i due marchi “storici” che rappresentano l’eccellenza nell’editoria di poesia e nella letteratura di qualità e ricerca. Il “pesce d’oro”, tra gli anni Cinquanta e i Settanta, e le collane “Poesia” e “Prosa” di “Scheiwiller Libri” nate alla metà degli anni Ottanta, pubblicarono autori come Dino Campana, Alfonso Gatto, Leo Longanesi mentre tra gli stranieri ricordiamo Charles Baudelaire, Apollinaire, Ezra Pound.

La fortuna del piccolo formato ha interessato anche la letteratura  per ragazzi. Nel 1952 l’Editrice Vecchi di Milano pubblicò la minuscola e colorata collana: brevi fiabe o episodi tratti da Pinocchio, mente per i più piccoli, per chi ancora non sapeva leggere, apparvero a cura dell’editore Danese di Milano i libri per giocare, sfogliare, colorare di Bruno Munari.

Non si sottrae alla misura del piccolo formato la pubblicità, prima tra tutte con Pierino Porcospino in copertina, l’azienda di prodotti per l’igiene Roberts.

A Napoli molte erano le librerie che stampavano in proprio parte dei libri che mettevano in vendita. Con Luigi Chiaruzzi e la sua biblioteca lillipuziana risalente al 1892, inizia la voga libraia dei libri di piccolo formato.

Tra i grandi e insuperabili tipografi d’arte e di cultura che hanno diffuso la loro arte per secoli, la dinastia dei Rossi continua a occupare la posizione di prestigio che ha contribuito a rendere Napoli capitale di cultura e di civiltà. Angelo Rossi come suo padre, e suo nonno ancor prima, ha saputo essere tipografo, curatore, editore e venditore dei propri testi.

Lo stesso Raimondo di Maio, autore del testo preso in esame, apre nel 1984 la sua libreria Dante e Descartes presto affiancata dalla casa editrice riprendendo, così, un modello in cui si producono oltre a vendere libri.

Punto di riferimento imprescindibile per chi ama i libri e per chi desidera condividere opinioni, ricordi, suggestioni, Raimondo, uomo di grande spessore umano e culturale, coraggioso editore e tenace difensore delle proprie idee, colleziona libri di piccolo formato con cui vuole documentare e salvare scelte editoriali, tecniche e grafiche, andandone in cerca, oltre che nelle biblioteche domestiche che acquisisce, anche nei cataloghi, mercatini e tra incettatori di libri. Dante e Descartes è una preziosa miniera di libri antichi e introvabili, sottratti all’oblio e restituiti alla memoria. Editore dello scrittore napoletano Erri De Luca, Di Maio conclude il suo “All’insegna del piccolo formato” citando una frase dello scrittore napoletano tratta da “La Natura Esposta”: “Gemito non amava il marmo perché non si faceva modellare da pollici. Le sue opere sono di piccolo formato, i critici gli rimproveravano di costringere il suo talento nelle miniature. Aveva una sua precisa sottomisura della realtà”.

Volendo, infine, prendere come riferimento il “Measure for Mesure “ shakespeareiano nel calcolare la misura dell’opera di Raimondo Di Maio e di Antonella Cristiani nell’allestire e curare questa mostra così come nel loro lavoro quotidiano, emerge come la loro attività socio-culturale e i valori profondamente umani che a quell’attività si riferiscono e si ispirano siano equivalenti. La bellezza della sapienza è declinata in questa corrispondenza all’unisono.

 

 

 

 

 

 

TAG: Cultura
CAT: Letteratura

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