Resto qui, un romanzo “storico” di Marco Balzano

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4 Maggio 2020

Curon è l’immagine di un mondo che non esiste più. Fatto di animali, vita contadina, lavoro duro da condurre fino a sera. È un dipinto a tinte mosse di una montagna che osserva da vicino le nuvole, cercando di aggrapparsi all’azzurro del cielo.

Siamo nel 1923 e Trina sta studiando con le amiche per preparare l’esame di maturità. Il suo sogno è quello di insegnare italiano, una scelta non facile in una comunità in cui il tedesco è ancora la lingua principale. Qualcosa però sta cambiando, Benito Mussolini ha deciso di modificare i nomi alle strade e imporre l’italiano come unico idioma in tutta la penisola. Si va lentamente verso la fascistizzazione del paese e il totale stravolgimento di una società in favore della tirannia.

In questo clima storico Trina conosce Erich, un uomo del posto, e si sposa dando alla luce due figli: Michael e Marica. Il primo, ribelle e testardo si incamminerà per entrare nelle file dei nazisti e la seconda verrà portata via a soli 10 anni da alcuni familiari, senza fare più ritorno. A lei si rivolge Trina, che racconta in prima persona le vicende che accadono in quegli anni nel paese di Curon.

Sarà dura sopravvivere alla guerra, Erich verrà chiamato nell’esercito e poi, in convalescenza per una ferita alla gamba, deciderà di disertare, scappando con Trina sulle montagne facendo la fame, talvolta sparando per sopravvivere, sognando un giorno di tornare al paese.

La fine della guerra non terminò di mettere in pericolo la vita di Curon. Di tutte le sue case, la sua chiesa, i suoi pascoli, di ogni cosa il destino sembrava essere segnato dai progetti di una grande infrastruttura, una diga che la ditta Montecatini si affrettava a costruire.

Fu la seconda guerra in cui gli abitanti di un piccolo paese di montagna dovettero lottare. Erich e Trina finiscono per chiedere l’aiuto del Papa e di Alcide De Gasperi, in una esasperante lotta contro il tempo e la modernità.

Lo stile di Marco Balzano è semplice ed efficace, tratteggia e colora i personaggi della storia come fossero quadretti appesi in una baita di montagna. Pagina dopo pagina si riesce a sentire il cuore pulsante della natura, i rumori di un secolo e di un posto che non ci sono più, ma soprattutto i profumi di una valle e l’aria fresca che corrobora le mani stanche di chi ha lavorato tutto il giorno, in alpeggi e antiche botteghe di mestieranti.
Non sorprende la voglia di rimanere degli abitanti di Curon. Si tratta della loro nuova guerra contro le ragioni di un’economia e di un progresso di cui non si sentono parte. Il livello dell’acqua della diga, ancora troppo basso, viene sempre fatto salire dai progettisti sino a minacciare del tutto le case del paese. Sarà l’ultima battaglia per molti degli abitanti di Curon, sarà il tempo per gli ultimi lavori stagionali, per le ultime attività da sbrigare in case che hanno visto nascere più generazioni e le hanno riscaldate, confortate, protette.

Marco Balzano racconta di un paese che ha sopportato più guerre, all’interno delle famiglie e al di fuori di esse, legami che sono nati e sono stati strappati via, uomini e donne che hanno provato a dire no al progresso e hanno deciso di “rimanere”, a qualunque costo.

TAG: Balzano, Curon, Romanzo, Storia
CAT: Letteratura

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