Vinicio Capossela celebra l’abbondanza del Natale con i cerini di Santo Nicola

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7 Dicembre 2017

Babbo Natale ha un progenitore, è Santo Nicola, italianissimo del meridione, emigrato come tanti altri, ma attaccato alle proprie radici come tanti altri. E Vinicio Capossela ha una passione viscerale per l’abbondanza, e anche, e soprattutto, per la sua terra, che l’abbondanza può insegnarla magnificamente. Ed è lui stesso una lode al concetto di abbondanza, quella natalizia in primis, fatta di racconti che si perdono nel tempo, e da ridire a bassa voce, affinché la magia non si disperda. Santo Nicola portava con se dei cerini, quelli della buona favella, che rintuzzano la fantasia e donano l’eloquenza, attorno ad essi presso la stazione di Milano si cominciano a radunare tanti come lui, emigrati come lui, attratti da quella luce flebile ma calda, poca ma vera, come lui. Appaiono personaggi strani, sogni della fantasia, anime della notte, si radunano tutte attorno al Santo e si ascoltano a vicenda. Ognuno porta la sua luce, che è la voce di Vinicio Capossela, e l’apparizione straordinaria di Paolo Rossi, entrambi sul palco, entrambi che portano la luce di Santo Nicola.

Ha la forma del radiodramma quello che andrà in scena il prossimo 22 dicembre a Torino presso le Officine Grandi Riparazioni. “I cerini di Santo Nicola” vedono una loro prima stesura nel 2002 da parte di Vinicio Capossela stesso che li concepì proprio come racconto radiofonico da leggere la notte di Natale e oggi nuovamente ascoltabile, complice lo streaming di SoundCloud. Quella del 22 dicembre prossimo a Torino è una prima assoluta, un racconto infiammabile per voci, suoni e canzoni di ispirazione natalizia, la prima e unica messa in scena di un testo che risale a quindici anni fa. Era, infatti, il 2002 quando, con Jacopo Leone e Francesca Leoncini, Vinicio identificò il protettore delle vittime dei propri errori, un protettore degli scappati di casa, in San Nicola, nome comune tra gli emigrati meridionali, parente di quel Nicolaus, che fu il primo portatore di doni. San Nicola si identifica con i cerini di legno, che donano alle persone la capacità di sapersi parlare.

E’ lo stesso Vinicio a sintetizzare in un suo breve scritto il senso di questa rappresentazione unica. In esso si raccontano tutte le apparizioni che precedono quella di Santo Nicola, che arriva per ultimo, quando i cerini di tutti gli altri sono ormai esauriti, ormai spenti. “La Notte di Natale, nei dintorni della stazione monumentale di Milano, insolitamente vuota e coperta di neve, alcuni diseredati gravitanti nella zona, si aggruppano attorno al fuoco di un grosso bidone, uno di loro, il Secco, poco loquace e dal passato più glorioso, trova una scatola di cerini che scaldano l’anima, inducono al racconto”. Quello che verrà dopo è un mix di radici e di contemporaneità, perché Milano è contemporanea, perfettamente contemporanea in questo racconto, ma il senso, il livello del mito e della radici arrivano da altre parti, arrivano da quelle terre che a Vinicio hanno dato i natali, le terre della Cupa, quelle dell’Ofanto, del Vulture, del Pumminale e delle grotte che nella notte di Natale restano mute, in attesa di essere ripopolate nella primavere e nelle estati che verranno.

“Ognuno degli occasionali accolti darà allora vita ad un racconto; sono racconti animisti, fantastici, ancestrali, la rievocazione di un concerto di Louis Prima, il cantante più natalizio che mai registrò una canzone di Natale, una ciurma nella bottiglia che finisce nel gran festeggiamento marino degli abissi, un cimitero animista di lavatrici e elettrodomestici, dove si trova l’albero della cupa, la cui luce attira tutti gli animali notturni, l’apparizione di un cane mannaro, il pumminale, un corteggiamento e gran ballo di vecchi pianoforti scordati, miracolosamente animati, un’idea del paradiso e l’arrivo finale a mezzanotte e a cerini esauriti di Santo Nicola, italianissimo e autentico progenitore del più globale Santa Claus”. Io, per esempio non ho mai creduto che Babbo Natale potesse venire da nord, come da nord, ma soprattutto perché da nord? Lui è del sud, al sud si sorride e si accendono i ceri, si balla e si raccontano le storie, vive la memoria, al nord queste cose non si fanno e anche venisse da nord sarei portato a ricondurre la cosa a quelle che potrei chiamare ‘migrazioni della fantasia’.

I cerini di Santo Nicola sono i cerini della buona favella, “che attizzano la fantasia e donano l¹eloquenza, unico dono che si è tenuto da parte il santo, emigrante, solo e malaccompagnato che dopo essersi spiegato, benedice gli astanti e con una grande fiammata li illumina, e, come nelle antiche feste dei folli, rende gli ultimi primi e i primi ultimi, in quella particolare ricchezza che è la parola”. Vinicio qui celebra il mito dell’abbondanza, che è prima di tutto nella parola, in quella che crea ed illumina, che nomina e benedice, che cuce e riconcilia. La parte musicale del tutto sarà affidata ad una scarna orchestrina di “senza dimora” attorno al fuoco di un bidone. Nel repertorio, oltre a composizioni di Vinicio Capossela come “Canzone a manovella”, “Non c’è disaccordo nel cielo”, “In clandestinità” e “I pianoforti di Lubecca”, alcuni riadattamenti di canzoni natalizie in versione italiana come “Campanell’” (“Jingle bells”) e “Santo Nicola è arrivato in città” (“Santa Claus is coming to town”).

Il libro che raccoglie questi scritti, quello che lui stesso ha definito una reliquia, è stato stampato in sole 999 copie, non una di più. E’ stato definito da Vinicio Capossela una ‘inedizione’, proprio per la tiratura limitata che all’opera l’autore ha voluto dare. Un testo di racconti che sono per tutti, ma non per tutti, perché ci vuole attenzione e magia per comprenderne a fondo il senso, per saperli possedere e conservare, ma soprattutto per poterli raccontare, e poi tramandare. “Ineditato significa che si rende clandestino allo stoccaggio delle merci, un clandestino a lato del mercato nel quale a ogni merce deve corrispondere un codice a barre, pertanto è un fuori mercato, fuori dalle sbarre. Latitante”, scrive Vinicio in un post Facebook in cui annuncia questo libretto che verrà. Latitante come Sante Nicola che è una specie di impostore, uno che arriva accompagnato da un paio di fiere cornute e pelose. Uno che non realizza alcune desiderio, “ma ammonisce a fare attenzione a quello che desiderate, che poi magari si avvera”.

“I cerini di cui si fa portatore servono solo a ravvivare il calore della parola, unica ricchezza della quale queste pagine sono piene. A rileggerlo ora mi accorgo che già c’erano tutti i bacilli delle infebbrature venute dopo. Solo che allora non se ne era ancora consapevoli, del resto per citare l’impaginatore sonoro e complice di scrittura, Jacopo Leone, il destino è come la balena. Si riconosce dalla coda, quando è già passato. Ecco infine servito il colpo di coda, lungo 15 anni. E in bella copia! Fate attenzione a dove lo mettete. E’ tascabile, ma graffia. Scartavetra, è la parte ruvida del Natale. Quella che provoca l’infiammazione. E che vi protegga dai vostri desideri. Lui non ne vuole sapere niente. Basta la parola”.

Il testo ha anche una postfazione che aggiorna questi racconti alla contemporaneità, sarà distribuito durante le tappe del suo tour ‘Ombre nell’inverno’ e sarà disponibile anche presso alcune librerie selezionate e sul suo sito ufficiale del cantante. Il testo ha una tiratura limitata, nemmeno 1000, non una in più, né una in meno. Il libro è stato progettato dalle Inedizioni Frittflacc Etcetera e stampato da LaVitaFelice. Nei giorni scorsi, intanto, le prime apparizioni di Santo Nicola sono state registrate a Milano. E’ stato visto che camminava per le strada, quando si era già fatto sera. Portava un libricino tra le mani, un piccolo libello, quasi fosse una reliquia, un pezzo di paradiso da annunciare agli uomini quando su di loro cala l’ombra

Di seguito, per chi si volesse unire alla ricerca di qualche cunicolo illuminato dai cerini del Santo, le prossime date del tour “Ombre nell’Inverno”, il nuovo e suggestivo spettacolo ambientato tra ombre, nebbie e riflessi, che abbraccia l’intera opera dell’artista, seguendo il filo conduttore dello spettro che si ripresenta nell’inverno, un percorso musicale tra i brani umbratili e misteriosi dell’album “Canzoni della Cupa”, fino alle ballate e alle rese dei conti sparse in tutta la sua produzione musicale.

8 dicembre a Prato al Teatro Politeama Pratese (Prevendite: punto vendita Box Office toscana, online boxol.it);

9 dicembre a Roma all’Auditorium della Conciliazione (prevendite: Ticketone);

11 dicembre a Bologna al Teatro Duse (prevendite: Ticketone, Vivaticket e biglietteria del Teatro)

13 dicembre a Bergamo al Teatro Creberg (prevendite: Ticketone).

27 dicembre al Vidia Rock Club di Cesena (FC)

31 dicembre in Piazza della Rinascita a Pescara – CAPODANNO IN PIAZZA

Inoltre Vinicio Capossela sarà in concerto il 25 dicembre al Fuori Orario di Taneto di Gattatico (RE) per 17° CONCERTO DI NATALE. Non si escludono, nemmeno in questa occasione, apparizioni di Santo Nicola.

Amen.

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CAT: Letteratura, Musica

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