Bambini e coronavirus: una storia per essere protagonisti. Capitolo III

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3 Aprile 2020

Capitolo III

Pietro uscì da scuola e si diresse verso casa con la sua mamma. Durante il tragitto da scuola a casa ogni passo veniva accompagnato da grandi saluti. Non soltanto dei compagni di classe! Anche i bambini di altre classi si sbracciavano per salutarlo… pur non conoscendolo. La prospettiva di quel lungo periodo di lontananza faceva loro rimpiangere di non aver sfruttato abbastanza il tempo della scuola per conoscersi meglio e per giocare insieme. I bambini di quinta non vedevano più quelli di prima come dei piccinaccoli, quelli della terza e della quarta, che non si erano mai potuti sopportare, si salutavano scambiandosi gli abbracci più profondi della storia degli abbracci e i bambini della classe prima trovavano il coraggio per salutare timidamente gli altri che, fino al giorno prima, sembravano loro dei giganti irraggiungibili. Pietro percorreva quel breve tratto di strada assorto nei suoi pensieri. La mamma stava cercando di spiegargli quello che stava per accadere, gli aveva parlato di The Crown, del fatto che tutti erano in pericolo e che dovevano affrettarsi a tornare a casa perché le strade non erano più sicure. Ma per Pietro quelle parole erano un sottofondo sfocato. Al centro dei suoi pensieri campeggiava un bellissimo quaderno rosso:

<Io ho un quaderno rosso!> disse infine.

<Cosa? Un quaderno rosso? Pietro hai mille quaderni! Rossi, verdi, gialli…non mi sembra una novità avere un quaderno rosso…> replicò stupita la madre.

<Questo è diverso mamma, ce lo hanno dato le maestre. Tutti i miei compagni ne hanno uno come il mio.> spiegò Pietro.

<Serve per svolgere i compiti durante questi giorni in cui la scuola resterà chiusa?> chiese la mamma di Pietro.

<No…è un quaderno speciale…serve…per noi, è per…gli amici…> tentò di spiegare Pietro. La mamma lo guardò con affetto, non chiese più nulla e lo accarezzò sulla testa.

<Andiamo a casa Pietro> concluse con un sorriso.

 

Emma e Camilla erano gemelle. Appena uscite da scuola affollarono la testa dei loro genitori con un fiume di parole…anzi con due fiumi!

I loro genitori le abbracciarono, diedero loro un bacio e dissero:

<Calmatevi e spiegateci tutto con ordine>.

Le bambine si guardarono ed esclamarono all’unisono: <QUADERNO ROSSO!> mostrando fiere il loro prezioso tesoro.

 

Anna fu accolta all’uscita della scuola da tutta la sua famiglia. Dovete sapere che la famiglia di Anna era molto numerosa. Oltre a lei e ai suoi genitori c’erano tre sorelle e un fratello. In tutto erano ben sette!

Anna salutò le maestre stringendo al petto il suo quaderno rosso e si avviò verso le sue sorelle che si sbracciavano in tutti i modi per farsi notare da lei. Fu Anna ad essere invasa dalle domande:

<Anna cos’è questo quaderno? E’ nuovo?> chiese sua sorella Marta.

<Ce ne hai uno anche per noi?> continuò Agnese.

<Bello, bello, bello! Anch’io, anch’io, anch’io!> gridò la piccola Carmen.

Per fortuna Tommaso aveva solo 4 mesi e non era ancora in grado di parlare! Le sorrise e cominciò a sgambettare a gran velocità sul suo passeggino, felice di vederla.

<Bimbe calmatevi, fate parlare Anna!> intervennero i loro genitori.

<Questo quaderno è molto speciale, ce lo hanno consegnato le maestre ed è solo per me e per i  miei compagni di scuola. Ne abbiamo uno ciascuno. Non dovete toccarlo per nessun motivo! Capito? È importante!> spiegò Anna.

Le sue sorelle sbuffarono ma dopo un secondo la abbracciarono: <Dobbiamo stare per un po’ a casa lo sai Anna? Me lo hanno spiegato le maestre dell’asilo…io sono contenta così potremmo giocare insieme tutto il giorno!> disse Marta.

<Andiamo a giocare!!> rispose Anna.

 

Giulia non fece in tempo ad arrivare sugli scalini del portone della scuola che, in un battibaleno, individuò la sua mamma e la sua sorellina, prese una rincorsa gigantesca e saltò in collo alla mamma poi baciò la piccolina e, soddisfatta, mostrò il suo quaderno: <Tienimelo mamma! E’ importante!…importantissimo!!!> disse con la voce ancora ansimante per la corsa, si voltò ed iniziò una serie infinita di ruote, capriole, acrobazie spettacolari, pertiche sui tronchi degli alberi, corse e saltelli e così proseguì fino ad arrivare al portone della sua casa senza dimenticarsi, ogni tanto, di tornare dalla mamma a controllare che il suo quaderno fosse ancora al sicuro.

 

Tutta la 2C era rientrata a casa. Ogni bambino aveva lanciato un ultimo sguardo malinconico alla libertà dell’aria aperta che aveva potuto respirare fino a quel momento e aveva avuto la consapevolezza che quel portone che segnava l’inizio della propria bella e accogliente casa non si sarebbe aperto per molto tempo…almeno non per lui. I genitori potevano uscire per andare velocemente a fare la spesa, chi  possedesse un giardino od un cortile poteva scendervi, ma sempre da solo, non avrebbero potuto invitare gli amici né starvi a lungo: la minaccia di The Crown spaventava sempre di più.

 

La cena di Ginevra fu caratterizzata dal ritmo incalzante delle notizie terrificanti che il telegiornale trasmetteva ormai senza sosta: <Sale a 2000 il numero delle persone scomparse nella nostra Regione>, <L’ombra di The Crown si allunga velocemente su tutto il mondo>, <Il mondo visto dal satellite sembra un deserto in cui emergono soltanto le impronte lasciate da The Crown al posto delle persone scomparse>, <Chi fermerà questo terribile mostro?>, <L’esercito italiano non può far altro che nascondersi in caserma. Contro questo nemico invisibile non abbiamo armi>.

Il babbo spense la televisione: <Hai paura Ginevra?>

<Un po’> rispose la bambina.

<Anch’io…ma se restiamo in casa vedrai che presto The Crown si stuferà e, non trovando più nessuno da far sparire, se ne andrà per sempre> disse il babbo.

Ginevra annuì e se ne andò in camera sua, prese il quaderno rosso e si sdraiò sul letto.

 

Anche la spensieratezza di Zeno quella sera si era un po’ spenta. Il bambino, dopo aver giocato un po’ in giardino con il suo cane, se ne andò in camera sua, si accomodò sul tappeto e prese il quaderno rosso.

 

Andrea abitava lontano rispetto ai suoi compagni, la sua casa si trovava in campagna e la mattina si alzava sempre molto presto per andare a scuola. Quella sera pensò che da quel momento non si sarebbe sentito più l’unico lontano dagli altri perché quella brutta situazione aveva dilatato gli spazi e così, pensava, anche Anna e Suan che abitavano nello stesso condominio si sarebbero sentiti distanti quanto lui. Ormai i chilometri non contavano più, quello che poteva tenerli uniti, era, come avevano detto le maestre, il loro affetto e…il quaderno rosso.

 

Alle 21,30 di quel 4 marzo 2020 tutti i bambini della 2 C aprirono il loro quaderno, scrissero la data e aggiunsero una moltiplicazione. Poi tutti lessero ad alta voce. Immediatamente avvenne un fatto straordinario! Le camerette di tutti i bambini si riempirono di voci! Ognuno poteva sentire la voce di tutti gli altri! Che sorpresa! Che fatto incredibile!!

Dario fece un salto dal letto per lo spavento e gridò: <Aiutoooo!!!>

Elia si drizzò in piedi e preparò i suoi pugni per colpire. Alice gridò fortissimo: <AAAAAAaaaaaahhhhh!!!> e mise la tesa sotto il piumone. Tutti si spaventarono a morte…tranne Sarah che pensò: <Ah! Finalmente qualcuno con cui parlare un po’! Mi stavo già annoiando!>.

Quelle urla spaventose però non richiamarono nessuno dei parenti dei bambini nonostante fossero tutti svegli e nessuno di loro soffrisse di perdita dell’udito. Era come se le frequenze della voce dei bambini si fossero sintonizzate su una stazione radio che le orecchie del resto del mondo non potessero sentire. Un po’ come certi suoni che emettono gli animali: loro possono sentirli ma noi umani no.

TAG: Bambini, coronavirus, Cultura, racconto
CAT: Letteratura, scuola

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