Caro Gramellini, il clima è divisivo e il femminismo non è mai stato buonismo
Caro Gramellini,
rispondo qui al suo Caffè di sabato 28 ottobre.
Prima di tutto, Greta Thunberg non ha mai unito tutti perché l’attivismo climatico non è apolitico. È antirazzista, decoloniale, ecofemminista e soprattutto di classe, perché la crisi climatica non è uguale per tutti e mi sembra che lo si stia ripetendo fino alla nausea ma forse serve farlo ancora.
Avrà sentito parlare di MAPA: Most Affected People and Areas, che si trovano principalmente nel Sud Globale dove vengono estratte una buona parte delle risorse che servono al Nord Globale con buona pace degli esseri umani e delle altre specie che ci vivono. Avrà saputo di Greta arrestata in Norvegia mentre protestava contro un parco eolico (proprio così, eolico!) perché veniva costruito in territorio Sami (indigeni: fanno parte di quelli che non hanno in nessun modo contribuito a creare la crisi climatica, la stanno comunque subendo, e non si vede perché gli si debba pure distruggere il territorio con un parco eolico che poi servirà a “noi”). Avrà visto anche che per esempio in Italia Fridays e il Collettivo di fabbrica ex-GKN collaborano fianco a fianco da quasi due anni perché “fine del mondo e fine del mese sono la stessa lotta”. Poi c’è chi invece non ha nessuna voglia di rinunciare ai propri privilegi e profitti e quindi magari fa un sorriso a Greta e una pubblicità piena di foglioline verdi da una parte, ma neanche un passo indietro reale (per esempio nello sfruttamento di fonti fossili) dall’altra.
Insomma, Greta Thunberg non ha mai messo d’accordo tutti. E ora non mette d’accordo chi non sa fare distinzioni tra Hamas e popolo palestinese.
Avrà sentito l’intervento di Guterres di pochi giorni fa: “Ho condannato inequivocabilmente gli atti di terrore terrificanti e senza precedenti compiuti da Hamas in Israele il 7 ottobre” tuttavia tali attacchi “non possono giustificare la punizione collettiva del popolo palestinese”. E in Europa si parla da giorni dei due pesi e due misure adottati per l’Ucraina e per la Palestina. Insomma, Greta è in ottima compagnia.
Detto questo non è necessario essere tutti d’accordo: non si tratta di posizioni ecumeniche e compiacenti come forse lei si aspetta ancora da una donna e pure giovane. Per fortuna i tempi cambiano.
Quel che è certo è che Greta – quando si sedeva fuori da scuola, quando andava a parlare all’Onu, quando si faceva arrestare in Norvegia, quando scriveva un cartello per il popolo palestinese – ha sempre saputo prendere posizione con un coraggio raro. Certamente è anche cresciuta e crescendo ha preso posizioni più difficili. E questo la rende più grande, dottor Gramellini.
Caterina Orsenigo
Un commento
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Appunto! Ma temo che Gramellini proprio questo non sappia o non voglia capire. Contano assai di più i like degli spettatori.