Siamo i soliti stronzi! Altroché migliori dopo il Covid

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12 Maggio 2020

Beppe Severgnini ieri sul Corriere della Sera, si chiedeva come era possibile tanta cattiveria sui social (e non solo) contro Silvia Romano. La cifra del riscatto, la tunica verde, le ragioni di Stato e via discorrendo. “Non siamo diventati migliori? Il dolore di questi mesi non ci ha insegnato nulla?” Domande lecite quelle dell’editorialista del Corsera? Vere, genuine o solo retoriche? Abbiamo mai davvero pensato che due mesi di lockdown avrebbero trasformato una moltitudine di persone, in una comunità? Ma davvero si poteva pensare che l’effetto del distanziamento sociale generasse un’idea collettiva solidale? E non parlo di “popolo” che bisognerebbe ricordare sussiste solo quando è presente un’ideale comune da difendere, sempre che non ci riferiamo a quello tanto citato nei reality show!

Quattro balli sui balconi, la condivisione di uno slogan – “Andrà tutto bene” – potevano essere i segni di una costituente comunitaria?! O non sono stati forse semplicemente i gesti della bestia che quando deve sopravvivere ad una condizione di avversità si avvinghia a qualsiasi cosa con istinto di sopravvivenza?! Come quelle chiacchiere con il vicino mai sopportato che scaturivano dall’assenza totale di contatto interpersonale. Era utile ad entrambi parlare. Utile, niente altro. Siamo stati l’oggetto dell’altro e abbiamo usati gli altri come oggetti.

Possibile mai che senza una cultura diffusa, un pensiero, un’idea di società, del mondo e delle cose, una clausura forzata si potesse trasformare nella costruzione di un popolo?! Abbiamo giocato con la demagogia necessaria per stare al mondo, singolarmente. Nulla più! Infatti, nel giro di una settimana i canti sono diventati delazione. Gli slogan si sono tramutati nelle foto sui social, e “dagli all’untore”, nelle segnalazioni con la bava alla bocca. Troppo cinismo? No. E i tanti volontari che si sono spesi in queste lunghe settimane? E loro? Ho sentito un giovane ragazza, Agata di Ravenna, che con il suo gruppo Scout ha speso i suoi giorni nel preparare cibo per le persone sole, per chi era in isolamento, andando a scovare i senzatetto. E quasi si è messa a ridere, al cospetto della mia ammirazione. Cinica anche lei? No. Realisticamente mi ha spiegato che ciò che li muove oggi nell’emergenza del Covid, è la medesima spinta che in “tempi di pace” li spinge ad occuparsi di altre piccole emergenze locali, in ogni situazione di disagio e sofferenza. Chi si è posto in aiuto in questi mesi, si pone in aiuto sempre. Grazie ad una visione dell’altro, della persona, del destino di ogni essere vivente. Il plauso che possiamo fare a tutti i volontari in questi giorni è ipocrita se ci dimentichiamo che il loro impegno solidale prescinde da qualsiasi pandemia. Perché poi a guardare bene, che cos’è se non una pandemia che ha intaccato l’umano, ciò che siamo riusciti a dire di una ragazza che per due anni è stata prigioniera ed è tornata viva regalandoci il suo sorriso?! No, non siamo diventati migliori dopo due mesi di “arresti domiciliari”, ognuno ha cercato di sopravvivere come poteva, senza un’idea della storia, del mondo, della civiltà, dell’essere. Siamo i soliti stronzi, anche dopo il Coronavirus.

TAG: coronavirus, popolo, Silvia Romano, società
CAT: Media, società

4 Commenti

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  1. evoque 4 anni fa

    Mi sembra una generalizzazione.Coloro che hanno riversato quintalate di odio su Silvia Romano sono gli stessi di sempre: gente morta dentro, che sta in piedi solo per via dell’odio che ha incamerato in tutti questi anni, “grazie” alla destra reazionaria di questo paese: La quale, non avendo alcun programma per il medesimo, essendo priva di una visione di futuro che non vada oltre le polemicucce quotidiane e il proprio tornaconto personale, dà in pasto ai propri supporter ciò di cui è capace: istigazione. La Meloni, da Fazio proprio il giorno in cui Silvia Romano rientrava in italia dopo 18 mesi di prigionia, è stata in grado di osservare solo due cose: che Silvia Romano si era convertita all’Islam e che lo stato aveva pagato per liberarla.”Soldi nostri” ovviamente. La poveretta ha dimenticato, ma loro sono strabici per convenienza, che anche 200 miliardi di evasione annua sono soldi nostri. E che lei era al governo con Berlusconi e Lega quando fu approvato un condono tombale per permettere – senza pagare dazio – il rientro di capitali sottratti all’economia del paese;che Berlusconi frodava lo stato mentre lo “governava”; che la Lega ha truffato 100 miliardi di lire ai cittadini italiani e falsificato i bilanci di tre anni: 2008 2009 2010. Ma che smemorata…!

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  2. lina-arena 4 anni fa

    Non condivido le secchiate di odio. Tuttavia tengo a precisare che l’opinione pubblica, coinvolta a causa della partecipazione alla ricerca ed al dissequestro e con costi non irrisori, ha toccato un aspetto della vicenda che nessuno vuole esternare. Questi giovani più che per amore del prossimo vogliono soddisfare una esigenza personale di conoscenza del mondo in cui viviamo e vanno in Africa per fare lavori che non conoscono ma solo per tentare di aiutare l’umanità che vive in quelle contrade.Non sempre fanno bene. Sovente sono pesi inutili e rivelano incapacità organizzative molto importanti per le società in cui vanno a vivere. Una dottoressa molto b rava che è stata in Africa, bolla queste ragazzotte come sciacquine e dice che sono inutili e financo dannose. La spesa occorsa per salvarle non giustifica l’iniziativa anche perchè questa gente, una volta rientrata in Italia, non mi pare che abbia dato un contributo fattivo alla soluzione dei problemi del terzo mondo.

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  3. unoqualsiasi 4 anni fa

    Una piccola osservazione su un elemento terminologico: la moltitudine non è il contrario della comunità ma, da Simondon a Deleuze è la comunità. Non, come mette in avversativo, appunto, qui, l’autore, o come contrario.
    Altrimenti si avrebbe l’irrigimentazione.
    Il problema è un altro. Noi siamo , per dirla con l’autore, e che siamo stronzi, qui concordo, proprio perché non siamo moltitudine, ma tantissimi Io, ovvero lo stesso, non il molteplice.

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  4. unoqualsiasi 4 anni fa

    Non il contrario, come mette qui, in avversativo, l’autore.
    Correzione doverosa.

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