Fela Kuti, musicista e politico, ecco chi era l’inventore dell’afrobeat
Partiamo dalla fine.
Fela Anikulapo Kuti si spegne il 2 agosto 1997 per delle problematiche legate ad una terribile malattia che aveva contratto: l’AIDS. Fela è uno dei più grandi eroi della musica africana, ma nel resto del mondo è rimasto per troppo tempo un fenomeno nascosto, lasciando il passo ad altri celebri rappresentanti della black music come Bob Marley o James Brown. Tuttavia Fela Kuti è stato molto di più di un cantante o un musicista, è stato uno dei più amati rappresentanti della musica africana nel mondo ed ha dato voce ad un paese come la Nigeria creando un nuovo genere musicale definito afrobeat.
Fela Kuti nacque ad Abeokuta il 15 ottobre 1938, sua madre è un’attivista politica per i diritti delle donne, il padre, oltre ad essere un reverendo, è il primo presidente dell’Unione degli insegnanti della Nigeria, un’organizzazione che aveva lo scopo di migliorare le condizioni educative del paese africano. La famiglia Kuti ha sempre voluto il meglio per i propri figli e come il fratello maggiore anche Fela si trasferisce a Londra per studiare. Inizialmente si iscrive a medicina, salvo poi decidere che la carriera musicale è più adatta lui. Al Trinity College of Music di Londra, impara a suonare il pianoforte, la tromba, studia musica classica e fonda la sua prima band, i Koala Lobitos, con cui suona ottimo jazz.
Nel 1964 Fela Kuti torna a casa, in Nigeria, e rinfresca la sua band incrociando per la sua strada un altro gigante della musica africana, con cui lavorerà definendo i contorni e il cuore dell’afrobeat: il batterista Tony Allen.
Ok, una volta trovati i musicisti adatti la cosa più importante era avere un’idea da cui far partire la musica. Fela cercò di unire il jazz di Miles Davis e l’highlife, un genere molto diffuso in Africa, con un bel po’ di canzoni in testa nacque così il primo disco, del 1965, una forma ancora acerba di quello che sarebbe stato il genere che lo avrebbe reso famoso, con assoli interminabili e percussioni tribali eseguite da Tony Allen.
Nel 1969 tutto cambia di nuovo per Fela Kuti, che viaggia in America e si trasferisce a Los Angeles per 10 mesi venendo a contatto con il movimento delle Pantere Nere con cui condivise subito molti interessi soprattutto dopo aver conosciuto il pensiero di Malcom X; capisce che la sua musica può essere un contributo importante per la causa del panafricanismo e ne esce rafforzato, oltre che migliorato musicalmente.
Nel 1970 Fela torna in Africa. Nel frattempo era scoppiata la guerra del Biafra, generata dal tentativo di secessione da parte dei territori occupati dagli Ibo, minoranza cattolica in Nigeria, contrapposti al governo militare del colonnello Gowon e agli Yoruba. La guerra portò almeno un milione di morti, gran parte dei quali di etnia Ibo. In questo periodo nacquero gli Africa ’70, la nuova band di Fela Kuti con cui l’artista riuscirà finalmente a far confluire passione politica e musicale, impegnandosi su più fronti. È a Lagos, città fondamentale per la storia musicale africana, che nasce la cosiddetta repubblica di Kalakuta, una comune dove Fela vive con la sua famiglia, i suoi musicisti e tutti coloro che avevano scelto di condividere la sua idea di mondo, destando ovviamente le ire dei militari nigeriani. Nasce il “Black President”, dell’autoproclamato nuovo governo nigeriano, cui seguirà anche la nascita di un locale in cui si terranno concerti, riti religiosi, dibattiti e da cui passeranno anche artisti come Paul Mc Cartney e James Brown.
In questi anni Fela Kuti tiene a battesimo l’afrobeat, una mescolanza di jazz, highlife, funk, soul, dalle sonorità molto ricercate ma allo stesso tempo coinvolgenti e destinate ad essere suonate e ballate praticamente ovunque. A prevalere sono gli strumenti, ma una volta entrata la voce di Fela, si rimane come ipnotizzati dal groove in cui le canzoni sembrano rovesciarsi totalmente, arrivando ad una durata talvolta eccessiva, ed aprendosi in un acceso scontro con il regime nigeriano che inizia a tollerare sempre meno la sfacciataggine di quell’artista così controverso e così amato dalla sua gente.
Nel 1974, il 30 aprile, la polizia entra a Kalakuta e arresta il “black president” per possesso di marijuana, lo porta in carcere ma poi è costretta a rilasciarlo per mancanza di prove. Si racconta che l’arresto è dovuto al fatto che Fela avesse ingoiato le “prove” della sua colpevolezza, la polizia era disposta a controllare le sue feci pur di tenerlo in prigione, ma il “presidente” si era fatto degli amici in cella e fu aiutato a rimanere “pulito” non fornendo, di fatto, le prove della sua colpevolezza. In quegli anni Kalakuta viene visitata spesso dalla polizia, ma nonostante ciò, Fela Kuti inasprisce i suoi testi e si oppone con ancora più vigore alla dittatura militare del suo paese, non fa sconti a nessuno, i suoi testi sono un violento atto di accusa, diventa un paladino della libertà, un leader spirituale e politico che coinvolge tutta la popolazione nigeriana, facendola muovere ad un ritmo scatenato.
Nel 1976 esce Zombie, uno degli album imprescindibili per chiunque voglia avvicinarsi alla musica afrobeat. Il titolo è riferito ai membri dell’esercito e della polizia nigeriana, visti come morti che camminano, schiavi del governo e incapaci di agire consapevolmente. Uno sgarbo troppo grande, così intollerabile che il 18 febbraio 1977 mille soldati nigeriani assalgono Kalakuta e la distruggono completamente. Durante gli scontri la madre di Fela viene lanciata dalla finestra e morirà qualche giorno dopo a causa dei traumi riportati, l’artista stesso viene selvaggiamente pestato.
Il “presidente” però decide di non mollare, anzi, nel 1978 si decide a dedicarsi alla politica, formando il MOP, Movement Of The People e l’anno successivo si vuole candidare alle elezioni. Nel frattempo, nascono gli Egypt ’80, “la più infernale macchina ritmica dell’Africa tropicale”, band formata da musicisti eccezionali, che, dopo la morte di Fela, ancora oggi, suonano assieme ad uno dei suoi figli: Seun Kuti, senza avere perso lo smalto di allora.
I problemi di Fela Kuti con la giustizia continuano anche negli anni ’80, verrà arrestato e le sue condizioni di “perseguitato” verranno prese a cuore da Amnesty International. La prigione – verrà arrestato almeno 100 volte! – non ferma però la sua ascesa nel panorama internazionale anche se il ritmo con cui sfornava dischi negli anni precedenti è molto diminuito. Negli anni ’90 si ferma la sua presenza negli studi di registrazione. Si dice che sia molto malato e la conferma arriva il 3 agosto del 1997 quando il fratello Olikoye Ransome-Kuti annuncia al mondo la morte del “black president”.
Al suo funerale partecipano più di un milione di persone e a raccogliere la sua eredità, oltre che diversi musicisti afrobeat ed ex colleghi, ci sono i suoi figli Femi e Seun Kuti, impegnati, come il padre, sul fronte musicale ma anche in quello politico.
Non si può ridurre la vita di Fela Kuti a quella di un semplice musicista. Fela è stato un guerrigliero vero e proprio, ha eretto con le sue canzoni migliaia di barricate, ha lottato fino alla fine per la sua Nigeria e la sua Africa senza mai avere paura né della morte, né del potere. Merita di essere conosciuto e ricordato, nella speranza che in molti raccolgano il suo messaggio, “la musica è un arma” con cui si può realizzare il sogno di un popolo.
Un commento
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Ho molto apprezzato l’articolo. Sto raccogliendo informazioni con nigeriani di mia conoscenza sulla musica e sulla politica della corrente legata a Fela Kuti.