La musica bisestile. Giorno 199. Yuppie Flu

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13 Dicembre 2018

Sono stati la più grande band italiana dopo la PFM. Non lo sa nessuno, in Italia, perché li ascoltavano all’estero più che da noi. Ma la loro opera resta come una pietra miliare della musica indie italiana.

TOAST MASTERS

 

Questa scheda è un gran pezzo del mio cuore. Per la prima volta, a Monaco di Baviera, Wolfgang Petters di Hausmusik mi diede un CD degli Yuppie Flu, una band di ragazzi di Ancona trasferitisi a Bologna, e mi disse: “Questa è la miglior musica europea del momento”. Ascoltai il CD e poi, innamorato cotto, comprai gli altri CD online, non ricordo più se attraverso Amazon o direttamente dalla loro casa discografica, la Homesleep. A tutti coloro che capitavano raccontavo di questa misteriosa band italiana, che in Europa tutti, nella scena della musica indie, venerano, e che in Italia nessuno conosce.

“Toast masters”, 2005

Finché una sera, a casa, ad Erfurt, in Turingia, dove ero direttore dei programmi di Radio FREI, mi chiamò una certa Paola Parenti da Bologna e mi disse: “Non so chi sei, ma mi serve un concerto per Yuppie Flu di mercoledì, tra la data di Monaco e quella di Berlino. A Monaco mi hanno detto di chiamare te”. All’inizio pensavo ad uno scherzo, ma naturalmente era vero. In radio tutti conoscevano oramai Yuppie Flu, e quando arrivò la band, e noi la facemmo suonare in uno stupendo bar al quarto piano di una fabbrica semi abbandonata, la sala, che conteneva circa cento persone, era strapiena. E quando la band iniziò “Our nature”, tutti cantammo il ritornello in coro.

La band era basita. Fu una festa indimenticabile, e diventammo amici, specie con Paola, che è la moglie dell’ombroso leader della band, Matteo Agostinelli, e con Gabbo, che è ancora tra i miei contatti di Facebook e con cui, ancora oggi, ho un contatto affettivo. Pochi mesi dopo organizzammo un festival allo Stadtgarten, che si riempie con non meno di mille persone, e gli Yuppie Flu suonarono come main act davanti ad una sala piena e festante. Dopodiché andarono in tour, in Germania, con una nostra band locale, i Burning Flowers, ed io andai a vedere tutti i concerti che potevo, specialmente in Italia.

Quando Matteo e Gabbo decisero di dividersi, fu un momento davvero triste. Anche perché con gli Yuppie Flu morivano tante piccole band straordinarie, che erano cresciute sotto l’ala protettrice di Homesleep, che apparteneva alla band. Con i miei Osama Sisters registrammo anche una cover di “Our nature”, traducendola in italiano giocoso, e l’andammo a suonare a casa di Gabbo, una sera che presentammo il mio libro sulla mia prigionia in una clinica per digiunanti. Di tutto questo restano solo dei bei ricordi, incancellabili. E tanta musica, una musica che oggi non suona più nessuno, melodiosa, tutta suonata a mano, e che pure, a volte. Sembra così elettronica. Una musica poetica, grazie alle voci da mezzosoprano di Gabbo e Matteo, gonfia di pioggia e di coolness, eppure sinfonica.

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CAT: Musica

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