La musica bisestile. Giorno 229. Salt’n’Pepa

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28 Dicembre 2018

Era il tempo di Paula Abdul, di MC Hammer, dei Run DMC, insomma degli inizia del rap e della nuova musica nera. A me piacevano loro, perché erano eccessive, solari, divertenti, asolutamente scurrili – ed esistono ancora oggi, e gridare “Push it real good” a 50 anni è il massimo della scurrilità!

A SALT WITH A DEADLY PEPA

 

Non mi piace l’hipop. Sono capace di apprezzare i testi di Eminem, se li leggo, mi divertiva MC Hammer, mi piace la versione di Run DMC di “Walk thuis way” degli Aerosmith (ma quello è rap, non hipop), poi ci sono un paio di brani che trovo interessanti, ma in generale trovo questo genere tedioso, rumoroso senza essere in grado di esercitare pressione, voce di un mondo violento che non ho nessuna intenzione di rivalutare, musicalmente nullo. Il motivo per cui, invece, mi piacciono queste tre ragazzone di Brooklyn e dei Queens è che non solo non si prendono troppo sul serio, ma sono apertamente sarcastiche su sé stesse, le proprie origini, i disvalori che si pretende che rivendichino con orgoglio.

“A Salt with a deadly Pepa”, 1988

Leggendo i testi, mi viene in mente Cyndi Lauper, e mai uno di quei negroni debosciati e pieni di anelli e borchie che straparlano di trombate millenarie e di lussi sfrenati e – comunque – legati al traffico ed al consumo eccessivo di stupefacenti. “Pus hit” l’ho trovata, fin dall’inizio, una canzone volgare, ma come la scriverebbe Roberto Benigni, e con un riff interessante, preponderante sul parlato, che è usato in modo veramente spartano. Come gli Outkast, immediatamente dopo di loro, sono ai confini tra l’hipop ed il R&B, ed infatti i loro primi singoli erano stati catalogati direttamente in questa seconda categoria.

La loro versione di “Twist and shout” picchia più duro di quella dei Betales e persino di quella originaria degli Isley Brothers: più ritmo, più twist e più shout. Sta di fatto, che questa band è ancora in piena forma, e non esiste nessuna band hipop che sia ancora attiva a quasi 30 anni dalla sua nascita. Persino di Eminem si sono oramai perse le tracce da anni. Cheryl James, intanto, che ha sposato il suo eterno fidanzato vent’anni fa, ora ha figli adulti, è coinvolta in una serie di iniziative pubbliche progressiste, spesso legate alla condizione della donna, e col marito si è trasferita nel Mid-West, perché era stanca della metropoli.

Sandra Denton, invece, ha passato la vita con i brutaloni dell’hipop, e ne è uscita letteralmente con le ossa rotte. Due tossici, seppur famosi, ed un terzo che l’ha sposata e poi riempita di botte finché lei non ha troivato il coraggio di prendere i figli e scappare. Ma io non sono qui a giudicare nessuno. Ho aggiunto questo dettaglio perché trovo che i loro ultimi lavori, seppure più rari che all’inizio, siano molto interessanti, anche se in quell’ambiente l’assenza di soldi nella produzione influenza tantissimo (in negativo) il risultato finale. Per questo credo di poter scegliere questo unico disco a rappresentare il meglio di un intero genere, prodotto plastificato e fasullo che pretende di essere sangue e bava del popolo, ed invece è solo prodotto industriale cinico e violento.

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CAT: Musica

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