La musica bisestile. Giorno 238. Leon Russell

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1 Gennaio 2019

Il più grande pianista della storia del Novecemto americano non è mai riuscito ad arrivare al successo commerciale, ma il suo modo di suonare ha insegnato il mestiere a tutti

LEON RUSSELL

 

Aveva quattro anni, quando ha iniziato a suonare il piano. Era bravo, ed i suoi genitori lo mandarono all’unica scuola di musica di Tulsa, Oklahoma. In classe erano in tre, che erano ben al di là di tutti i loro coetanei. Leon Russell, Elvin Bishop (uno dei più grandi chitarristi di blues bianco della storia) e David Gates, il leader dei Bread. Tre musicisti che, negli anni a venire, cambieranno sia la musica country (dandole una dignità ben al di là del circuito etnico nel quale era rinchiuso fino a quel momento) che la musica rock americana, perché affronteranno la scena senza temere commistioni con altri generi, avendo imparato una gran quantità di nuovi ritmi, nuove armonie.

“Leon Russell”, 1970

Se i Bread sono poi divenuti i capifila di country-rock delicato e molto sentimentale, Bishop, che era la dinamo della Paul Butterfield Blues Band, era un cavallo pazzo ed indomabile, aveva accelerato di due marce il blues, Leon Russell è diventato da subito il pianista più innovativo dell’intera scena musicale. È stato lui a creare Joe Cocker ed il suo sound, è stato lui ad insegnare lo stile pianistico di Elton John, è stato lui a suonare il piano ritmico nei più grandi successi dei Rolling Stones, è stato lui ad insegnare l’uso del piano “rock” a Bruce Springsteen, superando i cultori dell’Hammond nati dai Deep Purple.

Il suo modo di modulare la voce, inseguendo il funk ed il soul, picchiando come un forsennato sui tasti ed esibendo dei cori trascinanti e modernissimi, ha trasformato diverse canzoni di mostri sacri, da Bob Dylan a John Lennon, da ballate a missili di soul-rock, brani trascinanti che ti costringono a ballare ed a gridare insieme, e nei suoi dischi solisti, come quello che ho scelto per questa selezione, suonano tantissimi di loro. Eric Clapton, i Beach Boys, Dylan, Frank Sinatra (che canta in coro!), Ike & Tina Turner, i Beatles ed i Rolling Stones. Soprattutto il Southern Rock (Lynyrd Skynyrd) ha seguito le sue orme, ed anche se Leon Russell, nel grande pubblico, era noto a stento, tra i musicisti è stato una delle figure più straordinarie, richieste da tutti, uno che è sempre andato dritto per la sua strada, suonando in oltre 400 dischi.

E se oggi – ora che il pubblico ha disimparato come ascoltare la musica – si ascolta il tipico suono del piano di 50 anni fa, pensa giustamente che ci fossero stilemi consolidati, usati quasi da tutti, sarebbe bello sapere che tutti imparano che quel suono l’ha creato lui, Leon Russell, con la sua chioma bianca, la sua faccia sempre trasognata, la sua benedetta e maledetta pignoleria (per cui era celebre ovunque), e che gli ha creato tantissimi problemi nella sua vita affettiva. Una volta in più, io non giudico la vita privata di un artista. Leon viveva per la musica ed aveva pochissimo tempo libero per qualsiasi altra cosa, e se ne è andato nel sonno, a 74 anni, mentre era in riabilitazione dopo una difficile operazione, lasciando sul tavolino, accanto al letto, spartiti non ancora conclusi su cui stava lavorando. Sono un sentimentale: bravo, e beato lui.

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CAT: Musica

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