La musica bisestile. Giorno 244. The Fratellis

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4 Gennaio 2019

Quattro mariuoli di Glasgow con un’anima scanzonata e poco seria, che sognano di far parte di una famiglia della Cosa Nostra scherzosa dei film giocosi, e sfottono la società di oggi

COSTELLO MUSIC

 

Lui si chiama John Paul Lawler ed è un liceale di Glasgow che cerca coetanei entusiasti per mettere su una band, come ce ne sono migliaia. Uno di quelli su cui non scommetteresti nulla, perché è vanitoso come un pavone, scostante come un furetto, determinato come molti dei giovani della sua generazione, certi di nulla e decisi a nulla. Risponde ad un’inserzione di un certo Graeme, che è batterista ed ha il posto a casa per suonare, il che lo rende la prima scelta assoluta, ma anche uno difficile da trovare, anche perché Graeme McRory va a scuola di giorno e lavora in un bar, come cameriere, la sera.

“Costello Music”, 2006

Quando finalmente si incontrano, Graeme e John decidono di provare insieme, perché John Paul porta con sé Barry Wallace, che è disposto a suonare il basso. Ovvero: suona la chitarra, ma se non c’è altra possibilità, allora… Cominciano con i brani che John Paul aveva già scritto per proprio conto, e Graeme porta il demo di tre brani non ad una casa discografica, ma ad un cugino che fa il pubblicitario. Quello sceglie due canzoni e le usa per una decina di spot pubblicitari locali di prodotti differenti. Quando, un anno dopo, John fa stampare le registrazioni di una dozzina di brani, i Fratellis suonano dal vivo una serie di canzoni che, dapprima in Scozia, e poi in tutta l’Inghilterra, tutti già conoscono e possono canticchiare a memoria.

Questo disco, insomma, si vende benissimo ai concerti e nei supermercati, quando la Island Records offre ai tre ragazzi di fare una nuova registrazione negli studios di Los Angeles, quelli in cui hanno già lavorato Bob Dylan, i Beach Boys e tante altre band con i soldi per produzioni di altissimo livello. Il risultato è la versione di “Costello Music” che possiamo acquistare oggi, e che è stato un successo mondiale, esploso circa due anni dopo la prima vera pubblicazione ufficiale del disco e quando ormai The Fratellis è impegnata in un tour mondiale con tre date a settimana. A quel punto i manager della Island iniziano a parlare di un secondo disco, di nuove canzoni, del prolungamento del tour.

John Paul sta zitto per settimane, dopodiché una mattina, a New York, scrive un biglietto a Graeme e Barry e se ne torna a Glasgow, perché ha telefonato con un tale che suona le tastiere, e vuole suonare con una nuova band, che si chiamerà Codeine Velvet Club. Potete immaginare che divertimento per gli altri due e per quelli della casa discografica. Sicché i Fratellis registrano un nuovo disco mentre John Paul suona già con la band successiva, ben sapendo che The Fratellis già non esistono più. Quando esce il secondo album, Graeme riesce a convincere John Paul a suonare per solo tre settimane, metà in Australia, metà in Giappone, perché lì John Paul non c’è stato mai ed è una grande chance per vedere posti esotici.

Nel frattempo esce il primo disco dei Codeine Velvet Club, che registra un discreto successo nazionale e quindi trova una casa discografica che produce il disco e prepara un tour. John Paul suona per un paio di settimane, poi si stufa e se ne torna a casa, perché ha parlato al telefono con un certo Tony, che sta cercando compagni per una nuova band, che si chiamerà Psycho Jukebox. Si ricomincia tutto da capo. Dopo i Psycho Jukebox verranno i Bright Night Flowers, dodpodiché ci saranno due nuovi dischi dei Fratellis, e poi di nuovo i Bright Night Flowers, ed ecco che sono passati quasi quindici anni, come in un turbine di vento, e rimane sempre questo ragazzone sbalestrato che, quando finisce i soldi, va in strada e suona per gli spicci, che nella vita non bisogna mai vergognarsi della propria povertà. Magari vi stupirete del fatto che un ragazzo così sia considerato un carismatico folle in solitudine, e che questo accresca il suo carisma, e lo spinga ad essere sempre più deciso a non lasciarsi acciuffare dalla consuetudine. Come diceva Gaber: la realtà è un uccello che non ha memoria, devi immaginare da che parte va. Io adoro folletti come John Paul, e mi illudo che sia più felice lui di tantissime altre persone che, quando gli finisce la voglia, scelgono il successo.

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