La musica bisestile. Giorno 277. AC/DC

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21 Gennaio 2019

Bon Scott era morto da poco, ed il nuovo cantante era ancora un corpo estraneo nella band. Motivo per cui si chiudono in sala di regsitrazione per mesi e tirano fuori il loro vero capolavoro

BACK IN BLACK

 

Avevano avuto tutti delle esperienze con delle band di musica beat, all’inizio degli anni 60, magari anche cose importanti come gli Easybeats, e poi, pur essendo inglesi, si erano ritrovati tutti a Sydney, senza un soldo in tasca, a ragionare sul futuro. Ed il futuro, specie per Bon Scott, chitarrista e cantante, era un rock più deciso – come i Deep Purple, ma non così algido; come gli Spooky Tooth, ma non così lento; come Ted Nugent, ma non così maschilista; come i Lynyrd Skynrd, ma non così country; come gli Alllman Brothers, ma non così blues; come Frank Zappa, ma non così jazz. Rock che vada ben oltre gli usuali riff del blues o del pop britannico, e che comunque siano ruggenti, aggressivi, esplosivi, e con dei testi esagerati.

“Back in black”, 1980

Bon Scott racconta: “Ero sposato, mia moglie mi disse, scrivi una canzone su di me. Io scrissi She’s got Balls e lei ha divorziato”. Il leader degli Easybeats ed i suoi fratelli (George, Malcolm e Angus Young) avevano iniziato a provare con Bon Scott alla voce, ed erano estasiati, perché “nessuno strillava come lui”. Il nome della band venne scelto dalla sorella degli Young, Christina, perché dava l’impressione di potenza, elettricità, energia – ed infatti la band aveva puntato tutto su uno schema semplice, ma efficace: un riff orecchiabile, e tutti gli altri strumenti che fanno BUM più forte che possono e Bon Scott che copre tutto con la sua voce roca, tragica ed implacabile. Dopodiché ci sono le solite storie di donne, alcool e droga, finché Bon Scott muore (per aver bevuto troppo durante una scorribanda serale), e per alcune settimane sembra che gli AC/DC siano arrivati alla fine della loro carriera.

Invece trovano un cantante ancora più esagerato (Brian Johnson), che li rimette in piedi. La band, che aveva pubblicato da poco “Highway to hell”, tornò in studio e registrò questo nuovo album, il cui titolo significa che sono tornati, ma che sono in lutto – a mio parere il migliore della band. Il lutto viene sottolineato dalle campane iniziali e dal primo brano, “Hells’ Bells”, dedicata a Bon Scott. Lo spettro compositivo si è improvvisamente ampliato, così come gli argomenti dei testi, che non sono più legati alla velocità, alla rabbia, alla forza, ma finalmente anche a questioni sociali o della vita di tutti i giorni, alla morte, all’ipocrisia. Come spesso accade, l’apice è l’inizio della discesa. Negli anni successivi l’heavy metal inizia ad occupare lo spazio dell’hard rock, e ci sono band come i Metallica, i Mötörhead, i Def Leppard, i Mötley Crüe ed i Queensrÿche che vanno a prendere i primi posto delle classifiche. Gli AC/DC passano un decennio di stagnazione e di flop, e quando riemergono si sono uniformati al sound dell’heavy metal, tanto da deludere profondamente i vecchi fan. Oggi la band, ufficialmente, esiste ancora, ma è da tempo che non suona più. I suoi tempi sono davvero passati.

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CAT: Musica

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