La musica bisestile. Giorno 327. Fiorella Mannoia

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15 Febbraio 2019

La più grande cantante femminile italiana in attività, una donna estremamente decisa e tignosa, disposta anche ad essere antipatica, pur di far valere le sue idee

CERTE PICCOLE VOCI

 

Quando, nel 1968, ha cantato in pubblico per la prima volta, aveva alle spalle già alcuni anni come stunt-woman, controfigura di Monica Vitti ed altre attrici famose in film di cowboys e di azione. Suo padre Luigi, del resto, è stato uno dei più grandi stunt-men della sua generazione. Ma Fiorella voleva d più, ed ha sempre avuto una tigna incomparabile. Nessun limite, nessun divieto, nulla è impossibile. Non è una cantautrice, ma ha una voce speciale, una bellezza particolare, e lavora tantissimo, con Memmo Foresi (colui che più tardi aiuterà Mia Martini a raggiungere il successo), che diventa anche il suo compagno. Ogni anno si presentano alle qualificazioni del Festival di Sanremo, a Castrocaro, ovunque, ed ogni anno ricevono un diniego, il disco vende poco, ma loro continuano.

“Certe piccole voci”, 1999

Finché, nel 1980, Pierangelo Bertoli le chiede di cantare la seconda voce in “Il pescatore”, e questo apre a Fiorella le porte della Ricordi e la produzione di un nuovo disco, “Caffè nero bollente”, che scala le classifiche dopo aver partecipato a Sanremo. Le due canzoni la rendono famosa, anche perché lei ha lavorato tanto, ed ha già abbastanza materiale, pronto, per un lancio ancora più in grande. Al Festivalbar rischia di vincere con “Muoviti un po’”, e la Ricordi la mette a lavorare con Mario Lavezzi – il produttore di tutte le grandi donne della musica italiana: Ornella Vanoni, Loredana Berté, Anna Oxa, Carmen Consoli, Ivana Spagna, e decine di altre. Con Lavezzi Fiorella arriva definitivamente in serie A.

Conosce Ivano Fossati, che le darà le sue migliori canzoni da cantare, e poi, nel 1987, inizia a collaborare con Enrico Ruggeri, che insieme al suo chitarrista, Luigi Schiavone, scrive per lei “Quello che le donne non dicono”, che non solo è un capolavoro, ma diventa il più grande successo commerciale della carriera di Fiorella Mannoia. A partire da quel momento, qualunque cosa lei faccia funziona, i suoi tour sono sempre sold out, i suoi dischi sono tutti successi, diviene un’icona della vita pubblica per il suo impegno femminista e terzzomondista, ed a molte persone diventerà antipatica. Io l’ho incontrata in un’occasione pubblica, ed ho passato la sera ad osservarla, senza romperle le scatole. Le ho stretto una mano terribilmente esile, sembrava fatta di carta colorata, che bastasse un alito di vento per spazzarla via.

Solo da vicino si vede la sua età, si colgono alcuni movimenti legati al tempo che passa, che oramai riconosco guardando me stesso… Ebbene, questa donna è un concentrato di energia e di voglia di vivere, che trasforma una serata ufficiale noiosa e beghina in una serata di severa eccitazione, ha una fisicità particolare, quando discute sembra molto più alta e più grande, ed incute soggezione. L’ho già scritto diverse volte, di un artista importa la produzione, non il carattere. Fiorella Mannoia non è colei che ha tenuto alta la fiamma di Mina, di Caterina Valente, di Ornella Vanoni. Tutt’altro. Fiorella Mannoia è un ruggito di una nuova generazione di donne fortissime e consapevoli, che curano le loro fragilità nel segreto dei propri pensieri, ed in pubblico è una leonessa, la migliore cantante femminile che ha il nostro Paese. E “Cuore di cane” è la canzone, al mondo, che più mi commuove e descrive come mi sento.

 

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