La musica bisestile. Giorno 34. The Eels

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21 Settembre 2018

Brutto, introverso, solitario, e pure antipatico. Poi, al liceo, Everett incontra un paio di amici veri, e con loro fonda una band, The Eels, che suona una musica che trascina la musica tradizionale ebraica in una direzione inusitata – e la rende eterna

 

DAISIES OF THE GALAXY

 

Aveva scritto un paio di canzoni note soltanto nell’universo musicale californiano ed aveva iniziato a girare l’America, da solo o in trio, aprendo i concerti di Tori Amos o di altre star americane degli anni 90. Scriveva lunghe lettere a sé stesso, oppure fingeva di telefonare con qualcuno che lo aspettasse a casa, in modo da commentare òla giornata, aggiungendo le pause in cui si supponeva che dall’altra parte ci fosse una persona con cui dialogare. Tornato a casa, registrava brani in cui lui suonava tutti gli strumenti. Lui era E, niente altro, solo E. Mark Oliver Everett sarebbe arrivato solo molti anni dopo, quando si sentiva più sicuro.

“Daisies of the galaxy”, 2000

Poi, in un colpo solo, era morto suo padre, lo scienziato che aveva inventato la meccanica quantistica, e che gli morì tra le braccia, senza un sospiro. Subito dopo. sua madre si era ammalata di cancro, sua sorella si era suicidata. Lui, chiuso in casa, rifiutando qualunque visita, scrisse un album disperato, ed in pochi mesi tirò fuori questo “Daisies for the Galaxy”. Credetemi, è il suo capolavoro. E non ha mai fatto nulla altro di questo spessore, di questa leggerezza, di questa profondità, di questa malinconica allegria, di questa melodiosa asprezza. Dopo questo disco ha vissuto artisticamente di rendita. Ed ha scopiazzato a piene mani dal catalogo armonico e melodico dei Velvet Underground (“Pale blue eyes”, etc.), ma vi sbagliate se credete che me ne importi. Tutti prendono da tutti.

Ci sono almeno otto canzoni che meriterebbero di diventare un singolo di successo, e soprattutto c’è “Mr.E’s Beautiful Blues”, che è la canzone più bella della storia di E ed una delle migliori dieci del nuovo millennio. E nemmeno la voleva incidere, perché gli sembrava troppo sbarazzina.La casa discografica lo obbligò, e noi (mia moglie Kerstin ed io) la ascoltammo per prima, per poi comprare il disco ed ascoltarlo lungo gli interminabili viaggi tra Lipsia e Zurigo, tra Zurigo e Menaggio, tra Menaggio e la Toscana. Questo disco è stato la colonna sonora (insieme ad un disco di Bowie) di 11 anni di matrimonio.

Io e la mia moglie di allora, Kerstin, nell’estate del 2000

Dopo questo disco: il successo, la gloria, i soldi. Un nuovo modo di porsi, da intellettuale barbuto e borbottone. Una lunga serie di dischi, a volte più di uno all’anno, nemmeno troppo noiosi, ed a volte persino sorrisi. Ma per me Mr.E rimane quel meraviglioso Nerd di “Daisies of the Galaxy”, quello che ho ascoltato per tutta la primavera e l’estate del 2000, quando l’amore con Kerstin sembrava vero, quando credevo che avrei vissuto per sempre in Germania ed avrei organizzato concerti e scritto satira politica fino alla fine dei miei giorni e magari avrei avuto un secondo figlio.

Nulla di tutto ciò è accaduto, ma Mr.E mi ha accompagnato con leggiadra mestizia attraverso quella fila di delusioni e di momenti di assoluta chiarezza, nei quali, come lui, mi rendevo conto di essere la persona sbagliata al posto sbagliato, e di non sapere più con assoluta certezza chi io fossi. Sapevo solo che questo disco fosse un immenso capolavoro, irripetibile. Al contrario di E, non ho preso la novocaina. Ho riso e pianto. Funziona ancora.

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