La musica bisestile. Giorno 349. Canned Heat

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26 Febbraio 2019

Il blues campagnolo dei bianchi diviene la musica paradigmatica dell’intero movimento hippie, e sopravvive a tutte le tragedie e la fine delle mode antiche

VINTAGE

 

Tranne Larry Taylor, che aveva suonato il basso come turnista per molte grandi band, come i Ventures, Jerry Lee Lewis, Leo Kottke e The Monkees, tutti gli altri erano ragazzi che, prima di formare i Canned Heat, suonavano per strada con il cappello a terra. Suonavano il blues, ma lo suonavano svelto, con in mente il rock, e, in base all’insegnamento di John Mayall, usavano anche altri strumenti, come il flauto, per sottolineare alcune melodie ed evitare di essere noiosi, come spesso si è, suonando soltanto il blues. Quindi erano un gruppo che faceva spettacolo, che sapeva divertire la gente, con questo enorme cantante, Bob Hite, detto L’Orso, che nonostante il peso ed il barbone si agitava come un folletto di campagna, un po’ goffo ma mai timido, e che è stato, insieme al chitarrista Alan Wilson, il tratto distintivo dei Canned Heat.

“Vintage”, 1970

Erano bravi, andavano d’accordo (non come le altre band, che erano pieni di gente litigiosa), passavano buona parte del tempo nei paradisi artificiali di chissà cosa, dalla mescalina alla marijuana, perché leggevano Kerouac, Salinger e Ginzburg a voce alta e non facevano mistero di non aver bisogno di soldi, ma solo di quiete ed armonia. Il loro “Going up the country” è stato l’inno del Festival di Woodstock, insieme all’omonima canzone di Joni Mitchell, che venne cantata da Crosby Stills Nash & Young. Con quella canzone hanno influenzato un’intera generazione di artisti che, partendo dal blues, scoprì un nuovo modo di suonare il folk: Tim Weisberg, Dan Fogelberg, The Youngbloods.

Per i puristi suonavano “On the road again”, che è uno dei brani più famosi degli anni 60. Ma non li si vedeva in televisione, non vincevano premi, non vendevano nemmeno tanti dischi – ma suonavano quasi tutte le sere, in America o in Europa, girando con il famoso pullmino Volkswagen, dipinto a mano con tutti i simboli cari agli hippie. Se mai c’è stata una band che davvero ha personificato il movimento hippie, questa erano i Canned Heat. E dopo il 1970, con l’arrivo del chitarrista Harvey Mandel, hanno suonato anche come gruppo di spalla di John Mayaall e John Lee Hooker, perché erano la bluesband migliore al mondo. Una band travolta dalla fine del sogno di quegli anni: Hite morto d’infarto, Wilson di overdose, Henry Vestine d’infarto.

Il resto della band suona ancora, io li ho visti due volte dal vivo, in Germania, suonare come fossero ventenni all’inseguimento del grande sogno. Li ho visti nel Museumskeller di Erfurt, una caverna gestita da Reiner Kalisch da molto prima che la DDR sparisse dalle carte geografiche, ed i Canned Heat suonavano nei paesi comunisti perché lì la loro musica era ancora adorata e ricordata a memoria, e loro suonavano per l’equivalente di 500 Euro, più la cena e l’albergo, e la caverna era piena, non si respirava più. Perché suonare bluesrock, oggi, è un atto di fede e di appartenenza, ed i Canned Heat sono ancora il simbolo che erano 50 anni fa.

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CAT: Musica

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