La musica bisestile. Giorno 76. Chuck Mangione

:
13 Ottobre 2018

AN EVENING OF MAGIC

 

Lei mi regalò il disco perché glielo aveva consigliato suo padre, che vedeva di buon occhio una possibile tresca tra lei e me. Ricordo che ero imbarazzatissimo, perché solo in quel momento mi ero reso conto che lei avesse un interesse per la mia persona. La consideravo inarrivabile, figlia di una famiglia di artisti con tanti soldi, aveva persino una sorella più grande in odore di santità. In quel momento ero single, ma dopo una notte famelica passata insieme, il mio imbarazzo era ancora cresciuto. Non ero capace di dire sì, lei mi spaventava a morte, e quindi lei si sentì maltrattata e scomparve.

“An evening of magic”, 1978

A quei tempi ero troppo imbranato per spiegarmi, purtroppo. Era d’estate, al Lido dei Gigli, e non avevo il giradischi. Sicché Chuck Mangione lo ascoltai per la prima volta quando ero già tornato a Roma, a settembre, quando era tardi per qualunque cosa. Ho amato questo disco già dopo 10 secondi. Ne sono rimasto letteralmente stregato. Mi dava l’impressione di essere solo su una roccia, al cospetto del mare, e di essere baciato dal vento dei canti delle sirene. Un canto pieno di amore per la vita, di malinconia per la sera, di tristezza per la mia incapacità di essere pronto quando era necessario esserlo. Un inno alla mia snobistica, narcisistica, pigra e colpevole solitudine.

La tromba è lo strumento musicale che più si avvicina alla voce, ma che ne amplifica un’unica profondità, crea come un dirupo nella tua coscienza, di cui vedi chiaramente il fondo, mentre la tromba ti vibra e ti squassa cuore e viscere. Nonostante il suo manierismo, Chuck Mangione ha dei momenti di assoluta cristallinità, in cui lo vedi, stagliato su un tramonto rosa ed arancione, annunciare a Dio che hai capito, che soffri e gioisci anche tu. Questo è questo disco: la colonna sonora della vita quando oramai è andata male, ma l’hai amata disperatamente lo stesso – ed è quindi un disco che in questi mesi ho ascoltato moltissimo, ma con una tenerezza per quel bimbo sciocco che ero, senza un vero rimpianto.

Chuck Mangione è, a mio parere, il più grande musicista siciliano degli ultimi 100 anni. Pluristrumentista, pieno di inventiva e di passione, attaccato alla propria terra, eppure americano (e latino americano) fino al midollo. A 20 anni era uno dei fiatisti più importanti della scena jazz degli Stati Uniti, inutile raccontare che abbia suonato con questo o quello, perché ha suonato con tutti coloro che hanno o avevano un motivo per essere immortali. Ancora adesso, a 78 anni, è uno dei fiati più richiesti al mondo, ed un attore caratterista di successo, che ha partecipato a molti telefilm famosi. Scrisse di essere stato un mese a casa di suo papà, vicino ad Agrigento, ed aver suonato, da solo, nell’ansa dietro la Scala dei Turchi a Porto Empedocle, perché aveva l’impressione che, se mai fossero venute a riva, le sirene sarebbero andate là. Te ne ricordi, Kerstin? Laggiù, ancora oggi, di noi si ricordano. ma le sirene non sono ancora arrivate, e Chuck oramai è troppo vecchio. Accadrà ad altri, più giovani, belli e consapevoli di noi, e sarà giusto così.

 

TAG:
CAT: Musica

Nessun commento

Devi fare per commentare, è semplice e veloce.

CARICAMENTO...