Le opinioni di Franco Battiato

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24 Luglio 2016

Se non fosse che talora i comici o i cantanti irrompono con il carico delle loro ideuzze  sulla scena politica non ci sarebbe da curarsene. Dagli anni ’70, quando la partitocrazia, già allora scricchiolante, cominciò a candidare al Parlamento comici, attori, cantanti per attrarre consenso, una delle evidenze della nostra vita culturale collettiva è  il fatto che i  cantanti,  i comici, gli attori o i producer televisivi come Freccero sono diventati degli opinion leader. Bravissimi nella loro arte (il canto, la musica, la recitazione, la programmazione televisiva) spesso e volentieri vengono allo scoperto con le loro idee. Che come tutte le idee sono giuste o sbagliate a seconda dei punti di vista. Ma ciò che sbalordisce è la loro formulazione. Il loro voltaggio espressivo è basico, il loro spessore tenue come una sottiletta, la loro profondità una pozzangheretta di banalità e luoghi comuni. Personaggi che se non avessero il loro nome da esibire nessuno curerebbe né seguirebbe, trascinano folle di entusiasti fan e spesso, quel che più conta, determinano orientamenti elettorali corposi, ossia il nostro scenario politico, come abbiamo già visto non solo per il comico leader ma per tutta la genia di uomini e donne di spettacolo, a partire da Mina, Mannoia, Ferilli ecc. che gli sono andati dietro.

Mentre non ci si dovrebbe  lasciar sviare nella fruizione della loro arte – che occorre continuare ad apprezzare quando è riuscita e convincente – dalle scempiaggini che dicono fuori dal loro contesto, così dovrebbe succedere per il contrario: di non prendere sul serio le loro opinioni sulla base delle loro capacità artistiche. Ma così non accade.

Prendiamo il caso di Franco Battiato. Fortuna che dopo Povera patria, canzone che è quello che è: un lamento e un’invettiva assieme piuttosto generici e dal dolorismo impostato, qualcosa di più di “piove governo ladro” e qualcosa di meno dell’ “io so” di Pasolini, ma anche un anticipo del coro grillino “Onestà, onestà”, e comunque un lamento tutto rivolto contro i governanti ma che manda assolto il popolo, quello che in massa tarocca i badge, non paga le tasse  e finge incidenti per frodare le assicurazioni, fortuna dicevo che  non sia stato sfiorato dall’idea di fondare un suo movimento politico. Restano però alcune sue dichiarazioni che non possono non lasciare perplessi. Alcune di esse  hanno irritato Massimo Onofri che verso Battiato indirizza un po’ di  malumore nel recentissimo Passaggio in Sicilia  con molte ragioni, ma dalle quali vorrei discostarmi in parte.

Onofri  si lancia in una invettiva, neanche lui sa quanto giustificata, contro questo cantautore per lui così irritante nonostante abbia scritto qualche memorabile canzone come La cura, La stagione dell’amore e Ti vengo a cercare. Gli rimprovera, sulla scorta di alcune interviste, quel moralismo dozzinale di chi si iscrive d’ufficio nel partito degli onesti, tratto che confluirà nella canzone Povera patria, ma anche «la simulazione della profondità […] ottenuta per disinvolto sincretismo da tutte le religioni e da ogni filosofia orecchiate negli anni. I suoi utenti – poco importa se delle canzoni o dei film imbarazzanti che s’è messo a fare – possono acquistare così a basso prezzo, una patente di spiritualità, un titolo di esoterica nobiltà».

Nel leggere alcune esternazioni di Franco Battiato,  invero,  ci si mette le mani ai capelli. Ma egli è stato sempre così: il latore di uno spiritualismo generico e sincretistico, ove il frate e il Profeta si scambiano la barba. In tarda età si sono aggiunti anche i filosofemi da pensiero negativo dello sfinito Sgalambro. Però occorre tornare alla canzone in sé. Nella sua poetica e musicalità, sia dodecafonico-tedeschizzante, sia mistico-orientale,  ricordi etnei e pedemontani, dervisci rotanti e danzatori bulgari, contrabbandieri macedoni, gesuiti euclidei, si mischiano, con un nonsensical alto di gamma, diciamolo,  in un suasivo codice midcult che ha senso e sottile fascino solo in quel  sinolo (parola e musica, dove dei due non si sa qual è la forma e quale il contenuto) che è la canzone, meglio se con orchestrazione del Maestro Giusto Pio.

Proibito ascoltarlo, dunque,  quando parla in prosa come Monsieur Jourdain o lontano dal palco o dalla sala di registrazione, come del resto Antonello Venditti quando esterna lontano dal suo accattivante lirismo rionale (Giulio Cesare) o Celentano dal suo ecologismo anticipatore.

E con tutto ciò si può restare grandi artisti. Com’è vero che ci sono scrittori/narratori strabilianti ma con una debolissima visione del mondo. Qualcuno mi sa dire qual è l’ideologia di quel narratore seriale e geniale che è Dumas?

Occorre dunque chiudere un occhio sulla prosa e aprire l’altro sulla “poesia”, sulla canzone in sé, separare l’artista sorgivo dal guru in proiezione pubblica.  Di un grande e originale artista sono non solo le composizioni  degli anni Ottanta ricordate da Onofri,  che credo piacciano a molti e che conservano ancora intatto il loro fascino, ma anche le canzoni in dialetto catanese, meglio dire, ionico (Battiato è nato a Ionia infatti, il nome fascista di Giarre-Riposto). Queste composizioni sono di una dolcezza infinita e di stordente bellezza, destinate solo agli happy few che sanno decifrare le malie linguistiche di “Duminica iurnata di sciroccu/fora non si pò stari/ppi fari ‘npocu i friscu/chiuru a finestra a vanidduzza/ e mi vaiu a ripusari”, “U santu è di marmuru e non sura“, ” e tutti arreri o santu ‘nda vanedda” o “no mo jaddineddu mi piaci stari sula“. Cito  soprattutto da Strade parallele (aria siciliana) cantata insieme all’indimenticabile, solare, mediterranea, Giuni Russo, peraltro sublime interprete dell’ultima meravigliosa canzone balneare, scacciapensieri, di bella tradizione italiana che è  Un’estate al mare, scritta da Battiato,  la quale per levità e forza evocativa di estasi balneari – oggi bombardate da musica psichiatrica tum-tum, da rap dalla versificazione slombata e da latinos generici- , sta alla pari, nel genere,  con la deliziosa Abbronzatissima di Edoardo Vianello degli anni belli e indimenticabili che furono.

TAG: canzoni, Franco Battiato
CAT: Musica

9 Commenti

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  1. eza 8 anni fa

    Se nell’articolo si parla delle idee extramusicali è così difficile citare una o più frasi da lui dette e su quello giustamente criticare? Nessun fatto in questo articolo……………un voltaggio espressivo basico, uno spessore tenue come una sottiletta, la profondità di una pozzangheretta di banalità e luoghi comuni

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    1. alfio.squillaci 8 anni fa

      Non ho voluto infierire nel ricordare alcune “uscite” del Nostro. Ma quel che ha dichiarato: “In parlamento ci sono tante troie disposte a tutto”, lei come la considera come idea extramusicale? http://www.huffingtonpost.it/2013/03/26/la-frase-shock-di-franco-battiato_n_2955851.html E il Battiato che canta “Povera patria”, e che dice : “Questa Italia fa schifo. Sono servi dei servi dei servi” e poi prende, come legittimo compenso, eh, ben 100.000 euro nel 2003 da Franco Fiorito? Come la vede come comportamento extramusicale? Sono stato generoso nel separare l’artista dall’opinionista, altroché. http://www.linkiesta.it/it/blog-post/2012/09/20/povera-patria-battiato-ma-i-100mila-euro-da-fiorito-non-si-rifiutano/10374/

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      1. eza 8 anni fa

        Grazie per le precisazioni, per quanto riguarda l’affermazione che lei cita nella risposta vorrei dire che se interpretiamo la parola in senso generico ad entrambi i sessi e non di genere io quasi quasi la sottoscriverei.
        Il senso del mio commento voleva essere un boomerang lessicale per uno stile linguistico per me leggermente eccessivo.Per capirci già l’uso della parola “ideuzze” all’inizio del pezzo mi sembrava già inizio-svolgimento-fine dell’articolo.
        Cordiali saluti

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  2. silvius 8 anni fa

    Buongiorno, apprezzo tutti i suoi articoli e anche questo non è da meno. Mi permetto una insinuazione: siamo sicuri che Battiato sia un grande artista? Non è forse che il Battiato musicista soffra della stessa superficialità e presunzione, unite alla totale incomprensione dei propri limiti, che caratterizzano il Battiato politico e il Battiato mistico?

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    1. alfio.squillaci 8 anni fa

      Caro Silvius, nell’articolo ho voluto separare il cantante dall’opinionista. E’ corretto giudicare iuxta propria principia, ossia gli artisti con l’arte, i cantanti con le canzoni, i politici con le azioni politiche, ecc. Critica viene da “crino” separare, dividere ciò che è buono da ciò che non lo è. E anche Paolo di Tarso dice: “Vagliate ogni cosa e tenete ciò che è buono” (1Tessalonicesi, 5,21).

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      1. silvius 8 anni fa

        Contesto solo un pensiero sotteso: è un grande artista, ma come opinionista è scarso. Io sono un musicista (come forse ha immaginato) e contesto il fatto che un grande artista sia ottuso nel leggere una società. Per poter fare una affermazione come la Sua, si dovrebbe essere parimenti esperti in almeno due campi: la musica è la politica (o sociologia ecc.). Io credo – per esperienza – che i grandi nel loro campo, semplicemente tacciono. Tacciono perché sanno quanto sia difficile essere competenti ed esprimere giudizi assennati. La superficialità di Battiato, e la mancanza di pudore nell’esibirla – a mio modesto parere non è una dissonanza ma semplicemente una conferma.

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        1. silvius 8 anni fa

          Mi scuso per gli errori, ma sto usando un iPhone…

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        2. alfio.squillaci 8 anni fa

          Non so cosa dirle. L’asta degli ingegni è la cosa più difficile da fare. Come ascoltatore e consumatore di musica popolare sono rimasto appagato e contento della sua musica. Da quel che leggo in giro ha contato molto la collaborazione con il Maestro Giusto Pio. A questi ho riconosciuto, per quel che comprendo, la sua parte di gloria, che credo non sia di piccolo importo. Cordialmente

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          1. silvius 8 anni fa

            Conoscevo Giusto Pio e il figlio, e conosco molte persone che hanno strettamente collaborato con il nostro, collaboratori ai massimi livelli. Quello che mi irrita molto dei personaggi come Battiato, non è tanto il livello artistico su cui, come ben dice è difficile mettere le aste (e chi meglio di me potrebbe confermarlo?), ma la mistificazione.
            L’opinionista Battiato è in linea con il suo voler cantare Lieder di Brahms, dirigere orchestre, analizzare Bach e via dicendo, quando ha una lettura musicale stentata (a dir poco). Ora, tutto è lecito, ma quello che non è intellettualmente onesto è approfittare della notorietà in un campo per sconfinare in altri di cui non si ha nessuna competenza. Da quel che capisco è un vizio molto italiano, certo non limitato ai musicisti: abbiamo scrittori che parlano di musica, comici che parlano di economia e via di seguito, e la credulità popolare fa il resto.
            Dall’idea che mi sono fatto di Battiato una grande dote ce l’ha: intercettare e capire i gusti del pubblico.
            Ancora grazie per l’attenzione e per i suoi articoli.

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