Lo Stato sociale, la musica della fiducia

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20 Aprile 2015

“E’un periodo storico in cui bisogna solo avere fiducia delle persone. E poi le cose succedono” Lodovico Guenzi fa scivolare questa frase così in mezzo a un lungo incontro al Festival del giornalismo di Perugia in cui e’protagonista assieme ai suoi compagni del gruppo musicale Lo Stato sociale.
Ottimista renziano? Proprio no, lui Renzi non lo vota. Anzi, dice di non sentirsi rappresentato da almeno dieci anni.
Eppure se un vero intenditore di politica fosse stato li a ad ascoltarli, uno molto poco sondaggi e strategie di immagine, e molta sostanza, uno di quelli che sta cercando il leader della sinistra che non c’è da almeno trent’anni (l’età che hanno, oltretutto) probabilmente avrebbe chiesto loro di candidarsi. E con altrettanta probabilità Lodo,Bebo e Albe come prima reazione si sarebbero fatti una grassa risata. Poi che cosa sarebbe successo loro non ci è dato saperlo.
Perché i “regaz” fanno musica.
E noi viviamo in tempi così: in cui l’industria musicale sputa fuori “talenti” dagli show che tali non si dimostrano, perché durano un anno al massimo, bene che vada sei mesi. Che tornano a fare dischi dopo due anni, sempre se va molto bene, sulle loro crisi personali del periodo in cui sono stati prosciugati come dei robot e hanno perso la percezione della realtà.
E dove la generazione musicale degli anni ’90 e’considerata ancora giovane dal mainstream e se fa album in cui non ha più niente da dire guai che qualcuno osi farlo notare. Sono sempre bellissimi. Perché tanto i quarantenni vivono già di nostalgie, quindi ai concerti ci vanno. Anche a costi improponibili rispetto ai corrispettivi – molto spesso migliori – stranieri.
Ma se hai quarant’anni e vai a sentire Lo Stato sociale o Le luci della centrale elettrica ti trovi in mezzo a ventenni. E ti chiedi “ma loro di una canzone come ‘ C’eravamo tanto sbagliati’ quali sfumature colgono?”. Li vedi saltare, cantarle tutte, essere felici. Fanculo a chi non rischia mai, a chi non sbaglia mai. Cosa rischieranno loro? Ma anche questa e’un’altra storia e noi qui parliamo di musica.
Di sicuro i ventenni hanno capito molto bene una cosa: che la musica sarà salvata dalle persone vive. Da artisti che non pubblicano con le major, che non hanno un ufficio comunicazione che risponde alle mail dei fan. Che organizza loro i “passaggi” radiofonici e le rotazioni. Che non se la tirano se fai con loro due chiacchiere al bar. E in due anni Lo Stato sociale da concerti con venti persone paganti si e’ritrovato a riempire un luogo simbolo come l’Alcatraz di Milano con un sold out da 3500 biglietti. Di sold out a novembre ne hanno fatti tredici in tutta Italia.
Senza un passaggio televisivo o radiofonico, ma, semplicemente con il passaparola, di quel lato buono della rete che è rappresentato dalla scelta e la condivisione di quello che piace.
Matteo Romagnoli e’il “sesto” componente del gruppo. Perché lui ha reinventato una cosa vecchia della storia della discografia: le edizioni musicali. E le ha chiamate Garrincha. “Se facessimo solo profitto non andremmo da nessuna parte – spiega – quando abbiamo deciso di abbandonare i lavori che tutti noi facevamo per dedicarci solo alla musica ovviamente abbiamo deciso di rischiare anche dal punto di vista economico. Un disco come L’Italia peggiore e’nella top 50 del 2014 con quasi 8000 dischi venduti. Ma oggi e’il sistema che va ripensato. Non si può basare solo sulle vendite: ci sono le visualizzazioni, le condivisioni, gli ascolti in streaming”. E Garrincha oltre a Lo Stato sociale ha L’Orso, L’Officina della Camomilla, La Rappresentante di lista, Capra. E altri ancora. Basta farsi un giro su spotify per capire che sono tutte proposte molto originali e interessanti.
Il 25 aprile Lo Stato sociale suonerà a Correggio per il ventennale di Materiale resistente, lo storico concerto che segnò un passaggio fondamentale per i gruppi rock degli anni 90. Organizzato dai post Consorzio suonatori indipendenti rappresentera’ un passaggio simbolico tra le due generazioni musicali.
Perché è un periodo in cui le cose succedono, come ha detto appunto Lodo. E la musica nel mondo delle persone vere e’ancora una cosa vivissima.

Qualche giorno fa  aspettavo il bus per tornare a casa dall’Ikea di San Giuliano Milanese. Di fronte a me un allevamento di mucche. Accanto a me tre ragazzi che scherzavano con gli acquisti appena fatti: un cestino di spazzatura diventava un cappello, un tappeto uno scialle. A un certo punto uno di loro intona “la musica ti uccide la musica non è una cosa seria” gli vado dietro “A volte sogno al contrario, spesso ho nostalgia, un bel giorno che piove, vieni e portami via”. Ci guardiamo e sorridiamo. Penso che sia un esempio di musica dei vivi.

 

TAG: indie, Lo Stato sociale, Musica, Rock
CAT: Musica

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