The Felice Brothers – Life in the dark (Yep Rock)

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3 Luglio 2016

Il 24 giugno era iniziato con la Brexit, che pur non giungendo di sorpresa, mi aveva un po’ incupito. Fortuna che proprio lo stesso giorno dal vecchio West è arrivata la cavalleria sotto forma di cinque folk rocker dei monti Catskill (Stato di New York), i Felice Brothers, che col nuovo disco “Life In the Dark” hanno riportato la lancetta dell’umore più in alto, rendendo la giornata meno amara. Ottima medicina questa ennesima prova del gruppo formato dai fratelli Ian e James Felice (voce, chitarra e testi il primo; fisarmonica, tastiere e voce il secondo) e dai loro comprimari Greg Farley (violino e voce), Josh Rawson (basso e voce) e David Estabrook (batteria), che dal 2006 proseguono un percorso discografico esemplare, fatto di sette ottimi album di Americana che affonda gli stivali nello stesso sentiero battuto da maestri come Bob Dylan e The Band. Sono questi infatti i riferimenti d’obbligo per un gruppo che ha suonato le prime note dieci anni fa, nelle fermate della metropolitana di New York, costruendo nel tempo una musica narrativa che schiuma country rock ubriaco e ballate dolorose nella più pura tradizione del folk a stelle e strisce, quella che racconta di brutte storie familiari, diseguaglianze sociali, cattive abitudini, povertà e illusioni.

 

 

L’album, registrato nel garage di una fattoria cooperativa, è definito dalla band come “un’esplorazione della vita in un’America complessa e divisa, da un punto di vista cinico e talvolta straziato”. Strazio che, dopo la bellissima e briosa apertura di “Aerosol Ball”, storia di una ragazza che sembra non soccombere a una vita difficile, si manifesta con grande effetto nella successiva “Jack At The Asylum”, ballata sulla malattia mentale che se non vi vengono i lucciconi avete il cuore di pietra. Ci sono poi brani più introspettivi come “Triumph ‘73”, stracolma di solitudine, o la traccia che dà il titolo al disco, una ballata malinconica che è una sorta di marchio di fabbrica del gruppo. Non mancano certo momenti più leggeri, come la strumentale “Sally!”, intermezzo bluegrass con tasso alcolico piuttosto alto o la bellissima “Plunder”, dal ritornello indimenticabile, pronta per diventare un sicuro cavallo di battaglia da concerto. Un disco intensissimo “Life In The Dark”, che pur muovendosi sul terreno di una tradizione consolidata e misurandosi con modelli altissimi, ha tutte le caratteristiche per diventare un punto fermo nel rock americano di questi anni, dove i Felice Brothers hanno davvero pochi rivali. Nove canzoni scritte come si deve e una grande band, cose rare al giorno d’oggi.

TAG: Felice Brothers, Life In the Dark
CAT: Musica

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